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Dic 5, 2009 - blog life    3 Comments

l’illusione del finito e dell’infinito

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L’essere umano, per sua natura, è composto di una dimensione finita e di una infinita. Ciò fa parte del mistero che riguarda l’uomo e non è logicamente comprensibile, pertanto è assai facile imbrogliare su questo punto. Spesso ci troviamo di fronte ad illusioni che negano l’una o l’altra dimensione.
Dire “continuo a perseguire solo i piaceri corporei, così almeno mi godo la vita, che è una sola” è un’affermazione che riguarda il primo tipo di illusione: siamo composti solo di materia finita, che alla nostra morte si dissolverà nel nulla. Dolce illusione: l’armonia dell’Universo riguarda la materia come lo spirito e dove non c’è armonia ad un livello, non ci può essere armonia ad un altro livello. Quindi, se l’anima non evolve in questa vita, non se la caverà semplicemente con la morte fisica, perché a questa sopravvive chissà da quante vite. Pertanto, questo comportamento equivale a gettare i rifiuti da un’automobile in corsa: non mi interessa dove finiranno, l’importante è sbarazzarmene, per vivere meglio ora. In realtà, finché terrò pulito un livello per sporcarne un altro, o per mantenerlo ad un livello embrionale, non ci potrà essere una reale Pace, ma solo brandelli di un illusione antica.
Un altro esempio di questo tipo di illusione consiste nel coltivare unicamente il benessere del corpo, magari per apparire più belli ed affascinanti, secondo la moda del momento.
Atteggiamenti che ricadono, invece, nel secondo tipo di illusione sono, al contrario, quelli che inducono a trascurare il corpo per coltivare solo la natura spirituale dell’uomo. Non si capisce, però, secondo la visione dell’uomo legata a quest’illusione, perché esiste il corpo e come può essere utilizzato per alimentare anche la ricerca spirituale.

Giu 9, 2009 - blog life    7 Comments

ILLUSIONE

1557692963.3.jpg460912883.2.jpgLa ricerca della tana perduta

Questa forma di illusione nasce dall’idea che sia possibile ripristinare un grembo materno, dove si è esonerati anche dai bisogni elementari, quali il respirare ed il nutrirsi, perché lo fa la mamma al posto del feto. Se ci pensate per un istante, è una condizione “paradisiaca”, in quanto non occorre fare altro che rilassarsi in un caldo liquido al buio e in un insieme di suoni ovattati.
La ricerca della tana perduta è un’illusione che colpisce una percentuale elevatissima di persone, in quanto, visto che si basa su di un’esperienza che tutti gli esseri viventi sperimentano, ci sono 2 possibilità: o la si elabora e la si utilizza consapevolmente, oppure la si agisce, come una cronica tentazione di ripristinare illusoriamente quella condizione.
I modi per agire l’illusione di ritrovare la tana perduta sono infiniti: il meccanismo comune è quello di illudersi di aver trovato, finalmente, uno spazio dove restare tranquilli, senza poter essere mai espulsi o maltrattati. Se guardiamo ai rapporti tra le persone, ci accorgiamo di vari esempi di questa illusione.
Ad esempio, nelle coppie c’è la dolce illusione di dirsi “staremo per sempre insieme e non ci lasceremo più”. E’ un’illusione dolcissima, se ci pensate. E, se ci pensate ancora un po’, vi accorgete di quanto sia falsa: se le cose vanno bene per la coppia, ci si lascerà alla morte di uno dei due. Non tutte le illusioni sono da combattere, perché alcune hanno una funzione evolutiva insostituibile. Ad esempio, quando si è innamorati, oltre a dirsi “non ci lasceremo più”, i due partner si idealizzano reciprocamente, perdendo la testa. Metaforicamente, “perdere la testa” significa porre il cuore al comando della propria vita: infatti, gli innamorati compiono azioni “folli”, dettate dal cuore, che solo i pazzi e i bambini generalmente possono realizzare. Senza quella idealizzazione, difficilmente si incamminerebbero in quel sentiero meraviglioso, complesso e doloroso, che è la coppia. Allora, l’illusione dell’innamoramento rende, inizialmente, le cose più semplici, nascondendo momentaneamente i punti di attrito. L’illusione, poi, fisiologicamente, svanisce, lasciando il posto ad un rapporto più maturo, nel quale è possibile affrontare e sostenere quell’utilissimo attrito, che porta alla crescita di entrambi.
A questo punto, possono comparire alcune distorsioni. Ad esempio, uno dei due partner, che ha un’idea romantica ed immatura dell’amore, legge la dissolvenza dell’illusione da innamoramento come la fine dell’amore, tronca la relazione e va a cercarsi un altro “innamorato/a”. Questo comportamento è paragonabile a quello di un contadino folle, che, dopo la semina, taglia i germogli appena spuntati per andare a seminare da un’altra parte.
Un’altra distorsione, ancora più praticata, per non uscire mai da questa illusione, consiste nel dare per scontata la relazione di coppia, così da strutturare un sistema di pretese nei confronti dell’altro: si può andare dalla pretesa rabbiosa di trovare il pranzo sempre pronto e caldo al proprio ritorno a casa, a quella di essere compresi telepaticamente dal partner. Fare del rapporto di coppia la propria tana, dove il partner diventa scontato, quasi come un soprammobile, significa interrompere il fluire della vita proprio laddove andrebbe alimentata, visto che dal rapporto di coppia nascono altre vite. Un ulteriore effetto di ciò è la diminuzione del desiderio sessuale, che in seguito può condurre ad un equilibrio pienamente basato sulla scissione: cercarsi un’amante, con cui vivere la dimensione avventurosa che si comprime nel rapporto di coppia.
I divorzi sono in aumento rispetto al passato e questo è un dato, paradossalmente, confortante, nel senso che i rapporti di coppia sono, nella maggioranza dei casi, solo dei ricettacoli di illusione e dei contenitori dove perpetuare i meccanismi trasmessi inconsapevolmente da una generazione all’altra. Almeno, in questo modo, ci si può fermare a riflettere che i conti non tornano. Certo che se i divorzi e le separazioni proseguono in una infinita catena, occorre chiedersi che cos’è che non sta funzionando.
Se vediamo la ricerca della tana nella dimensione lavorativa, incontriamo immediatamente la tentazione del “posto fisso”. Se ci riflettiamo in termini più sottili, il “posto fisso” altro non è che una tana che assicura il nutrimento a vita, la non espulsione (ci sono, del resto, anche i sindacati che proteggono) e la garanzia che, finalmente, possiamo stare “tranquilli” (addormentati). L’effetto principale di questo tipo di organizzazione, infatti, è l’addormentamento: piano piano l’impiegato assunto nel posto fisso si adatta al sistema di lavoro, fatto di lamentele, di pettegolezzi, di totocalcio, di invidie, di tossine continue da mandare giù. L’ultimo gioco che gira negli uffici da posto fisso è il “toto-morto”, che consiste nello scommettere quale personaggio famoso morirà entro l’anno. Capite quali sono i frutti dell’energia da posto fisso? Lentamente, si apprende a divenire rassegnati, cinici, cioè ad ammalarsi dentro e, in parecchi casi, ad ammalarsi anche fisicamente. Un siffatto sistema non può condurre ad altro.
L’illusione della ricerca della tana va nella direzione opposta a quella che caratterizza un ricercatore che comincia ad aprire gli occhi: cercare la pace profonda e definitiva, rilassandosi nel conflitto e nel fluire degli eventi, senza cercare di controllare. Un ricercatore deve chiedersi continuamente se e come sta cadendo nell’illusione di una tana da cercare.

Mag 25, 2009 - blog life    10 Comments

il meccanismo dell’illusione

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Il fenomeno dell’illusione consiste nel confondere una parte per il tutto: vedo una persona di spalle, ha la testa di una forma simile a quella di un amico, mi avvicino per salutarla e mi fermo, deluso dalla scoperta che si tratta di un’altra persona. L’illusione si basa sempre sulla somiglianza tra 2 forme simili, che possono essere confuse tra loro: ciò spiega solo il come dell’illusione, ma non il perché. Magari, non mi accorgo che quell’amico mi manca e che vorrei vederlo: questo è il perché dell’illusione.
Il perché dell’illusione è da cercare in una emozione o in un bisogno di cui non siamo consapevoli, che ci induce a vedere cose che non esistono. Sono particolarmente noti quegli esperimenti che dimostrano come persone affamate tendono a vedere panini e torte nella maggior parte delle immagini ambigue, che vengono loro sottoposte. Quindi, i bisogni e le emozioni irrisolte tendono sottilmente a far percepire situazioni, contesti, oggetti e significati che non esistono.
Oltre il 90% delle persone vivono in uno stato di sonno, cioè di inconsapevolezza, che porta a sviluppare illusioni collettive, tutta la giornata, per tutta la vita. Non potrebbe essere altrimenti, visto che la consapevolezza è una sudata conquista di pochi e che l’illusione cresce unicamente sul terreno dell’inconsapevolezza.
Quindi, ogni volta che non sono consapevole di un’emozione, tenderò a sviluppare un’illusione: ad esempio, non sento la mia rabbia e mi illudo che il rapporto con il mio amico sia fluido e scorrevole. Poi, mi viene la gastrite e vado dal medico, che mi riempie di farmaci e ciò mi evita di ascoltare il sintomo (frutto dell’emozione sottostante): così facendo, perdo continuamente l’opportunità di ascoltarmi un po’ più attentamente e continuo a sviluppare disarmonia, visto che i farmaci influiranno negativamente su altri organi. L’attaccamento all’immagine che ho di me stesso, poi, cristallizza l’intera sequenza: io sono una persona pacifica e tollerante, che va d’accordo con tutti e che non crea attriti con gli amici. Che bella persona che sono! Anche se lo stomaco non è molto d’accordo, posso continuare a raccontarmela come mi pare.
Tutto ciò fa pensare a quanto la consapevolezza impegni: nel momento in cui cominciate a tradurre i vostri sintomi fisici con l’espressione delle vostre emozioni, comincia un nuovo mondo, tutto da scoprire. Ed il percorso che ne consegue, gradualmente, impone delle scelte.
Quelli che seguono sono solo alcuni chiari esempi di come l’illusione può prendere piede nella vostra vita, per creare, o riprodurre, una sottile gabbia, il cui unico obiettivo è quello di proteggervi dal reale contatto con la Realtà.