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STELLE CADENTI,FRA FISICA E MITOLOGIA


Da che Terra e’ Terra, nel suo incessante, infaticabile viaggio intorno al Sole,
il nostro pianeta ha sempre attraversato zone, in cui si concentrano numerosi
piccoli corpi celesti che sarebbero frammenti di comete e/o residui originati
dall’esplosione di remotissimi pianeti e pianetini. Alcuni di questi corpi
entrano nella sfera d’azione della forza di gravita’ terrestre e precipitano, a
una velocita’ di circa 260.000 km/h, verso la superficie della Terra, con esiti
differenti a seconda della loro grandezza e consistenza. Secondo gli scienziati,
la Terra ha memoria di antichissimi impatti vertiginosi risalenti fino a oltre
quattro miliardi di anni fa, con “doni” celesti di un peso consistente come la
sessantina di tonnellate del meteorite rinvenuto in Namibia nel 1920, che
peraltro si ritiene caduto sulla Terra solo ottantamila anni fa. Col passare del
tempo, pero’, la “generosita’” celeste sembra (fortunatamente per noi)
diminuita, anche se gli esperti calcolano che ogni anno cadano sulla Terra
almeno 150 meteoriti, molti dei quali si inabissano negli oceani. Per fare un
paio di esempi piu’ vicini alla nostra epoca, i meteoriti che piovvero sulla
citta’ di Siena il 16 giugno 1794 avevano un peso variabile fra pochi
milligrammi e i 3 kg., mentre un altro meteorite caduto in Alabama nel 1954
aveva un peso di circa 4 kg. Comunque, la maggior parte degli sciami meteorici
che la Terra incontra adesso sulla sua orbita sembra siano formati ormai in
grande prevalenza da piccole schegge che si consumano quasi totalmente
nell’attrito con l’atmosfera terrestre, limitandosi cosi’ a mettere in scena
quel suggestivo spettacolo che noi chiamiamo stelle cadenti.
Ad esse gli esseri umani sembra siano stati sempre molto sensibili, e hanno
attribuito loro significati differenti e contrastanti, piu’ spesso forse
negativi come e’ il caso degli Spartani, che vi vedevano un segno sfavorevole
verso il re, che veniva quindi deposto, e quello di antiche religioni orientali,
fra cui in particolare quella persiana, in cui le stelle cadenti erano viste
come demoni femminili che attentavano all’ordine cosmico. In epoca cristiana, le
stelle cadenti dei primi d’agosto sono state interpretate come le lacrime del
martire Lorenzo che fu arso vivo su una graticola; lacrime che vagano senza
riposo per il cosmo, finche’ non cadono appunto sulla Terra nell’anniversario
del martirio. Un’altra interpretazione cristiana medievale ne fa una
testimonianza del viaggio delle anime dei defunti, mentre nell’induismo si
suggerisce l’immagine delle anime che tornano a incarnarsi sulla Terra. Al di
la’, o forse proprio in virtu’ delle molteplici interpretazioni, una cosa e’
certa: anche adesso che sappiamo quasi tutto sulla loro realta’ scientifica, le
stelle cadenti sono ancora capaci di suscitare emozioni e -perche’ no?-
suggerire interrogativi (e forse risposte) anche a supporto dei nostri miti
personali.
E’ questo il caso, mi pare, della poesia X agosto di Giovanni Pascoli, per il
quale, ancora bambino, questa data rappresento’ un giorno di tragico lutto, a
seguito del quale la famiglia Pascoli fu praticamente distrutta. Il 10 agosto
1867, infatti, suo padre, Ruggero, fu ucciso, come recita la dedica della
poesia, da “alcuni ignoti uomini atroci”, mentre tornava a casa dalla Fiera di
Cesena. Dopo quasi trent’anni, nel 1896, al poeta riusci’ di elaborare questo
trauma dandogli una dimensione cosmica. Non so se dalla scrittura della poesia
gli sia venuta non dico la rimarginazione della ferita, ma almeno una qualche
consolazione. Resta pero’ il fatto che l’elegia X agosto riesce a inscrivere
l’essere umano in un quadro piu’ vasto, dove il dolore umano e quello animale
sono messi allo stesso pari perche’ (sembra lecito leggere tra le righe) la vita
e’ una sola e le sorti dell’uomo e dell’animale fatalmente si intrecciano, si
rispecchiano, coinvolgendo in tal modo anche il Cielo nell’unico dramma della
violenza contro la creatura inerme, che si svolge sulla Terra. Un Cielo
“infinito” “immortale” che tuttavia si commuove e inonda del suo pianto
“quest’atomo opaco del Male”.
Ecco dunque di Giovanni Pascoli la poesia
 
X AGOSTO
San Lorenzo, io lo so perche’ tanto
di stelle per l’aria tranquilla
arde e cade, perche’ si’ gran pianto
nel concavo cielo sfavilla.
 
Ritornava una rondine al tetto:
l’uccisero: cadde tra spini:
ella aveva nel becco un insetto:
la cena de’ suoi rondinini.
 
Ora e’ la’, come in croce, che tende
Quel verme al suo nido lontano;
e il suo nido e’ nell’ombra, che attende,
che pigola sempre piu’ piano.
 
Anche un uomo tornava al suo nido:
l’uccisero: disse: Perdono;
e resto’ negli aperti occhi un grido:
portava due bambole in dono …
 
Ora l’a’ nella casa romita,
lo aspettano, aspettano in vano:
egli immobile, attonito, addita
le bambole al cielo lontano.
 
E tu, Cielo, dall’alto dei mondi
Sereni, infinito, immortale,
oh! D’un pianto di stelle lo inondi
quest’atomo opaco del Male!
 
 
 

STELLE CADENTI,FRA FISICA E MITOLOGIAultima modifica: 2008-08-10T00:05:00+02:00da
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