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Ott 18, 2008 - scienza    5 Comments

poter camminare

Il robot indossabile che aiuta a camminare

La giapponese Cyberdyne ha realizzato Hal, un esoscheletro che permette di ricominciare a camminare a chi non riesce più a farlo in automonia.1557692963.6.jpg

[ZEUS Newswww.zeusnews.it – ]

L’azienda ha il nome poco rassicurante di 

Cyberdyne e il prodotto ricorda da vicino un dispositivo visto nel telefilm Dark Angel ma, al di là delle forse involontarie citazioni cinematografiche e televisive, si tratta di un’invenzione importante.

L’“hybrid assistive limb” (il cui acronimo è Hal, tanto per aggiungere un’altra pellicola) è un esoscheletro il cui sviluppo è iniziato nel 1992 e che ora è entrato nella fase di commercializzazione.

Alimentato da una batteria che per ora consente un’autonomia di 2 ore e 40 minuti, una volta indossato capta dalla pelle i segnali elettrici inviati dal cervello ai muscoli e trasmette gli ordini appropriati ai motori elettrici applicati alle gambe, fornendo assistenza nella deambulazione.

I destinatari di quest’invenzione sono coloro che hanno difficoltà motorie e addirittura una persona parzialmente paralizzata, durante una dimostrazione, è riuscita ad alzarsi dalla sedia e a camminare lentamente.

Esiste anche una versione completa di Hal, dotata di un’unità per gli arti superiori; inoltre le applicazioni mediche non sono le uniche cui la Cyberdyne abbia pensato: aumentando la normale forza muscolare da due a dieci volte – spiega il sito – permette di svolgere più facilmente lavori pesanti. Qualcosa di più piccolo, meno potente ma decisamente più pratico dell’esoscheletro di Aliens, per restare in ambito cinematografico.

Diverse nazioni europee hanno già espresso interesse in Hal, che però è tutt’altro che economico: non può essere acquistato ma solo affittato, e il canone è di 2.200 dollari al mese (al cambio attuale, più di 1.600 euro).

Ott 16, 2008 - scienza    20 Comments

INTERNET FA BENE ALLA SALUTE

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Fare ricerche online mantiene in forma il cervello
Uno studio americano rivela che la ricerca in Internet impegna il cervello più della lettura di un libro e lo mantiene attivo e in salute.

[ZEUS News – www.zeusnews.it – 15-10-2008]

Nessuno potrà più dire che passare troppo tempo a navigare in Internet rimbambisce; anzi, più si fanno ricerche nella Rete più si tiene allenato il cervello.

È questa la conclusione di uno studio condotto da dei ricercatori dell’Università della California di Los Angelese su 24 volontari tra i 55 e i 67 anni. A tutti è stato chiesto di leggere un libro e di fare ricerche in Internet mentre veniva monitorata la loro attività cerebrale.

Del gruppo di volontari, la metà aveva già esperienza nell’uso della Rete, mentre l’altra metà no. Ebbene, i test hanno dimostrato che compiere una ricerca online – se già si conosce il Web – impiega il cervello di più di quanto faccia la lettura.

“Abbiamo osservato che nel leggere un libro viene attivata la corteccia visuale, la parte del cervello che controlla la lettura ed il linguaggio. Nel fare ricerca su Internet c’è un’attività molto maggiore ma solo nel gruppo che ha esperienza di Internet” hanno spiegato i ricercatori.

Le persone di mezza età e anziane possono quindi tenere allenata la propria memoria e le proprie capacità cognitive (soggette a un certo degrado con il passare degli anni) semplicemente imparando a usare Internet e continuando a sfruttarne le risorse nel tempo.

“Le persone che hanno esperienza di Internet usano una parte maggiore del proprio cervello nel corso della ricerca” – ha concluso il dottor Gary Small, esperto di invecchiamento che lavora per l’Università. “Ciò lascia supporre che il solo fatto di far ricerca su Internet possa allenare il cervello, lo tenga attivo e in salute”.

Set 23, 2008 - scienza    25 Comments

ESSERE O NON ESSERE…

601564633.jpgIl Cern alla ricerca del nulla

Gli scienziati cercano di catturare il Bosone di Higgs, ma secondo uno scienzato italiano ci sarebbero le prove che tale bosone non esiste.

[ZEUS Newswww.zeusnews.it – 23-09-2008]

Ha preso avvio al Cern di Ginevra una fase di ricerca e sperimentazione che secondo alcuni potrebbe portare la Terra a concludere la sua corsa all’interno di un buco nero. In tutta sincerità, a spaventare non è la prospettiva che il pianeta venga inghiottito, ma gli atteggiamenti dei nostri scienziati.

Gli studiosi in questione stanno ancora tentando di catturare il fantomatico Bosone di Higgs, quando invece uno scienziato italiano, Massimo Corbucci, ha efficacemente dimostrato che tale bosone non esiste. I fisici tentano di catturare il “Bosone di Higgs”, vettore del “Campo di Higgs”. C’è innanzitutto da chiarire che Peter Higgs ha prestato a malavoglia il suo nome all’omonima teoria, quando invece è Veltman la mente che l’ha strutturata.

Cos’è il Campo di Higgs? Qual è la sua funzione? Esso, innanzitutto, è solo un’ipotesi non ancora provata; sta a indicare quel mezzo tramite il quale e nel quale le particelle acquistano massa, dunque la formazione della materia. Vuole spiegare come gli elettroni cristallizzano, come le cose acquistano solidità e tangibilità, affinché i nostri sensi possano farne esperienza.

Higgs così si era espresso: “Se la materia si tocca e pesa è perché all’interno c’è una particella che la fa pesare. Essa genera un campo che occupa l’intero spazio. Muovendosi in tale campo le particelle sarebbero più o meno ostacolate, generando inerzia, dunque concretezza”.

Il Bosone di Higgs è dunque la particella vettore del campo omonimo. Trovarla significa provare l’esistenza del Campo di Higgs. Ma questo campo esiste davvero? Nell’ottobre del 2000 sembrava che la particella che crea l’universo stesse per apparire, sebbene lo stesso Hawking avesse sospettato che fosse “invisibile” ai rilevatori. La sua cattura pareva imminente, ma accadde un fatto incredibile… e qui entra in scena il fisico italiano.

Facciamo però un passo indietro. Nel lontano 1976 un ricercatore ventenne aveva fatto una scoperta eccezionale che, purtroppo, aveva preferito tenere sotto chiave. Cosa aveva scoperto? Semplicemente che gli elettroni che possono girare intorno a un atomo sono al massimo 112, mentre per la Scienza era ormai assodato che si potesse arrivare a montare un atomo con 126 elettroni, come proposto infatti dal modello di Niels Bohr.

Per la scienza era fuor di dubbio che l’atomo potesse contenerne 126, ma per il giovane scienziato non era così. La sua scoperta riguardava, infatti, il modo in cui sono disposti gli elettroni che ruotano intorno al nucleo, dunque l’Ordine di Riempimento dei Livelli Atomici. Egli aveva praticamente stabilito il numero totale degli elementi del Sistema Periodico. Dunque una nuova tavola mendeleviana.

C’è da precisare che a tutt’oggi non esistono testi scientifici divulgativi sulla struttura dell’atomo, proprio perché non si conosce tale numero, né l’esatta distribuzione degli elettroni che ruotano intorno al nucleo medesimo. Nel frattempo la Scienza aveva convogliato fiumi di denaro sia per cercare la fantomatica particella, sia per costruire atomi più pesanti, come d’altro canto continua a fare.

Il fisico aveva realizzato un’altra scoperta: oltre a sospettare che la gravità non fosse una forza come tutti riteniamo, egli asseriva che l’elusiva particella che crea il mondo non può essere tirata fuori, come affermava Higgs, per un motivo banalissimo: essa è semplicemente… un buco.

Come si può da un buco tirare fuori tutta la materia esistente nell’Universo? Si può, eccome. Simile al cappello del mago da cui trarre ogni cosa, così da quel buco nero, piccolo come un atomo infinitesimale ma grande come l’Universo, l’intero Universo prende forma. Il fisico viterbese ha definito questo vuoto “quantomeccanico”.

Il corpo accademico non ha ancora riconosciuto la veridicità della scoperta di Corbucci o almeno lo ha fatto solo in parte. La posta in gioco è troppo alta. Gli scienziati non si rendono conto del pericolo che corriamo, poiché non hanno idea dell’esatta struttura dell’atomo, come invece ha dimostrato Corbucci. Essi potrebbero trovarsi di fronte a conseguenze che difficilmente sarebbero in grado di arginare. Non si sono ancora resi conto che la loro ricerca è… ricerca del Vuoto, del Nulla!

 

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