Mag 4, 2008 - animali    4 Comments

I COLIBRI’ SALVANO IL MONDO http://www.centrocolibri.com

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I colibrì sono dei piccoli uccelli che vivono solo ed esclusivamente nelle Americhe e pur essendo protetti sono purtroppo minacciati di estinzione. Da questi uccelli dipende la vita sul nostro pianeta in quanto responsabili impollinatori dell’85% delle foreste sudamericane. Ma nonostante questa indiscussa importanza, manca a livello mondiale qualsiasi approccio scientifico per lo studio e allevamento dei colibrì e quindi, fino ad oggi, non è mai stato possibile realizzare un progetto di ripopolamento e reintroduzione in natura.

L’ecologia e la tutela degli ambienti naturali, ove il colibrì è solo uno dei tanti importanti ospiti, è come un “seme” che per crescere e fruttificare ha bisogno di un terreno fertile. Troppe volte purtroppo i problemi sociali dell’umanità non permettono a questo seme di sopravvivere.
Una delle missioni dell’Istituzione è di coinvolgere le popolazioni sudamericane, partendo dalle singole famiglie rurali, per trasformare le loro proprietà in piccole riserve naturali autogestite e sostenibile grazie allo sviluppo dell’ecoturismo. In questo modo il rispetto e la salvaguardia della natura diventa anche un modello economico vincente che rappresenta un’alternativa allo sfruttamento indegno dell’ambiente selvatico.

La necessità di realizzare con urgenza il primo protocollo relativo a fisiologia, alimentazione, allevamento e reintroduzione in natura dei colibrì, non ha quindi solo una valenza scientifica.
Infatti, pur con limitatissime risorse finanziarie, cerchiamo anche di preparare quel substrato ove il “seme” della ricerca e della salvaguardia ambientale potrà radicare nel tessuto sociale e culturale dei popoli economicamente svantaggiatiL’arrivo di un colibrì
Il trasporto dei colibrì avviene su autovetture “uso speciale”, ambulanze dello Stato e della Croce Rossa appositamente atrezzate, in camere climatiche completamente automatizzate e computerizzate ef1bc9d075900596af1196305722772b1.jpg con la scorta di Polizia e Carabinieri hostingfiles.netfb23bf<a href=36fe465c6b6daf901e44e65227bfafd0.jpg

Mag 4, 2008 - blog life    1 Comment

SCIE CHE NON SCIANO

Scie

chimiche, la mazzata finale (speriamo)

Il meteorologo Giuliacci dice basta alle panzane sciachimiste.

[ZEUS Newswww.zeusnews.it – 28-03-2008]

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Il colonnello Mario Giuliacci, meteorologo notissimo per le sue previsioni del tempo su Canale 5, ex direttore del Centro meteorologico di Milano-Linate e autore di vari libri sulla meteorologia, è sceso in campo sulla questione delle “scie chimiche”

   

in un articolo pubblicato pochi giorni fa da Meteo.it, il sito del Centro Epson Meteo.

Abbiamo insomma un pronunciamento da parte di un addetto ai lavori, e per di più un addetto ai lavori italiano. Nel suo articolo, Giuliacci è categorico sin dal titolo: “Scie chimiche in cielo: una bufala”.

Parlando di un documento anonimo circolante in Rete, che sostiene la teoria delle scie chimiche (probabilmente questo), Giuliacci è sorpreso “che nessun ente istituzionale sia 9827d2f1df6372f830214105798436b1.jpgintervenuto per mettere fine alla diffusione di tali notizie che, oltre a essere false (come tra poco dimostreremo) creano allarme, panico e disinformazione tra la gente.”

L’articolo prosegue lasciando ben poco spazio all’ambiguità interpretativa. “La notizia è comunque una bufala” prosegue Giuliacci, ipotizzandone le ragioni della popolarità e sottolineandone l’assurdità: a suo avviso è diffusa “da certi ambienti, al solo scopo di seminare discredito, lasciando intendere che i “soliti” americani (dagli agli untori… yankee!!!) o i soliti “militari” fanno esperimenti pericolosi, all’insaputa di tutti, tenendo all’oscuro anche i propri governi (come se le scie non si vedessero!) e infischiandosene della salute degli inermi cittadini.”

Il colonnello spiega inoltre che quelle che gli sciachimisti chiamano “scie chimiche” sono in realtà un fenomeno normale, sempre esistito da quando esistono gli aerei a jet”. La persistenza occasionale delle scie di condensazione si ha semplicemente quando “l’atmosfera circostante è già di per sé molto umida, cosicché la scia stenta a evaporare e quindi resiste nel cielo anche per 1-2 ore.”d6ee729458fe4e61135e66ffeff2190c.jpg

La disposizione a linee parallele e incrociate, e l’allargamento delle singole scie a formare un velo, sono fenomeni assolutamente normali e ben noti. “Se poi a quelle quote c’è anche un forte vento” prosegue infatti Giuliacci “la scia nuvolosa tende ad essere sparpagliata lateralmente e quindi assume anche notevoli dimensioni nel verso laterale. Sotto tali condizioni meteorologiche, lungo alcune aerovie o incrocio di aerovie commerciali oggi particolarmente affollate è ovvio che il frequente passaggio di aerei (uno ogni 3-4 minuti) lascerà, nell’arco di 1-2 ore, una ragnatela di moltissime scie.”

Tutto qui. Il meteorologo del Centro Epson Meteo chiarisce, per completezza, che esiste “anche un’altra modalità per la genesi delle scie di condensazione”, che spiega la forma di alcune scie, che invece di provenire dai motori formano un velo largo talvolta quanto l’intero aereo. Se l’atmosfera è oltremodo umida, allora l’aria che viene a contatto con il bordo d’attacco dell’ala si spezza lateralmente in due parti le quali, scorrendo poi lungo la superficie curva della fusoliera, sono costrette ad accelerare. Ma tale accelerazione provoca una rapida espansione dell’aria in movimento attorno all’aereo, con conseguente raffreddamento della medesima. Il rapido raffreddamento a sua volta fa condensare immediatamente la forte u59074c94b6e550de8c459729a0ce0cb1.jpgmidità sotto forma di una densa scia nuvolosa.”

Con queste parole semplici e chiare, Giuliacci assesta un colpo irrimediabile a tutti i sostenitori dell’esistenza di cospirazioni intorno al fenomeno delle scie degli aerei. Perché parliamoci chiaro: sostenere le “scie chimiche” significa accusare Giuliacci non solo di incompetenza professionale, cosa già di per sé non banale, ma soprattutto di complicità nella cospirazione. Che, ricordiamolo, secondo gli sciachimisti è responsabile di morte e malat3995e38ab61737d2b5bae14575c87a4f.jpgtie.

Alzi la mano chi, dei vari Bosco, Chiesa, Decollanz, Giacobbo, Marcianò e Mazzucco, se la sente di accusare Giuliacci di essere complice di sterminio.

 

 

Mag 4, 2008 - blog life    Commenti disabilitati su niente vien per nuocere

niente vien per nuocere

 IL CONTADINO E LA PIETRA

In tempi antichi un re fece collocare una pietra enorme in mezzo ad una strada. Quindi, nascondendosi, rimase ad osservare per vedere se qualcuno si sarebbe preso la briga di spostare la grande pietra che troneggiava in mezzo alla strada.

Alcuni mercanti ed altri sudditi molto ricchi passarono da lì e si limitarono a girarle attorno; altri protestarono contro il re dicendo che non manteneva le strade pulite, ma nessuno di loro provò a muovere la pietra da lì. Ad un certo punto passò un campagnolo con un grande carico di verdure sulle spalle; avvicinandosi all’immensa roccia poggiò il carico al lato della strada per tentare di rimuoverla.

Dopo molta fatica e sudore riuscì finalmente a spostare la pietra, spingendola fino al ciglio della strada. Tornò indietro a prendere il suo carico e notò che c’era una piccola borsa nel luogo in cui prima stava la pietra.

La borsa conteneva molte monete d’oro e una lettera scritta dal re che diceva che quell’oro era per la persona che avesse rimosso la pietra dalla strada. Il campagnolo imparò quello che molti di noi neanche comprendono: “Tutti gli ostacoli sono un’opportunità per migliorare la nostra condizione.”

Apr 30, 2008 - blog life    Commenti disabilitati su NOVITA’ SUI CELLULARI

NOVITA’ SUI CELLULARI

Il cellulare a idrogeno è di Samsung

Arriverà nel 2010 e per ricaricarsi avrà bisogno soltanto di un po’ di acqua.

[ZEUS Newswww.zeusnews.it – 30-04-2008]

Samsung batte in velocità Motorola per la creazione del primo cellulare alimentato a idrogeno che per ricaricarsi ha bisogno soltanto di un po’ d’acqua.

Presentato da Oh Yong-soo, vicepresidente del centro di ricerche di Samsung Electro-Mechanics, dovrebbe apparire sul mercato entro il 2010.

“Quando il dispositivo è acceso, il metallo e l’acqua nel telefono reagiscono per produre gas idrogeno; il gas poi riempie le celle di combustibile dove reagisce con l’ossigeno nell’aria per generare corrente”: questa è per ora l’unica e non molto dettagliata spiegazione del funzionamento rilasciata da Oh Yong-soo.

Il cellulare a idrogeno avrà un’autonomia di 10 ore di uso continuativo, o di 5 giorni calcolando un uso quotidiano normale. I primi dispositivi avranno delle cartucce da sostituire, mentre i modelli successivi “avranno soltanto bisogno di essere riempiti d’acqua”.

 

 

Apr 29, 2008 - Senza categoria    8 Comments

*illusione ottica

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Illusione ottica fornita da Concetta Orobello

Guardate attentamente questa immagine: la ballerina sta ruotando in senso orario o antiorario?  
La risposta giusta, in questo caso non c’è. Perché? Dipende tutto da come usate la testa!
Si perché la vostra risposta dipenderà da quale dei due emisferi del vostro cervello, destro o sinistro, domina sull’altro.

Se la vostra risposta è : IN SENSO ORARIO
In voi prevale la parte sinistra del cervello, la parte dedicata alla logica, all’attenzione per i dettagli, al linguaggio, alla scienze che si basano su studi empirici, pratici, di comprensione, conoscenza e apprendimento. La stessa che si occupa di preparare strategie, la parte più pratica di voi. Per farle invertire rotazione, provate a lasciarvi andare un po’ di più, date più spazio alla parte che si occupa di immagazzinare e gestire le immagini e liberate la fantasia e le emozioni.

 Se la vostra risposta è : IN SENSO ANTIORARIO
In voi prevale l’emisfero destro, la parte che generalmente svolge le funzionalità che si avvicinano di più al vostro essere impulsivi, alla percezione delle sensazioni, alla visione di insieme, all’immaginazione. Quella che gestisce la vostra percezione dello spazio, le vostre fantasie, l’impeto e il prendersi dei rischi. Se volete vedere l’immagine girare in senso opposto il consiglio è di provare a concentrarvi di più, a porre più attenzione ai particolari dell’immagine.