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Lug 8, 2009 - blog life    4 Comments

COS’E’ IL 118

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Il numero telefonico 118 vi mette in contatto con la Centrale Operativa che ha le funzioni di coordinamento per l’emergenza sanitaria sul territorio.

Tutti possono rivolgersi alla Centrale per attivare il Sistema Emergenza Regionale.

Risponde al telefono un Infermiere Professionale particolarmente addestrato a valutare l’emergenza ed attivare la procedura di intervento più corretta.

Emergenza: coordina l’emergenza nel territorio
Guardia Medica (servizio di continuità assistenziale): trasmette le chiamate o fornisce il numero telefonico della Guardia nella vostra zona
Emergenza Veterinaria: fornisce il numero telefonico del veterinario di competenza
Emergenza ecologico-igienista: fornisce il numero telefonico delle strutture idonee ad intervenire
Coordina i trasporti non urgenti

Quando chiamate il 118 vi vengono fatte una serie di domande:

Cosa è successo
L’indirizzo preciso (dove accade il fatto)
Numero telefonico per eventuali altre informazioni
Nome sul campanello, se si tratta di abitazione
Quante persone sono coinvolte, se si tratta di incidente
Sesso del paziente (un sintomo può avere significato diverso a seconda del sesso)
Età del paziente (un sintomo può avere significato diverso a seconda dell’età)
Se il paziente è cosciente
Se il paziente sta respirando

Alle chiamate al 118 risponde sempre in Infermiere Professionale formato ed addestrato, in grado di aiutarvi a fornire le risposte più utili ad attivare il servizio più veloce e utile. Il modo in cui sono raccolte le informazioni fa parte di precisi protocolli, in grado di fornire i migliori risultati nei tempi più brevi.

E’ importante ricordarsi di:

mantenere la calma
lasciarsi guidare dall’Infermiere Professionale della Centrale
rispondere chiaramente alle domande
rimanere in linea fino a quando vi viene richiesto dalla Centrale
se l’operatore ve lo chiede, non usate il telefono, perchè potrebbe esservi la necessità di richiamarvi per ottenere altre informazioni utili al soccorso.
E’ essenziale non chiudere il telefono prima che ve lo dica la Centrale, perchè potrebbero mancare informazioni importanti, che potrebbero impedire di attivare il sistema di emergenza.

PETIZIONI on line

Tutte le petizioni le trovate qui:  http://www.animalisti.it     

 

In questa sezione sono presenti tutte le petizioni degli Animalisti Italiani. Scegli la Campagna e scarica il modulo per la raccolta delle firme. Ogni firma è importante!                                                                 http://www.animalisti.it/prg/client/template/mainpage.php?module=petizioni&operation=list

Lasciaci la tua e-mail e sarai aggiornato sulle iniziative dell’associazione.

 

TUTTE LE INFORMAZIONI SU http://www.animalisti.it
petizione per la campagna:
CORRIDA
petizione per la campagna:
Vegetarismo
petizione per la campagna:
Caccia
petizione per la campagna:
Cattività: Delfinari – acquari
petizione per la campagna:
Pellicce
petizione per la campagna:
Maltrattamenti
petizione per la campagna:
Randagismo
petizione per la campagna:
Vivisezione


ORA LA PETIZIONE LA PUOI FIRMARE ANCHE ON-LINE!

vai al modulo

                                                                                  

Giu 9, 2009 - blog life    7 Comments

ILLUSIONE

1557692963.3.jpg460912883.2.jpgLa ricerca della tana perduta

Questa forma di illusione nasce dall’idea che sia possibile ripristinare un grembo materno, dove si è esonerati anche dai bisogni elementari, quali il respirare ed il nutrirsi, perché lo fa la mamma al posto del feto. Se ci pensate per un istante, è una condizione “paradisiaca”, in quanto non occorre fare altro che rilassarsi in un caldo liquido al buio e in un insieme di suoni ovattati.
La ricerca della tana perduta è un’illusione che colpisce una percentuale elevatissima di persone, in quanto, visto che si basa su di un’esperienza che tutti gli esseri viventi sperimentano, ci sono 2 possibilità: o la si elabora e la si utilizza consapevolmente, oppure la si agisce, come una cronica tentazione di ripristinare illusoriamente quella condizione.
I modi per agire l’illusione di ritrovare la tana perduta sono infiniti: il meccanismo comune è quello di illudersi di aver trovato, finalmente, uno spazio dove restare tranquilli, senza poter essere mai espulsi o maltrattati. Se guardiamo ai rapporti tra le persone, ci accorgiamo di vari esempi di questa illusione.
Ad esempio, nelle coppie c’è la dolce illusione di dirsi “staremo per sempre insieme e non ci lasceremo più”. E’ un’illusione dolcissima, se ci pensate. E, se ci pensate ancora un po’, vi accorgete di quanto sia falsa: se le cose vanno bene per la coppia, ci si lascerà alla morte di uno dei due. Non tutte le illusioni sono da combattere, perché alcune hanno una funzione evolutiva insostituibile. Ad esempio, quando si è innamorati, oltre a dirsi “non ci lasceremo più”, i due partner si idealizzano reciprocamente, perdendo la testa. Metaforicamente, “perdere la testa” significa porre il cuore al comando della propria vita: infatti, gli innamorati compiono azioni “folli”, dettate dal cuore, che solo i pazzi e i bambini generalmente possono realizzare. Senza quella idealizzazione, difficilmente si incamminerebbero in quel sentiero meraviglioso, complesso e doloroso, che è la coppia. Allora, l’illusione dell’innamoramento rende, inizialmente, le cose più semplici, nascondendo momentaneamente i punti di attrito. L’illusione, poi, fisiologicamente, svanisce, lasciando il posto ad un rapporto più maturo, nel quale è possibile affrontare e sostenere quell’utilissimo attrito, che porta alla crescita di entrambi.
A questo punto, possono comparire alcune distorsioni. Ad esempio, uno dei due partner, che ha un’idea romantica ed immatura dell’amore, legge la dissolvenza dell’illusione da innamoramento come la fine dell’amore, tronca la relazione e va a cercarsi un altro “innamorato/a”. Questo comportamento è paragonabile a quello di un contadino folle, che, dopo la semina, taglia i germogli appena spuntati per andare a seminare da un’altra parte.
Un’altra distorsione, ancora più praticata, per non uscire mai da questa illusione, consiste nel dare per scontata la relazione di coppia, così da strutturare un sistema di pretese nei confronti dell’altro: si può andare dalla pretesa rabbiosa di trovare il pranzo sempre pronto e caldo al proprio ritorno a casa, a quella di essere compresi telepaticamente dal partner. Fare del rapporto di coppia la propria tana, dove il partner diventa scontato, quasi come un soprammobile, significa interrompere il fluire della vita proprio laddove andrebbe alimentata, visto che dal rapporto di coppia nascono altre vite. Un ulteriore effetto di ciò è la diminuzione del desiderio sessuale, che in seguito può condurre ad un equilibrio pienamente basato sulla scissione: cercarsi un’amante, con cui vivere la dimensione avventurosa che si comprime nel rapporto di coppia.
I divorzi sono in aumento rispetto al passato e questo è un dato, paradossalmente, confortante, nel senso che i rapporti di coppia sono, nella maggioranza dei casi, solo dei ricettacoli di illusione e dei contenitori dove perpetuare i meccanismi trasmessi inconsapevolmente da una generazione all’altra. Almeno, in questo modo, ci si può fermare a riflettere che i conti non tornano. Certo che se i divorzi e le separazioni proseguono in una infinita catena, occorre chiedersi che cos’è che non sta funzionando.
Se vediamo la ricerca della tana nella dimensione lavorativa, incontriamo immediatamente la tentazione del “posto fisso”. Se ci riflettiamo in termini più sottili, il “posto fisso” altro non è che una tana che assicura il nutrimento a vita, la non espulsione (ci sono, del resto, anche i sindacati che proteggono) e la garanzia che, finalmente, possiamo stare “tranquilli” (addormentati). L’effetto principale di questo tipo di organizzazione, infatti, è l’addormentamento: piano piano l’impiegato assunto nel posto fisso si adatta al sistema di lavoro, fatto di lamentele, di pettegolezzi, di totocalcio, di invidie, di tossine continue da mandare giù. L’ultimo gioco che gira negli uffici da posto fisso è il “toto-morto”, che consiste nello scommettere quale personaggio famoso morirà entro l’anno. Capite quali sono i frutti dell’energia da posto fisso? Lentamente, si apprende a divenire rassegnati, cinici, cioè ad ammalarsi dentro e, in parecchi casi, ad ammalarsi anche fisicamente. Un siffatto sistema non può condurre ad altro.
L’illusione della ricerca della tana va nella direzione opposta a quella che caratterizza un ricercatore che comincia ad aprire gli occhi: cercare la pace profonda e definitiva, rilassandosi nel conflitto e nel fluire degli eventi, senza cercare di controllare. Un ricercatore deve chiedersi continuamente se e come sta cadendo nell’illusione di una tana da cercare.

Giu 5, 2009 - blog life    5 Comments

sniffare…

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Il bar dove sniffare ossigeno

E’ polemica con le autorità sanitarie ma pare che, dopo tutto, male non faccia.

[ZEUS News www.zeusnews.it – ]

Dopo Tokyo e New York, due tra le città più inquinate del mondo, pure la capitale francese ha voluto il suo oxybar, un salone di bellezza dove per la modica cifra (si fa per dire) di 1 euro al minuto ci si può rilassare, respirando aromi naturali in alta concentrazione di ossigeno.

Per la legge francese, l’ossigeno viene ritenuto “risorsa terapeutica” quando è puro al 99,5% e in quanto tale deve essere somministrato solo su prescrizione medica; tuttavia quello distribuito -per ora solo in esclusiva- nel salone di bellezza Bleu comme bleu è puro soltanto al 95% e pertanto sfugge alla regolamentazione.

C’è da credere che la moda attecchirà; in definitiva dieci minuti d’orologio -tanti ne sono concessi, non uno di più- assommando l’aromaterapia all’effetto euforizzante dell’ossigeno possono unire l’utile e il dilettevole; infatti i sostenitori affermano che migliorando l’ossigenazione si possano combattere stress, mal di testa e fatica fisica migliorando nel contempo le difese immunitarie e la concentrazione.

Le essenze sono abbastanza varie da accontentare pressoché tutti i gusti e le specifiche esigenze curative, variando dal ginseng al bergamotto, dalla menta piperita all’arancia, alla rosa, al pino silvestre o agli agrumi più o meno noti.

Inizialmente presentato come un servizio rivolto alla clientela del salone, data la curiosità suscitata dall’iniziativa ed il gran numero di richieste il locale dove avviene la “riossigenazione” si è trasformato in un vero e proprio oxybar cioè una struttura riservata al consumo di un gas anziché di una bevanda qualsiasi.

Ovviamente la classe medica transalpina non differisce da quella nostrana e tende a combattere qualsiasi novità che non sia stata preventivamente approvata dai soloni di turno anche perché si vede sottrarre sotto il naso una così promettente fonte di guadagno; e cerca per ora senza successo di limitarne l’impiego allo studio e all’ambulatorio.

Vedremo se, profittando dell’euforia , anche gli utenti delle nostre città metropolitane in un prossimo futuro potranno assere allietati da uno stop and go profumato e rinvigorente magari finanziato dal ticket d’ingresso per le auto inquinanti; ma sembra lecito nutrire seri dubbi al riguardo.

 

Giu 2, 2009 - blog life    10 Comments

attaccamento all’immagine

1557692963.2.jpg460912883.jpgCominciare a ridurre, gradualmente, l’attaccamento all’immagine significa innanzitutto entrare nell’idea che non siamo quell’immagine che ci hanno raccontato e che continuiamo a raccontarci dopo tanto tempo. Ciò significa cominciare a preparare uno spazio mentale che possa, in futuro, essere un crogiolo così resistente da reggere il calore della fusione della propria immagine di sé.
La fusione della propria immagine è un processo lento, lungo e pericoloso.
E’ un processo necessariamente lento, perché significa lavorare sulla propria identità e questa va toccata con estrema delicatezza. Incidere sul senso della propria identità non è un’operazione psicoterapeutica (cioè una semplice ristrutturazione dell’immagine), ma appartiene al livello di un cammino interiore, che si effettua unicamente a passi lenti e costanti. Inoltre, se pensiamo a tutti gli automatismi che proteggono costantemente l’immagine di sé, come tanti sofisticati antifurti, possiamo pensare al tempo ed alla cura che occorrono per disinnescarli tutti.
E’ un processo lungo perché una immagine costruita in 25 anni di ‘lavoro inconsapevole’ non si trasforma con 6 mesi di lavoro consapevole, (come qualcuno, invece, continua a credere), ma occorre molto di più. La durata del lavoro è dovuta anche al fatto che ci si occupa di paura. La paura che si incontra nel momento in cui cominciamo a demolire l’immagine di noi stessi è quella di andare in pezzi ed è una emozione paralizzante, per cui occorre avere la pazienza dei tempi lunghi. La difficoltà maggiore è che questo lavoro va esteso a tutte le dimensioni della propria vita, altrimenti si continua a sgretolare l’immagine in un posto ed a ricostruirla in un altro. Solitamente, uno studente impiega alcuni anni solo per imparare questo.
E’ un processo pericoloso, perché non è un percorso che si può fare da soli, o con le persone sbagliate, perché le conseguenze sarebbero gravi: se pensiamo a quanto l’immagine di sé protegga dalla paura di andare in pezzi, il contenitore che si sceglie per un lavoro simile deve essere necessariamente robusto ed affidabile. Ciò anche perché per riuscire a fondere completamente l’immagine di sé, originata nella prima infanzia, occorre tornare ad essere un po’ piccoli ed indifesi come si era allora, solo che questa volta è un percorso consapevole, che proprio per questo può risultare un viaggio meraviglioso.
Un potente sostegno al tentativo di scardinare la prigione dell’immagine di sé è dato dall’uso costante della meditazione. Meditando con costanza si indebolisce gradualmente la modalità duale, tipica della logica, che tanto rinforza i confini della propria immagine, per cominciare a sviluppare un’attitudine all’interezza.
Infatti, mentre la logica ci induce a pensare “questo è buono e lo prendo, questo è cattivo e lo lascio”, la meditazione impone un semplice ascolto di ciò che esiste dentro di noi, insegnandoci a riconoscere, ad accogliere e ad accettare tutto ciò che incontriamo durante il tempo della meditazione: i “cattivi pensieri” diventano i “nostri cattivi pensieri”, per poi divenire, ad esempio, le fantasie aggressive di quando ci sentiamo schiacciati, e così via, fino ad esplorare a ritroso tutti i passaggi che possono portare alla produzione di qualcosa di “cattivo”.
Con la meditazione impariamo ad uscire dalla logica del “buono e cattivo”, per aprirci ad uno spazio dove la logica non ha accesso, e dove incontriamo il regno delle immagini più svariate, dalle combinazioni più varie.
Più in particolare, esiste una meditazione assai efficace per cominciare a stemperare i rigidi confini dell’immagine di sé: ci sediamo in posizione facile e cominciamo a cercare le nostre caratteristiche personali. Ogni volta che ne compare una, recitiamo dentro di noi “sia questo che quello; né questo, né quello”: ad esempio, so di essere una persona tollerante e comincio a ripetere dentro di me: “sono tollerante…non sono tollerante… non sono né tollerante… né intollerante”. Logicamente, tutto ciò è confusione, mentre, ad un altro livello, porta ad ampliare le nostre vibrazioni al di là dell’immagine di noi stessi.
Un altro modo per ridurre l’attaccamento alla propria immagine consiste nell’imparare a giocare con questa, cioè a prendersi in giro ed a consentire che gli altri possano prenderla in giro: riuscire a ridere di cuore della propria immagine è un’arte sacra e preziosa.
Per questo è molto importante la satira: è un modo sottile per smontare costantemente l’immagine che la mente va costruendo ed ha un altro enorme vantaggio: fa sorridere.

Mag 27, 2009 - blog life    10 Comments

l’evoluzione della crescita

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In un sistema che cresce la complessità aumenta e tale aumento richiede il continuo ampliamento di uno spazio, in ogni direzione. La crescita vera, infatti, è sempre in tutte le direzioni. Prendiamo, ad esempio, un albero: cresce in altezza, in spessore (il tronco si allarga), in ampiezza (l’ombrello si allarga) ed in profondità.
Crescere in profondità vuol dire espandere le proprie radici nel terreno e ciò materialmente significa penetrare all’interno di zone sempre più dense e buie. Per la coscienza, ciò si traduce nella possibilità di esplorare paure sempre più sotterranee ed antiche. Se si intende realmente crescere, questa rappresenta una necessità evolutiva imprescindibile.
Proprio come un albero, il Sè si nutre del processo di esplorazione volontaria delle paure, espandendo le sue radici nella profondità della psiche. Tale processo rappresenta una speciale tossina per l’Ego, che proprio non riesce a sopravvivere, pasciuto e tranquillo, nutrendosi delle paure così trasformate. Allo stesso modo, trattenere le paure significa nutrire l’Ego, favorendolo nel suo processo di ristagno e nei suoi meccanismi sempre uguali, ed intossicare lentamente il Sè, che non riesce più ad evolvere durante questa vita.
Il processo di esplorazione delle paure non ha mai fine ed offre continuamente la possibilità di evolvere.

Mag 25, 2009 - blog life    10 Comments

il meccanismo dell’illusione

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Il fenomeno dell’illusione consiste nel confondere una parte per il tutto: vedo una persona di spalle, ha la testa di una forma simile a quella di un amico, mi avvicino per salutarla e mi fermo, deluso dalla scoperta che si tratta di un’altra persona. L’illusione si basa sempre sulla somiglianza tra 2 forme simili, che possono essere confuse tra loro: ciò spiega solo il come dell’illusione, ma non il perché. Magari, non mi accorgo che quell’amico mi manca e che vorrei vederlo: questo è il perché dell’illusione.
Il perché dell’illusione è da cercare in una emozione o in un bisogno di cui non siamo consapevoli, che ci induce a vedere cose che non esistono. Sono particolarmente noti quegli esperimenti che dimostrano come persone affamate tendono a vedere panini e torte nella maggior parte delle immagini ambigue, che vengono loro sottoposte. Quindi, i bisogni e le emozioni irrisolte tendono sottilmente a far percepire situazioni, contesti, oggetti e significati che non esistono.
Oltre il 90% delle persone vivono in uno stato di sonno, cioè di inconsapevolezza, che porta a sviluppare illusioni collettive, tutta la giornata, per tutta la vita. Non potrebbe essere altrimenti, visto che la consapevolezza è una sudata conquista di pochi e che l’illusione cresce unicamente sul terreno dell’inconsapevolezza.
Quindi, ogni volta che non sono consapevole di un’emozione, tenderò a sviluppare un’illusione: ad esempio, non sento la mia rabbia e mi illudo che il rapporto con il mio amico sia fluido e scorrevole. Poi, mi viene la gastrite e vado dal medico, che mi riempie di farmaci e ciò mi evita di ascoltare il sintomo (frutto dell’emozione sottostante): così facendo, perdo continuamente l’opportunità di ascoltarmi un po’ più attentamente e continuo a sviluppare disarmonia, visto che i farmaci influiranno negativamente su altri organi. L’attaccamento all’immagine che ho di me stesso, poi, cristallizza l’intera sequenza: io sono una persona pacifica e tollerante, che va d’accordo con tutti e che non crea attriti con gli amici. Che bella persona che sono! Anche se lo stomaco non è molto d’accordo, posso continuare a raccontarmela come mi pare.
Tutto ciò fa pensare a quanto la consapevolezza impegni: nel momento in cui cominciate a tradurre i vostri sintomi fisici con l’espressione delle vostre emozioni, comincia un nuovo mondo, tutto da scoprire. Ed il percorso che ne consegue, gradualmente, impone delle scelte.
Quelli che seguono sono solo alcuni chiari esempi di come l’illusione può prendere piede nella vostra vita, per creare, o riprodurre, una sottile gabbia, il cui unico obiettivo è quello di proteggervi dal reale contatto con la Realtà.

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