FAI CHE IL PIACERE NON DIVENTI UN DOVERE…
Se per sei giorni cucinate polenta, quando, il settimo giorno ,servirete i tortellini,tutti saranno contenti e vi ringrazieranno.Se per sei giorni cucinate i tortellini,e il settimo giorno servite la polenta,vedrete che tutti si lamentano.MORALE:peggio di quello che vi aspettate di leggere…date a loro la farina e che si arrangino!
Problemi con la banca?
Problemi con la banca?Inviare subito una segnalazione all’Autorità garante della concorrenza e del mercato scrivendo una mail a: antitrust@agcm.it oppure chiamando il numero verde 800166661,istituito proprio contro le pratiche commerciali scorrette-
14 marzo 2008-BUON COMPLEANNO BLOG!
INTERNET O NON INTERNET,QUESTO E’ IL PROBLEMA…!!!
Tutti matti per l’Internet
Gli psichiatri affermano che già milioni di persone nel mondo soffrono di una sindrome dissociativa indotta dall’uso eccessivo delle risorse web.
[ZEUS News – www.zeusnews.it –]
Che per i bambini passare troppe ore davanti alla console non fosse salutare, già si sapeva; ma i più forse sottostimavano il rischio senza rendersi conto che la giovanissima età e la mancanza di parametri comparativi di valutazione potevano indurre fenomeni anche gravi di isolamento, dissociazione e transfert.
Dagli ultimi studi eseguiti in varie nazioni sembra tuttavia che anche gli adulti non siano affatto immuni dagli effetti negativi della sovraesposizione alle lusinghe dei lunghi collegamenti, specialmente da quando tecnologia e alta velocità hanno reso così piacevole l’interazione con il PC.
Si viene perciò spesso a creare, in modo tanto più subdolo quanto più impercettibile, una sorta di forte dipendenza dal mezzo, legata a una predisposizione a immedesimarsi in situazioni di fantasia, vivere avvenimenti in universi paralleli e interagire con una realtà fittizia attraverso i propri avatar, cioè personaggi fantastici che danno corpo all’immaginazione creativa.
Trance dissociativa quindi, oltre che vera e propria dipendenza dal PC; con la differenza che quest’ultima può essere ritenuta una vera e propria dipendenza psicofisiologica, a causa delle scariche adrenaliniche provocate dall’azione; né più né meno della dipendenza subita dal giocatore incallito che passa giorni e notti al tavolo verde o al casinò.
Nel caso del navigatore web tuttavia il caso è ancora più complesso, arrivando a concretizzare un disturbo (o meglio un insieme di distrurbi) ossessivo-compulsivo, una specie di trance dissociativa indotta dal terminale, un oscuro “male dell’Internet” tanto più presente in percentuale tra la popolazione anche adulta quanto maggiore e più agevole è la distribuzione del web sul territorio.
L’Internet Addiction Disorder (IAD) è uno stato di disagio mentale, possiamo dire una vera e propria malattia, che colpisce strati sempre più vasti di popolazione; ad esempio, si stima che nella sola Corea del Sud, dove 9 abitazioni su 10 sono dotate di collegamento Adsl o satellitare, circa 2 milioni e mezzo di persone trascorrano oltre 2 ore al giorno davanti al monitor e sono quindi potenzialmente vittime della sindrome.
Per combattere la dipendenza -le persone colpite non sono più in grado di scindere la realtà virtuale da quella effettiva e possono commettere atti socialmente inaccettabili anche perché facilmente in preda a deliri di onnipotenza- sono stati creati veri e propri centri di “disintossicazione” chiamati Internet Rescue Camp dove i drogati dall’internet vengono curati con le più moderne tecniche terapeutiche appicate in un ambito comportamentale ispirato alla più rigida disciplina militare.
La soluzione coreana è allo studio anche di altre nazioni che riportano effetti del tutto simili; USA, Giappone, Cina e Taiwan sono tra le realtà più avanzate nello specifico settore di cura e prevenzione anche perché ormai la letteratura medica riporta vere e proprie tabelle con le quali misurare il rapporto di dipendenza e i gradi di astinenza dal beneamato computer.
Anche in Italia si comincia a sentire il bisogno di centri di assistenza, per la prevenzione se non proprio per la cura, visto che l’informatizzazione da noi è ancora all’anno zero; tuttavia chi avesse urgenza di un consiglio o di un test, può rivolgersi alla SIIPAC, (Società Italiana per l’Intervento sulle Patologie Compulsive) un’associazione senza fine di lucro che -tra l’altro- è in grado di prestare la propria esperienza anche in questo specifico settore.
PER TE CHE MI SEI VICINO
auguro di cuore
e con sincero affetto
BUON ANNO!
LE ROTONDE MAGICHE
IL TEMPO VOLA VIA…
Vorrei ma non ho tempo | ||||
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IL POTERE,GESTIONE O CONTROLLO?
Il potere in sé non è né buono né cattivo, è uno strumento che, alla stregua degli altri, può essere utilizzato in modo utile, inutile o dannoso, rispetto alla propria crescita. Come ciascuno strumento, il potere non dovrebbe essere fine a se stesso, in quanto rappresenta una possibilità da utilizzare allo scopo di raggiungere uno o più obiettivi. E’ come un martello: lo acquisto e lo impugno per piantare un chiodo nel muro.
L’uso che la maggior parte delle persone fa del potere è, se osservato da un’ottica un po’ ingenua, assolutamente folle, in quanto il potere viene usato per scopi assolutamente diversi da quelli solitamente dichiarati: per sfoggiare una bella immagine di sé, per perpetuare lo stesso potere, o per guadagnarne altro (pensate al potere politico). E’ come comprare un martello solo per sfoggiarlo a coloro che entrano in casa, o per cominciarne una collezione.
Ciò porta subito nel vivo del discorso: la gestione o il controllo del potere?
Gestire un potere è l’unico modo per raggiungere gli obiettivi che ci si pone: soprattutto se si tratta di obiettivi elevati, non è possibile pensare di raggiungerli senza potere. Gestire un potere significa anche stabilire un rapporto equilibrato con esso e ciò significa vincere la prima tentazione offerta dal potere: l’attaccamento. Gestire un potere significa, per esempio, utilizzare il martello quando serve e poi riporlo, o prestarlo se è necessario. In questo caso, attaccarsi al potere significa ammirare il martello tutti i giorni, lucidarlo a volontà, profumarlo e vietare a chiunque di toccarlo.
Se utilizziamo il martello come esempio, è chiara l’assurdità, ma se al sostituiamo il martello con l’automobile, la casa, il denaro, il cellulare, o i vestiti, l’assurdità si camuffa in una dimensione definibile la “Assurda quotidianità”, che cela la propria follia nella automaticità con cui le persone solitamente vivono l’attaccamento quotidiano alle cose. Quindi, una bella automobile, o un bel cellulare, non servono per spostarsi velocemente o per parlare al telefono, ma per attrarre l’attenzione (e l’invidia) degli altri e, quindi, a colmare un vuoto invece di esplorarlo, nutrendo al tempo stesso, la stessa modalità nelle altre persone.
La gestione di un potere è possibile solo se riesco ad essere distaccato dal potere stesso: gestire un potere vuol dire utilizzarlo, senza farsi usare dal potere stesso. La gestione del potere richiede una certa consapevolezza ed una chiarezza nella direzione.
Il controllo del potere è esattamente il contrario della gestione: è possibile solo se si possiede una buona dose di inconsapevolezza e non si sa dove si sta realmente andando. Sono assolutamente convinto che se le persone vedessero realmente dove stanno andando, smetterebbero immediatamente di controllare il loro potere. Purtroppo, la maggioranza delle persone non ama il potere di Vedere realmente la direzione della propria vita, ma si contenta di poteri ben più miseri.
Nella gestione c’è un contatto reale col potere, perché esiste un centro sufficientemente robusto da non lasciarsi abbindolare dalle illusioni che provengono da ogni tipo di potere. Nel controllo, invece, il potere assume un ruolo di importanza eccezionale e ciò produce la nascita di una forte paura a perderlo, con la fiorente ricaduta di tutte quelle manovre destinate a creare prigioni, sia interne, che di relazione, per mantenerlo.
Aumentare il potere delle persone mostra subito l’energia tipica di ciascuno: ciò è lampante, se pensiamo all’ultimo soggiorno, in cui, a turno, ciascun operatore ha svolto una funzione di responsabilità rispetto al gruppo. E’ molto interessante osservare come il gruppo si muova orientando la sua energia rispetto al “responsabile” di turno ed è chiaro come ci sono persone che, al momento, non possono gestire il benché minimo potere, come altre persone possono (e dovrebbero) gestire un maggiore potere, sia per la propria crescita, che per quella degli altri.
UN ARTICOLO A CASO,BASTA CAMBIARE NOME A CITTA’ E VIA E PUO’ BENISSIMO ANDARE BENE PER TUTTA ITALIA
La decenza prima di tutto
Occupati anche parcheggi per disabili
Scatta l’emergenza posti macchina davanti al Palazzo di Giustizia, in via Falcone e Borsellino. La mancanza di spazi auto coinvolge soprattutto due delle undici famiglie che abitano nello stabile davanti alla sede del Palazzo. Auto parcheggiate nei posti riservati a disabili e marciapiedi con tante buche
Livorno – E’ emergenza posti macchina davanti a Palazzo di Giustizia in via Falcone e Borsellino e la mancanza di parcheggi coinvolge in modo più pesante due delle undici famiglie che abitano nello stabile proprio davanti alla sede degli uffici giudiziari. Due famiglie che avrebbero idealmente, perché nei fatti accade ben l’opposto, il diritto a trovare ‘libero’ il posto riservato ai disabili. Ma così non è anzi accade con molta frequenza che debbano andare alla ricerca del parcheggio in altre strade della zona. Una zona dove i parcheggi sono pochi. Il marciapiede del condominio dove abitano queste famiglie inoltre è un percorso ad ostacoli: pieno di buche. per chi come questi due pensionati cammina con difficoltà.
Non solo buche, ma anche biciclette parcheggiate sul marciapiede che rappresentano un ulteriore ostacolo per chi ha problemi di deambulazione. “Ho chiesto aiuto anche al sindaco parlandoci telefonicamente venerdì — racconta Vera — mio marito ha problemi di deambulazione cammina male. Stiamo al terzo piano e non abbiamo ascensore. Per noi il parcheggio è davvero importante così come è importante che rimettano a posto il marciapiede: mio marito è scivolato. E’una situazione che è diventata intollerabile”. Vera è una bella signora che parla con buonsenso. “Spesso non troviamo il parcheggio. Molte persone se ne infischiano che questi due posti sono riservati ai disabili e ci lasciano l’auto. A me è capitato di parcheggiarla nel posto riservato a Palazzo di Giustizia e mi hanno fatto la multa“.
“Nel fine settimana — aggiunge Annamaria, il marito ha 69 anni e cammina con difficoltà, abitano da 35 anni al primo piano dello stabile — la situazione è ancora più pesante perché se i parcheggi riservati sono occupati trovare posto nelle strade vicine è ancora più difficile. Ci sono tanti locali e tanti ristoranti e un parcheggio è un miraggio”. Ieri mattina incontro a Vera è andato il carabiniere che assiste alle udienze:è stato lui a trovare chi aveva parcheggiato nel posto per i disabili. “E’ necessario che questa situazione venga risolta una volta per tutte”, dicono anche altri condomini dello stabile che reclamano più parcheggi ed anche un marciapiede senza buche. Insomma chiedono una strada decente e che le persone abbiano buonsenso.