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Ago 1, 2010 - arte, blog life, sfoghi    2 Comments

Pirandello

                                                            
 A quanti uomini, presi nel gorgo d’una passione, oppure oppressi, schiacciati dalla tristezza, dalla miseria, farebbe bene pensare che c’é sopra il soffitto il cielo, e che nel cielo ci sono le stelle. Anche se l’esserci delle stelle non ispirasse a loro un conforto religioso, contemplandole, s’inabissa la nostra inferma piccolezza, sparisce nella vacuità degli spazii, e non può non sembrarci misera e vana ogni ragione di tormento.

Mar 16, 2010 - blog life    6 Comments

MESSAGGI AUTODISTRUTTIVI

2136772636.jpgSe usi il telefonino ti intercettano,sul web ti leggono anche gli sconosciuti.Ma chi ha voglia di privacy come fa con internet?Forse può rifugiarsi su PRIVNOTE (https://privnote.com) ,il sito che permette di inviare messaggi di testo che poi,una volta letti,si autodistruggono.Come nei film di spionaggio.Il sistema è semplice:quando abbiamo finito di scrivere,il messaggio si trasforma in un indirizzo web,da inviare poi al destinatario.Una volta letto,sparirà ogni traccia.

Mar 12, 2010 - blog life    6 Comments

FORTUNA?SFORTUNA?


La fortuna è cieca. La sfiga, scientifica

Siete in ritardo e l’autobus non passa: decidete di incamminarvi. Peccato che a metà strada tra la vostra fermata e la successiva ve ne sfreccino accanto… tre! Che rabbia! E sì, a volte sembra proprio che il mondo ce l’abbia con noi. È mai possibile oppure c’è una spiegazione razionale alla sfortuna? In alcuni casi sì, la spiegazione c’è, in altri è solo questione di punti di vista.

Il traffico porta sfortuna: perché in coda le auto delle altre file sembrano sempre andare più veloci? Perché gli autobus passano sempre in coppia, magari dopo decine di minuti di attesa snervante?

di Andrea Porta

Matematici, fisici e psicologi ce l’hanno messa tutta per spiegare da che cosa dipendono le “piccole sfortune” quotidiane che ci fanno pensare che tutto il mondo ce l’abbia con noi. Prendiamo per esempio il caso della “iella dell’autobus”. Per esorcizzarla si è scomodato pure un ingegnere dell’Università di Shizuoka (Giappone), Takashi Nagatani. Il quale, dopo attenta analisi matematica della situazione, è giunto alla conclusione che è… inevitabile. Dopo un’attesa interminabile i mezzi pubblici “si prendono gioco” di noi e arrivano in coppia, o peggio: tutta colpa della teoria del caos, che in questo caso descrive bene il comportamento caotico del traffico. Perché quando un blocco stradale, o un numero imprevisto di passeggeri da far salire, tengono fermo un mezzo pubblico, la distanza con quello che lo segue si riduce.
Moltiplicando il fenomeno per il numero di soste protratte, aumenta progressivamente il ritardo e si riduce sempre più la distanza con l’autobus che segue. Così il primo bus arriva all’orario del secondo, ma insieme a quest’ultimo. Nell’attesa vi siete incamminati, sentendovi poi beffati dalla sorte? Ve la siete cercata: c’è persino una complessa formula matematica, applicabile a qualsiasi tipo di trasporto e di percorso, a dimostrare che abbandonare la fermata per andarsene a piedi è sempre la scelta perdente.

La congiura dei semafori
Quando siamo in ritardo i semafori sembrano tutti d’accordo per farsi trovare sul rosso. Anche per questo, però, c’è una spiegazione. Supponiamo che lungo il percorso ci siano sei semafori: la probabilità di trovarli tutti verdi è molto bassa, la stessa che esca 6 volte “testa” in sei lanci di una monetina, e cioè 1 su 64, secondo le teorie della probabilità.
A peggiorare le cose c’è poi anche un fattore psicologico noto come “memoria selettiva” (vedi a pagina successiva): quando siamo di fretta, preoccupati o ansiosi tendiamo a vedere tutto in modo negativo, sopravvalutando gli eventi sfavorevoli. Così, se incontriamo tre semafori verdi su sei, evento statisticamente molto probabile, siamo poi capacissimi di dire che “tutti i semafori erano rossi”.

Il peso degli imbranati
Se nell’auto davanti alla nostra c’è il famigerato “imbranato”, il solito che al casello si attarda a cercare le monetine per pagare il pedaggio, la rabbia sale alle stelle. Ma perché riusciamo sempre a scegliere la coda più lenta? E perché quando siamo in colonna veniamo superati da tutti, da destra e da sinistra? Anche qui, nessuna teoria del complotto! Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Nature da Donald Redelmeier e Robert Tibshirani (matematici delle università di Toronto, Canada, e Stanford, Usa), è solo quando siamo fermi che notiamo le altre file e le auto che ci superano, facendo i dovuti paragoni. Quando invece è la nostra la fila più veloce, siamo impegnati a guidare e non guardiamo le auto “lente” che abbiamo superato. C’è poi un altro aspetto evidenziato da Nick Bostrom, della Yale University: su due code di uguale lunghezza, una veloce e una lenta, le auto nella seconda saranno sempre in maggior numero rispetto alla prima, in quanto è proprio l’eccesso di veicoli a rallentare la viabilità. Risultato: saranno sempre più gli automobilisti che si lamentano di essere nella fila sbagliata di quelli che procedono senza problemi.

LA BELLA ITALIA

Amministratori incapaci, progettisti inetti e avidi speculatori

 

I veri deturpatori delle bellezze italiane

di Gilberto Oneto 

Ci si lamenta per gli scarsi risultati della stagione turistica. Ma perché uno straniero dovrebbe venire da noi in vacanza? Per farsi rapinare da albergatori e ristoratori? Per farsi fregare la macchina, scippare o violentare? Per stare in mezzo alla pattumiera e alla sporcizia? Ovunque – basta farsi una navigata sui siti dei vari operatori che prenotano pernottamenti on line – si possono trovare alberghi più belli, moderni, puliti ed economici di quelli del Bel Paese. Qui gran parte del patrimonio ricettivo è rimasto – se va bene – agli anni Settanta, con le tapparelle di plastica, le tesserine che piastrellano il cesso e la tazza di caffelatte per colazione. I ristoranti poi è un miracolo se espongono fuori i prezzi, insistono con il “coperto” (vero segno di italianità) e coltivano con fedeltà la cucina dei film di Alberto Sordi, tutta pizza, spaghetti e profiterol. Alla fine – fisso – un patriottico espresso che impesta l’alito, un ammazzacaffè di limoncello, sambuca o grappa strizzabudelle. I ristoranti sono rumorosi, pieni di plastica, foto di Padre Pio e della Juvent485892047.jpgus, televisore acceso, bottiglie di vino messo a invecchiare sulla credenza delle stoviglie. Grazie a Sirchia, almeno hanno perso il fascino neorealistico delle camere a gas.

Piste ciclabili non se ne vedono, è già tanto se ci sono i marciapiedi. I treni e i mezzi pubblici hanno la qualità e la pulizia dell’Happy Bus degli anni Sessanta, però senza hippies e destinazioni esotiche. Il biglietto si deve obliterare: difficile tradurlo in inglese… Le manifestazioni culturali o ricreative sono poche, paesane e rumorose: ci si aspetta sempre di veder comparire la Lollo adolescente tampinata da De Sica vestito da maresciallo. I turisti ci vengono (o venivano) per l’arte, per il paesaggio e per il clima. Il clima è – grazie a Dio – rimasto ma si trova di uguale o di meglio in cento altri paesi meno cari, sporchi e insicuri. Uno si abbronza molto meglio sul Mar Rosso o ai Caraibi, spende di meno e non ha vu-cumprà o rompiballe vari che lo infastidiscono, e neanche i vicini di ombrellone che ascoltano la partita con la radiolina e berciano vigorosamente. Pure l’arte è rimasta, anche se si fa un po’ di fatica a vederla in mezzo a sacchetti di ruffo e fast-food maleodoranti. Ma è rimasta solo quella protetta e ingessata nei musei perché quella esposta, sulle facciate degli edifici, in cappelle e santelle isolate, in strada, è abbandonata all’incuria, allo smog e ai ladri. Ma è in esaurimento perché si è prosciugata la vena creativa: non se ne fa più. C’è il paesaggio ed è meglio lasciar perdere. Decenni fa si era inventato lo slogan: “Visitate l’Italia prima che gli italiani la distruggano!”.

Detto fatto: sono venuti tutti quelli che potevano e poi se ne sono andati altrove. Comparisse oggi Goethe, si sparerebbe (o ci sparerebbe)! Per questo la responsabilità è largamente collettiva ma qualcuno è sicuramente più responsabile di altri: amministratori ignoranti, speculatori avidi e – soprattutto – progettisti incapaci. Soprattutto, perché a loro sarebbe spettato il dovere di insegnare un po’ di buone maniere culturali ai politici, e di convincere gli “investitori” che le cose fatte bene rendono di più – e più a lungo – di quelle fatte male. I veri distruttori del Bel Paese, i responsabili del nostro vivere male e della catastrofe dell’economia turistica sono proprio loro: ingegneri, architetti e geometri. Sono quelli che hanno redatto piani regolatori demenziali (fatti di corsa alla fotocopiatrice), sono quelli che nelle università, sui libri e sulle riviste hanno per decenni vomitato insulti contro la tradizione, contro la cultura classica e l’architettura popolare. Sono quelli che hanno progettato strade e ponti senza guardare quello che c’era attorno, che hanno disegnato case e condomini tutti uguali (tutti brutti) da Trento a Trapani.

Sono quelli che hanno fatto villette e chalet del cavolo badando solo a essere originali, a “lasciare il segno” come fanno i cani sui lampioni, sbattendosene della tradizione, del paesaggio, della cultura locale e anche del clima: così poi le pareti senza sporto di gronda sono devastate dalla pioggia e i tetti piatti pieni di infiltrazioni. Ma sono anche i disgraziati che hanno redatto leggi e regolamenti “universali”, buoni per tutte le latitudini e pessimi dappertutto, quelli che si sono inventati i rapporti aeroilluminanti, le distanze, le altezze minime e tutte le altre tavanate che – avrebbe detto Guareschi – hanno trasformato le nostre città in padiglioni della Fiera di Milano. E per fortuna che il buon Giovannino aveva visto solo quella un po’ triste dei suoi tempi e non l’autentica vigliaccata architettonica in cui è stata trasferita. Di questo i Verdi non si sono mai occupati. Pronti a illanguidirsi per una nidiata di rospi o a fare sfracelli per un pino malandato, non si sono mai occupati di urbanistica e di architettura: fa peggio un quartiere mal fatto di un inceneritore puzzolente, che può sempre smettere di puzzare. Le case sono in cemento e restano lì. Si dirà che è un guaio successo un po’ dappertutto. Non è vero è successo solo in certi paesi.

Basta girare per la campagna inglese, in Carinzia, Baviera o Bretagna che certe schifezze non si vedono. Sciocchezze sono state fatte anche sulle coste francesi e spagnole, è vero. Però le strade sono pulite, le spiagge non sono discariche, si può andare in giro a piedi, in bicicletta, a cavallo o sul monopattino senza essere sicuro bersaglio di automedonti. Oltre naturalmente a tutto il resto che non è strettamente collegato con la qualità dell’architettura. Pensiamoci, quando spendiamo soldi per tenere in piedi scuole e università in cui si forgiano devastatori ambientali. Chiudiamole! Forse non servirà a risanare il paesaggio ma almeno risparmieremo dei quattrini.

Mar 4, 2010 - blog life    11 Comments

Il terremoto in Cile ha accorciato il giorno medio

Lo spostamento dell’asse terrestre ha ridotto la durata del giorno sul nostro pianeta.

[ZEUS News]

Il terremoto che ha colpito il Cile lo scorso fine settimana – con una magnitudo di 8,8 – ha avuto come conseguenza anche lo spostamento dell’asse terrestre: di 8 centimetri secondo il Jet Propulsion Laboratory della Nasa, di 12 centimetri secondo l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.

A causa di questo spostamento (dovuto alle enormi masse in gioco), è veriata la velocità di rotazione della terra e il giorno è diventato più corto, anche se in maniera impercettibile: ha perso 1,26 microsecondi (milionesimi di secondo).

Gen 8, 2010 - blog life    10 Comments

i colori del mondo

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Quanti diversi colori dentro ed intorno a te…  possono andare d’accordo?

La storia “un vestito per asciugare le lacrime dei bambini.”

 

 

 

All’ombra dei grandi propositi, delle grandi avventure possono anche nascere grandi conflitti.

Fu quello che accadde nel paese dei sogni, dopo che si era sparsa la notizia che i bambini degli uomini, sulla terra, stavano diventando sempre più tristi.

In una grande riunione, subito indetta, venne deciso di creare assieme qualcosa che potesse riportare loro, al più presto, il sorriso perduto. Per arrivare allo scopo si convenne che serviva qualcosa capace di  illuminare la loro anima.

Ci fu un gran movimento di idee, di incontri, di progetti. Si convenne che spettava ai colori un ruolo chiave. Per questo vennero chiamati a raccolta e fu chiesto loro di scegliere quello più adatto allo scopo: vi si sarebbe intessuto un vestito di grande efficacia. Ma a quel punto le cose cominciarono a complicarsi. Ogni colore proponeva se stesso, sicuro di essere lui, con il  suo messaggio, a poter risolvere la tristezza dei bambini.

Ciascuno sapeva, o credeva di sapere, di che cosa i bambini avevano bisogno: ovviamente proprio del suo colore! Così  il verde, calmo e sereno, non riusciva a convincere in nessun modo il rosso, tutto fuoco e vita, a lasciargli colorare il vestito. Appena poi si apriva uno spiraglio nella loro contesa, era il blu, sconfinato, a chiedere spazio e poi il viola, misterioso, dei segreti dell’anima,  o ancora il marrone dall’odore della terra, o la luce gioiosa del giallo. Le discussioni aumentavano, il tempo passava, i bambini erano sempre più tristi ed i colori sentivano crescere la loro attesa, e più questa cresceva più sperimentavano la loro incapacità a decidere.

Fu così che si arrivarono quasi alle mani! Incredibile per dei colori così pieni di vita non riconoscere i valori altrui. Si dovette arrivare ad un compromesso, imposto dal peso con cui la tristezza dei bambini incombeva. 

Nessun colore avrebbe da solo tinto queil vestito. Ogni colore invece avrebbe avuto la sua parte, fornendo pezze colorate. E queste furono cucite assieme.  Visto che l’ impossibilità di venirne fuori i colori si videro costretti ad accettare, ma la lesa maestà di ognuno pesava, ed il clima era cupo. 

Incombeva poi la tristezza che ciascun colore sentiva nei confronti dei bambini, per non aver potuto donare in pieno la sua ricchezza. Sentiva di aver mancato, di aver tradito, di essere molto lontano da quanto avrebbe potuto dare. Sentiva che quel compromesso tradiva le sue possibilità, quello che, secondo ciascuno, i bambini  “sicuramente” si aspettavano.

Insomma era un bel caos  di emozioni.  E fu in questo caos che il lavoro fu comunque portato a termine.

Così un mattino, il vestito, così stranamente colorato, fu fatto trovare, per incanto, vicino al letto di ogni bambino.

E lì, avvenne il miracolo. Quando i bambini videro quel costume fatto tutto di  pezze colorate, realizzato  con tutti i colori che VOLEVANO,  ritrovarono il loro sorriso. 

Le loro lacrime si asciugarono immediatamente e tornò a splendere il sole sui loro volti perché ciascuno trovò in quel costume la gioia dei colori di cui aveva bisogno. Ancora di più! Quello che risultò straordinario fu il fatto che l’armonia allegra che l’INSIEME dei colori comunicava era un messaggio incredibilmente più piacevole di quello che ciascuno di quei colori, da solo, avrebbe potuto offrire.

I colori stessi rimasero sbalorditi dal risultato e finalmente CAPIRONO che il MIRACOLO era scaturito proprio dal fatto che erano presenti tutti ASSIEME, senza che ciascuno avesse rinunciato alle proprie caratteristiche.

Da quel giorno le cose cambiarono: tra i colori  nacque un rispetto ed una considerazione nuova,  frutto di quel MIRACOLO vissuto assieme.

 

Dic 13, 2009 - blog life    5 Comments

online

 

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Dal 2009 le ricette mediche sono online

Per ridurre la spesa pubblica è allo studio un sistema che eliminerà le prescrizioni mediche su carta: si farà tutto via computer grazie alla tessera sanitaria elettronica.

[ZEUS News www.zeusnews.it – ]

Una riduzione della spesa sanitaria annuale del 10% può essere ottenuta eliminando la ricetta cartacea e sostituendola con quella elettronica: potrebbe essere questa una delle misure contenute nella prossima Finanziaria per contenere la spesa pubblica.

Già ora i medici possono disporre di strumenti informatici per gestire il database dei propri pazienti e preparare le ricette; il prossimo passo è evitare di stampare le prescrizioni rendendole disponibili soltanto online. In questo modo il paziente si recherà dal farmacista con la propria tessera sanitaria, che servirà per risalire alla ricetta emessa dal medico e ottenere i medicinali.

Se tutto andrà bene, la sperimentazione potrà prendere il vià già il prossimo anno, per poi entrare a pieno regime entro il 2013. Contemporaneamente potrebbe essere realizzato il Fascicolo sanitario elettronico del cittadino, che conterrebbe la storia clinica del paziente in formato digitale e permetterebbe un ulteriore alleggerimento della burocrazia, e quindi un risparmio per lo Stato.

I medici di famiglia, interpellati, si sono detti favorevoli alla novità, che ora spetta solo alle autorità politiche porre in opera. E se un risparmio del 10% annuo sembra poca cosa, si pensi che equivale a circa 15 miliardi di euro.

 

 

Dic 5, 2009 - blog life    3 Comments

l’illusione del finito e dell’infinito

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L’essere umano, per sua natura, è composto di una dimensione finita e di una infinita. Ciò fa parte del mistero che riguarda l’uomo e non è logicamente comprensibile, pertanto è assai facile imbrogliare su questo punto. Spesso ci troviamo di fronte ad illusioni che negano l’una o l’altra dimensione.
Dire “continuo a perseguire solo i piaceri corporei, così almeno mi godo la vita, che è una sola” è un’affermazione che riguarda il primo tipo di illusione: siamo composti solo di materia finita, che alla nostra morte si dissolverà nel nulla. Dolce illusione: l’armonia dell’Universo riguarda la materia come lo spirito e dove non c’è armonia ad un livello, non ci può essere armonia ad un altro livello. Quindi, se l’anima non evolve in questa vita, non se la caverà semplicemente con la morte fisica, perché a questa sopravvive chissà da quante vite. Pertanto, questo comportamento equivale a gettare i rifiuti da un’automobile in corsa: non mi interessa dove finiranno, l’importante è sbarazzarmene, per vivere meglio ora. In realtà, finché terrò pulito un livello per sporcarne un altro, o per mantenerlo ad un livello embrionale, non ci potrà essere una reale Pace, ma solo brandelli di un illusione antica.
Un altro esempio di questo tipo di illusione consiste nel coltivare unicamente il benessere del corpo, magari per apparire più belli ed affascinanti, secondo la moda del momento.
Atteggiamenti che ricadono, invece, nel secondo tipo di illusione sono, al contrario, quelli che inducono a trascurare il corpo per coltivare solo la natura spirituale dell’uomo. Non si capisce, però, secondo la visione dell’uomo legata a quest’illusione, perché esiste il corpo e come può essere utilizzato per alimentare anche la ricerca spirituale.

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