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Set 15, 2009 - cinema e tv    24 Comments

Earthlings, tutta la crudeltà dell’uomo verso gli animali

Earthlings è un documentario sugli animali (QUI  trovate uno spezzone), e su tutte le torture e i maltrattamenti che gli animali subiscono da parte dell’uomo.

Earthlings è un film crudo, duro, ma realista: mostra realmente quale e quanta sia la crudeltà dell’uomo nei confronti dell’animale, una crudeltà inutile e senza fine.

Sono sincera, non sono riuscita a vederlo tutto fino in fondo, mi sono fermata ai primi fotogrammi  perchè sono scoppiata in lacrime.

PALIO DI SIENA.TRADIZIONE VIOLENTA?

 Non avevo mai seguito il palio,non mi interessava.poi shannara me ne ha parlato in un commento ,poi caso vuole che il 16 agosto accendo la tv e vedo i cavalli alla partenza,così ho guardato…orribile…orribile…cavalli allo sbaraglio…che sbattono con violenza nel muro…frustate…cattiveria…cavalli a terra…fantini che cadono…io che urlo quando li vedo frustare quelle povere bestie,bellissimi cavalli…non sono riuscita a guardare fino alla fine…ero troppo arrabbiata e scandalizzata e ho deciso di documentarmi ma anche di dare la parola a chi il palio lo ama…

La tradizione del Palio di Siena è tristemente conosciuta per il numero significativo di incidenti, anche mortali, subiti dai cavalli, costretti a correre il più velocemente possibile su una pavimentazione e lungo un tracciato totalmente inadatti alle caratteristiche di questi animali. Sebbene gli organizzatori abbiano introdotto alcune misure di sicurezza, la natura stessa della gara, pregna di rivalità e astio fra le varie contrade, porta inevitabilmente a spingere la competizione oltre i limiti civili fino a provocare numerosi incidenti che causano la morte di più di un cavallo, e il ferimento di un certo numero di cavalli e fantini, ogni anno. Una guerra fra contrade combattuta all’ultimo sangue, spingendo i cavalli fino a rischiare la morte pur di vincere. Questo spettacolo, che pretenderebbe di divertire il pubblico presente in piazza, e le famiglie che lo seguono in TV, in realtà è pieno zeppo di espressioni violente che vengono recepite dagli spettatori in modo subliminale: l’odio tra le varie contrade, il forte stress dei cavalli prima della partenza, le violentissime frustate (nerbate) al proprio cavallo e ai cavalli e fantini avversari durante la corsa, il rischio di provocare un incidente mortale pur di vincere, gli incidenti mortali e i ferimenti che capitano regolarmente da sempre. La sofferenza psicologica e fisica inflitta ai cavalli, utilizzati come strumenti per raggiungere l’obiettivo di vincere il nemico, viene recepita da tutti, ma soprattutto dai più giovani nei quali il concetto di moralità è ancora in fase di sviluppo, sotto forma di divertimento. In questo modo, il fine ludico di questo spettacolo giustifica e svuota completamente di significato la violenza inferta sul più debole. Cancella completamente il sentimento di compassione e di empatia verso il diverso che invece dovrebbe essere stimolato durante il processo di sviluppo della moralità del bambino. E’ nostro dovere morale proteggere i più giovani da queste tradizioni che non rispecchiano più il pensiero di un Paese moderno e civilizzato e rendere attente le autorità sulla pericolosità di tutti i modelli che istigano alla violenza già in tenera età.

Gli incidenti

Al Palio di Siena si utilizzano Cavalli mezzosangue, leggeri e veloci, totalmente inadatti a questo tipo di gara. Per rendere più eccitante lo spettacolo i cavalli vengono spinti a completare il tracciato in 1 solo minuto, mentre un tempo lo si percorreva in 3 minuti.

Il risultato inevitabile di queste iniziative discutibili sono gli incidenti. La percentuale di incidenti causati dal Palio di Siena calcolata per un periodo di 35 anni (dal 2 luglio 1970 all’anno 2004) corrisponde al 64.86%. Secondo i dati forniti dalla LAV, dal 1970 ad oggi sono morti complessivamente 48 cavalli considerando sia quelli feriti durante la gara e abbattuti successivamente lontano dalle telecamere, e sia quelli morti durante gli interventi.

Questo significa che in media muore più di 1 cavallo ogni anno.

Relativamente al brutto incidente avvenuto nel 2004 durante la seconda tornata del palio di Siena, dove si è assistito ad una scena straziante in cui un cavallo si è schiantato contro un ostacolo fisso ed è crollato a terra rimanendo esangue sulla pista, finendo calpestato al giro successivo, poiché non è stata interrotta la corsa, riportiamo qui di seguito uno stralcio della salda presa di posizione dell’Associazione Veterinari per i Diritti degli Animali:

“L’AVDA, condanna il comportamento tenuto dagli organizzatori, che non hanno fermato la corsa, e dagli organi di informazione televisiva che hanno minimizzato la vicenda e non hanno dato il giusto rilievo ad un evento che significa dolore e sofferenza per gli animali ma anche uno spettacolo diseducativo perché la violenza è sempre da condannare anche (e forse soprattutto) quando coinvolge un essere vivente che non può sottrarsi allo strazio né esprimere a parole il suo dolore. L’AVDA sottolinea con forza che non si può giustificare per motivi di storia o di tradizione nessuna usanza che finisca col procurare dolore ad altri esseri senzienti. Il filo rosso che lega la “storica” tradizione del Palio è fatto di sangue: quasi 50 cavalli morti in cinquant’anni. Mentre in ogni campo si inneggia alla modernità, al superamento delle tradizioni, all’emancipazione offerta da una cultura laica e libera da lacci e laccioli, retaggio di antiche credenze, le uniche situazioni nelle quali permane il richiamo al passato come valore da salvaguardare ad ogni costo, anche al prezzo di introdurre contraddizioni in un testo di legge, sono quelle nelle quali sono coinvolti gli animali.”

Palio Siena: Lav, fermare strage cavalli

16 agosto 2006 alle 18:13 — Fonte: repubblica.iti                                                                                                                                  A poche ore dalla corsa del Palio di Siena — con il suo record negativo di almeno 48 cavalli morti a partire dal 1970 — e alla luce del drammatico bilancio degli ultimi quattro mesi di palii in Italia, con 8 cavalli uccisi nelle corse organizzate a Floridia (Siracusa), Fucecchio (Firenze), Ferrara, Feltre (Belluno), Piazza Armerina (Enna), Servigliano (Ascoli Piceno), e numerosi altri rimasti feriti o sottoposti a doping (Floridia: positivi al doping 6 cavalli su 16), la Lav fa appello ai ministri della Salute e dell’Interno ritenendo “indispensabili e urgenti misure restrittive e nuove leggi per impedire una tale carneficina”.

In un comunicato, Roberto Bennati, vicepresidente Lav, sostiene che “le nostre istituzioni, e non più soltanto noi animalisti, non possono più tollerare queste stragi e hanno il dovere di intervenire per garantire l’incolumità dei cavalli costretti a correre nei palii nazionali e degli altri animali involontari protagonisti di pericolose feste paesane. Non riteniamo coerente né civile che in Italia sia più semplice ottenere la condanna di chi maltratta o uccide un cane o un gatto piuttosto che un cavallo costretto a correre su una pista inadatta o persino dopato, né che le disposizioni del Codice penale in materia di maltrattamenti non possano essere applicate alle manifestazioni storiche e culturali autorizzate dalla regione competente”.

Per Bennati, “ferire e mandare a morte cavalli in nome di tradizioni e per il pubblico divertimento, è grave quanto abbandonare, maltrattare o uccidere un cane o un altro animale: nel caso dei palii si tratta di violenze prevedibili a causa delle caratteristiche della corsa, non di incidenti da attribuire al caso, da prevenire e perseguire penalmente senza garantire alcuna impunità. Se applicassimo questo principio, il Palio di Siena non dovrebbe più svolgersi”. Pur dalla sua posizione abolizionista nei confronti dei palii e delle altre feste con animali, la Lav sollecita quindi i ministri di Salute e Interno ad approntare una “urgente iniziativa legislativa volta a disciplinare in maniera restrittiva le corse di equidi svolte su percorsi cittadini, prevedendo, fra l’altro, obbligatoriamente e preventivamente analisi antidoping effettuate da enti terzi indipendenti come Unirelab”; controlli veterinari, identificazione e accertamento delle buone condizioni fisiche e psichiche dei cavalli a cura di medici veterinari dell’Unire, non uso dei purosangue.

Viene chiesta inoltre l’applicazione dell’art. 8 del Decreto del presidente del Consiglio del febbraio 2003, che a distanza di oltre tre anni è stato attuato da una sola Regione con atto legislativo. In pratica viene chiesto che la pista delle corse sia ricoperta da materiale idoneo ad attutire i colpi degli zoccoli degli animali sul terreno asfaltato o cementato; che il percorso della gara, se su fondo asfaltato o in cemento, sia circoscritto con adeguate sponde capaci di ridurre il danno agli animali, nell’eventualità di una caduta, nonché per garantire la sicurezza e l’incolumità delle persone che assistono alle manifestazioni.

La Lav sollecita anche una direttiva urgente del ministro dell’Interno alle Prefetture affinché le Commissioni di vigilanza sui pubblici spettacoli non concedano il nulla osta per le corse di equidi in percorsi urbani delle Regioni che non hanno ancora recepito con atto legislativo e sanzioni l’articolo 8 del Dpcm in questione.                                                                                                                                                   Qui di seguito pubblico il post di SHANNARA a cui io ho proposto di poter dire la sua versione a difesa del palio.

Il Palio: proviamo a spiegarlo

Ho scritto un commento sul blog Non*Mi*A(lauratani), un universo che vi consiglio di visitare perché fa riflettere, divertire, crescere. Il tema è il Palio di Siena.  Così, prima di partire per le vacanze, lascio un argomento “forte”, su cui gli animalisti più estremisti si tuffano ogni anno e che a livello nazionale è molto dibattuto. Ricordo solo che del Palio si sono innamorati uomini di cultura, politici anche moderni (Veltroni, per esempio), poeti da Dante a Montale. I commenti, se civili e non offensivi verso l’una o l’altra parte, sono graditi.

Il Palio non è una manifestazione riesumata ed organizzata a scopo turistico: è la vita del popolo senese nel tempo e nei diversi suoi aspetti e sentimenti. Se resiste dal 1644 una ragione ci sarà, no? Giudicarlo solo per quanto avviene in corsa significa togliergli tutta la sua magia. Nessuno nega che per i cavalli sia un forte stress, che le frustate (a Siena si chiamano nerbate) non facciano certo bene alla pelle, ma allora bisognerebbe chiudere anche gli ippodromi. Tante volte i fantini vittoriosi hanno raccontato: “Ho cercato di nerbare il cavallo il meno possibile, non se lo meritava. Solo in fondo gli ho dato un colpetto, per chiedergli un ultimo sforzo sulla via del trionfo”. Ma è accaduto anche che la mia Contrada abbia perso un Palio condotto in testa per 2 giri e mezzo perché il fantino non ha mai nerbato il cavallo, neanche quando veniva superato a pochi metri dal traguardo: “Era inutile, era troppo stanco, non ce l’avrebbe fatta lo stesso. Perché infliggergli un’ulteriore umiliazione?”. Lo spirito è questo, fermo restando che, come in tutte le cose, per arrivare alla vittoria si fa tutto: si corrompe il prossimo, si nerbano i cavalli e i fantini avversari, si esagera.
Il Palio, però, non è uno spettacolo in cui l’uomo e l’animale sono opposti, alla ricerca della morte dell’altro, come accade nella corrida. E’ una Festa in cui le due componenti sono fortemente fuse, lottano e volano insieme per un unico traguardo. E il cavallo è quanto di più amato si possa trovare: viene assegnato 3 giorni prima della corsa, viene coccolato, accudito, vegliato, avvicinarsi alla stalla è praticamente proibito perché ci sono contradaioli che fanno la guardia affinché il suo sonno non sia disturbato. La stessa dedizione, per esempio, non sempre è proiettata sul fantino. I bambini lo accarezzano, gli portano caramelle e carote, il popolo lo adora e non lo incolperà mai della sconfitta. Il cavallo a Siena è una divinità, e come tale viene trattato prima, durante e dopo la corsa.
967371786.jpgRacconto due aneddoti, uno più breve e uno un po’ più articolato, per spiegare il forte legame di adorazione che lega i destrieri al popolo senese. E’ opinione unanime che la più bella foto di Palio mai scattata sia datata luglio 1977: vinse il Montone con il cavallo scosso Quebel (cavallo scosso vuol dire senza fantino, che era caduto) e un fotografo immortalò l’attimo in cui un contradaiolo, piangendo di felicità, lo bacia appassionatamente sul muso mentre lui, mansueto e con uno sguardo dolcissimo, si prende tutte le effusioni con piacere e gratitudine. In quello scatto ha eternato l’anima del Palio, l’amore sviscerato per il vero protagonista della Festa, quello che non tradisce e sulla cui lealtà puoi mettere la mano sul fuoco.
Il secondo aneddoto è degli anni Ottanta. Nell’agosto 1981 vinse il Nicchio con un cavallino meraviglioso di nome Balente (questa volta con il fantino in groppa). L’anno dopo, nell’agosto 1982, andò in sorte a un’altra Contrada, il Leocorno, che ovviamente era favorita. Partì la corsa e l’accoppiata si ritrovò seconda dietro a un’altra Contrada favorita, che poi arrivò prima. Per tentare il sorpasso, il fantino del Leocorno prese una curva impostando una traiettoria troppo stretta e cadde. Alla fine, nessuno riuscì a fermare Balente, che uscì da piazza del Campo da solo e si avventurò per strade che, evidentemente, conosceva bene. Si fermò solo davanti alla stalla del Nicchio, che non correva. Capirete, i bambini impazzirono a quella vista e lui (notare bene, era pur sempre un animale libero, senza alcun controllo: poteva scalciare, imbizzarrirsi, fare danni a cose e persone) si fece accarezzare, baciare, coccolare come se fosse un agnellino. Arrivarono di corsa gli uomini del Leocorno per recuperarlo e quelli del Nicchio glielo riconsegnarono, non prima però di aver disegnato un enorme cuore blu (il colore nicchiaiolo) nel punto in cui si era fermato. Evidentemente non si era sentito maltrattato e l’anno prima si era trovato così bene che era tornato a casa.
Potrei anche parlare di Panezio, cavallo chiamato il ragioniere perché sapeva contare con la zampa, oppure di Brandano, che sapeva quando si avvicinavano i giorni del Palio e cominciava a scalpitare nella sua stalla per la voglia di andare a correre in piazza. Sarebbe utile, sarebbe inutile, non lo so. Diciamo che rispetto l’opinione di tutti e capisco che, da profani, il Palio possa sembrare un’inutile barbarie. Non nego che la pista abbia visto anche la morte di alcuni soggetti (gli stessi Quebel e Brandano hanno chiuso tragicamente sul tufo le loro strepitose carriere), ma se il destino di un cavallo è quello di correre, non esiste posto migliore di Siena per farlo. Non è una corsa fine a se stessa, è la rappresentazione della vita, un salto indietro nel tempo, un luogo che per due volte all’anno, per 4 giorni, esce dal tempo, si trasforma in un universo lontano anni luce da qualsiasi galassia, dove si ripete un rito allo stesso tempo amato e odiato (a seconda dell’esito), ma atteso con la febbre alta nei restanti 10 mesi, quando le Contrade sono centro di aggregazione, discussione e, per quanto possibile, lontananza per i giovani da problemi attuali come la solitudine, la droga e via dicendo. Nelle fredde sere d’inverno sapere dove andare invece di isolarsi non è una fortuna da poco!!!! Chi si lancia in giudizi guardando solo la corsa non è obiettivo, spesso suo malgrado, e dovrebbe ritagliarsi una settimana di ferie a Siena: per sentire la magia prima dell’assegnazione dei cavalli, per respirare la follia dopo la vittoria.