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MASSACRO DELLE FOCHE

Ripropongo questo vecchio ,ma ancora purtroppo attuale,post,perchè mi è stato commentato da Sonia,di 11 anni,ed è giusto darle voce.

La LAV coordina la campagna internazionale promossa da IFAW per porre fine a questo “massacro autorizzato” delle foche e insieme chiedono al Governo Italiano di vietare l’importazione e la commercializzazione dei prodotti derivati da questi animali.La caccia alle foche e’ il più grande e crudele massacro di mammiferi marini nel mondo, legalemente autorizzato dal Department of Fisheries and Ocean Canadese.
Soprattutto avviene la barbara uccisione dei cuccioli (che nascono i primi del mese di Marzo) vittime preferite dai cacciatori sia per la morbidezza del manto sia per la facilità di cattura. Questi piccoli ancora non sanno nuotare, per cui non hanno possibilità di fuggire davanti ai cacciatori, e le loro madri li difendono fino alla morte usando il proprio corpo come scudo. Il 97% delle foche massacrate ha un’eta’ variabile tra i 12 giorni e quattro mesi.
Così senza scampo arriva la morte, la più violenta e crudele immaginabile: un team di veterinari indipendenti ha documentato che il 42% delle foche esaminate erano state scuoiate vive, e il 40% viene colpito ripetutamente prima di morire.Per il governo canadese questi animali vengono uccisi in “maniera umanamente accettabile”.
Dal 1970 l’IFAW è impegnata in prima linea in questa battaglia. Sono state le immagini girate segretamente dal suo fondatore, Brian Davis, che, nel 1981, hanno fatto conoscere la strage dei cuccioli neonati di foca avvenuta nel Golfo di San Lorenzo. Immagini che hanno sconvolto l’opinione pubblica ed innestato un movimento di boicotaggio dei prodotti canadesi, ottenendo nel 1983 dalla CEE il divieto di importazione dei prodotti ricavati dai cuccioli di foca. Finalmente nel 1987 il Canada stesso vietò ufficialmente la caccia commerciale dei cuccioli di manto bianco.
Nonostante questo passo in avanti, la situazione rimane urgente ed allarmante: i cuccioli sono cacciabili non appena iniziano la muta del pelo (15 giorni dopo la nascita) e sono le prede preferite dei cacciatori, che li massacrano con crudeltà. La situazione è diventata ancora più insostenibile dopo l’approvazione del “piano triennale di gestione” con cui è aumentato il numero delle foche che possono essere uccise legalmente ogni anno. L’IFAW ha rilanciato la campagna a favore delle foche, supportata da documentazione scientifica e filmati, chiedendo il sostegno alle associazioni di tutto il mondo, perché solo un’azione internazionale di pressione contro quanto sta accadendo in Canada sarà in grado di porre fine al massacro.L’opinione pubblica mondiale ha più volte condannato la crudeltà della caccia alle foche. La condanna della caccia alle foche ha indotto i Governi di alcuni Paesi a emanare normative di divieto della commercializzazione dei prodotti di foca. Contrariamente a quanto avviene nel nostro paese, alcuni stati hanno recepito le istanze contro il massacro delle foche, prendendo ufficialmente posizione contro il commercio di prodotti derivati da questi animali. Gli Stati Uniti con il “Marine Mammal Act” hanno vietato l’uccisione e la commercializzazione di qualsiasi prodotto di foca fin dal 1972, impedendone l’importazione, l’esportazione, la vendita ed il possesso. Hanno inoltre approvato una Risoluzione, nel 2003, che chiede al Canada di cessare questa cruenta caccia.Nell’Unione europea, principale mercato mondiale delle pelli di foca, il Belgio ha già approvato una prima moratoria e il bando definitivo, già approvato dal Governo è in fase di ratifica dai Parlamenti federali. L’Olanda sta esaminando un provvedimento analogo a quello del Belgio. La Commissione Affari Esteri del Parlamento italiano ha già approvato due risoluzioni che impegnano il Governo ad emanare norme in tal senso.L’Italia non ha ancora preso nessuna posizione ufficiale contro la caccia commerciale alle foche, poichè riveste un ruolo primario nel mercato internazionale di prodotti derivati dalla foca. Dai dati forniti dal nostro Governo all’Eurostat Data Shop di Berlino, si evince che negli ultimi tre anni l’import di prodotti di foca è stato di 8,4 milioni di euro e l’export si è attestato intorno ai 16,2 milioni di euro.La LAV si impegna affinché anche il Governo italiano prenda una posizione di condanna verso la caccia alle foche e decida di vietare il commercio di prodotti derivanti dall’uccisione di questi animali. “L’Italia in passato si è già schierata in favore degli animali – dichiara Roberto Bennati, responsabile LAV campagna antipellicce – emanando un’Ordinanza, trasformata in legge nel 2004, che ha vietato l’importazione e la commercializzazione delle pelli di cani e gatti. Ci auguriamo che il Governo italiano segua la scelta di civiltà già intrapresa in tema di pellicce di animali domestici, e l’esempio del Governo Belga ponendo fine a questo ingiustificato e riprovevole commercio”.Intanto è nata nel Golfo di San Lorenzo in Canada, la prima foca Groenlandica della stagione 2005. Si è deciso di chiamarla HOPE (Speranza) perché rappresenti la speranza, per questi mammiferi, di non essere mai più vittime della caccia commerciale per confezionare capi di abbigliamento e altri accessori in pelliccia.Da parte sua il governo di Ottawa si giustifica dicendo che il vero motivo della gigantesca riapertura della caccia non è il denaro quanto la necessità di controllare l’eccessivo moltiplicarsi di mammiferi negli sconfinati territori nordici. Le foche sarebbero colpevoli di aver diminuito la popolazione del merluzzo, fonte di vita per i pescatori canadesi. Secondo il dipartimento della Pesca e degli Oceani di Ottawa la popolazione di foche è triplicata dal 1970 a oggi raggiungendo i 5,2 milioni di esemplari.
Il governo canadese afferma che la foca non è una specie minacciata e che la quota annuale di caccia consente alle foche di rimanere una “risorsa sostenibile”. Un rapporto pubblicato su “Marine Mammale Science”, stima che in ognuno degli ultimi tre anni siano state uccise tra le 400.000 e il mezzo milione di foche. Ben oltre il numero legalmente consentito, perché molte foche colpite e ferite a morte, riescono a scappare per morire tra i ghiacci, e quindi non vengono contate nelle statistiche ufficiali. Gli scienziati affermano che mantenere questo livello di uccisioni, mette in serio pericolo il mantenimento della specie.
Una delle giustificazioni alla caccia alle foche è che fornirebbe una fonte di reddito e cibo necessari alla sopravvivenza delle popolazioni aborigene. In realtà il contributo economico dato da questa pratica alla regione è marginale. Considerando l’Isola di Terranova, dove si svolge il 93% della caccia, risulta che meno di un decimo delle esportazioni sia relativo ai prodotti di foca e che le persone impiegate siano appena 4.000 su mezzo milione. Un’alternativa per valorizzare il territorio in modo non soltanto più equo ma anche economicamente più redditizio, è invece quella di puntare sulle foche come risorsa per incentivare l’ecoturismo e il SealWatch.Non sono d’accordo però il Fund for Animal Welfare e The Sea Shepherd i quali hanno ribadito a viva voce quanto questa caccia sia inumana e che le foche non hanno nulla a che fare con il fenomeno. Le foche, nella maggior parte dei casi cuccioli, verrebbero spellate vive. “Non è assolutamente vero – ha detto a difesa del governo il ministro delle Risorse Naturali John Efford – non verranno affatto uccisi i piccoli di foca”. Di fatto, ribadiscono gli animalisti, dietro questa caccia barbara c’è un grosso business.

LE CIFRE.

Nel 1983 – 80 pelli di foca importate in Italia.
Nel 1998 – 2.500 pelli.
Nel 1996 furono uccise 27.000 foche.
Nel 1997 furono uccise 38.000 foche.
Di queste, 25.000 avevano meno di un anno.

Le foche sono state uccise a bastonate o a fucilate.
Tali metodi hanno spesso rovinato la pelliccia delle foche, da renderla inutilizzabile.
Le pelli, che non possono essere importate negli USA per divieto (per tutelare i cacciatori canadesi), finiscono sul mercato europeo.

MASSACRO DELLE FOCHEultima modifica: 2009-01-11T22:21:23+01:00da
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