Tagged with " salute"
Dic 11, 2014 - blog life    Commenti disabilitati su CHECK UP

CHECK UP

7e77091fd7cbd5c13559884d6dc42c37.jpg

  • check up? Su misura!

Gli esami utili sono pochi: ciò che conta è un sano stile di vita

Il cuore. E la pressione. E il colesterolo. Testare il livello di efficienza e salute del nostro corpo può diventare un’ossessione. Ma la medicina ci dice che non tutti gli esami sono necessari. E allora, come fare un check up efficace e mirato? E ogni quanto?

Prima degli esami la prevenzione

“Intanto, bisogna ricordare che la salute è frutto di buone abitudini e prevenzione”, afferma il professor Domenico Cucinotta, diretore del Dipartimento di medicina interna e dell’invecchiamento dell’Azienda ospedaliera Sant’Orsola – Malpighi di Bologna. “Se un check up generico può essere inutile, o troppo superficiale, il rapporto con il medico di fiducia è importante, perché è lui a indicarci gli esami su misura per noi”.

Una visita all’anno

“La visita annuale è il punto di partenza”, prosegue il professor Cucinotta. “Nell’adolescente serve per verificare una crescita regolare. Nell’adulto si controlla che peso e pressione siano costanti, che le abitudini di vita siano corrette, che le norme di prevenzione siano osservate, e si richiedono, se necessari, gli esami di sangue e urine. Nell’anziano, va sempre osservato anche il livello di autonomia fisica e mentale, indispensabile per la qualità della vita e l’indipendenza. Le donne, a parte l’autopalpazione del seno da fare ogni mese, dovrebbero controllare l’anemia in occasione di gravidanze e allattamento, fare il pap-test ogni tre anni e, arrivate alla menopausa, la mammografia ogni due”. Nelle donne che hanno avuto una madre o una sorella malata di cancro al seno, questo esame in genere si comincia prima, verso i 45 anni, con cadenza annuale.

Mangiare meno e meglio

E con l’avanzare dell’età cambia qualcosa? “Non molto”, chiarisce il professor Cucinotta, “se non ci sono disturbi è inutile aumentare la frequenza degli accertamenti. Le tappe dei controlli sono semplici: intorno ai 50/60 anni è il momento di andare dall’oculista, per misurare la pressione dell’occhio, e di fare la pancolonscopia, che si ripeterà solo dopo altri dieci anni, mentre intorno 60/65 anni la densitometria ossea (o Moc) permetterà nelle donne di verificare se c’é osteoporosi”. Tutto qui? “Niente affatto. La prevenzione è uno stile di vita che comporta a tutte le età il controllo del peso e dell’alimentazione, oltre a una regolare attività fisica, e al costante allenamento di mente e memoria con stimoli, letture e rapporti sociali”.

Esami: a ogni età quelli giusti

Alimentazione corretta, mantenimento del peso forma e attività fisica sono le buone abitudini sempre valide, da integrare con questi controlli:

OGNI ANNO visita medica, misurazione della pressione, controllo del peso.

25/35 pap-test ogni tre anni; urine, sangue, colesterolo ogni 3/4 anni; verifica dell’anemia in gravidanza o allattamento

35/50 ecografia mammaria ogni due anni prima della menopausa; mammografia ogni due anni dopo la menopausa

50/60 pancolonscopia ogni dieci anni; tonometria (misurazione della pressione dell’occhio, per valutare il glaucoma)

60/70 densitometria ossea (per l’osteopo verifica drosi);el mantenimento delle attività cognitive e dello stato funzionale (check

Nov 2, 2008 - cura    24 Comments

ADOTTIAMO UN GERME?

Igiene, non tutti i germi vengono per nuocere…
Il paradosso è che per tutelare la nostra salute, siamo sempre più inclini a mangiare e bere alimenti assolutamente asettici e a prendere al contempo integratori per stimolare le difese immunitarie o antibiotici per far fronte alla presenza di microbi ai quali il nostro organismo non è più abituato. Senza contare le sostanze chimiche con cui, per questa nostra assoluta ricerca d’igiene, entriamo in contatto. E che si potrebbero rivelare assai più nocive di molti germi presenti nell’ambiente
 Rinunciare alla doccia quotidiana può sembrare un compromesso difficilmente accettabile per molti abitanti del mondo occidentale. Del resto veniamo abituati sin da piccoli alla pratica dell’igiene personale, a partire dal lavarsi le mani prima di mettersi a tavola. Recenti ricerche epidemiologiche e prove di laboratorio condotte su animali, stanno invece dimostrando che la teoria proposta alla fine degli 1557692963.7.jpganni Ottanta dall´epidemiologo britannico David Strachan, che attribuiva alla minore esposizione ai germi durante l´infanzia l´aumento delle malattie allergiche nei Paesi più ricchi, aveva fondamenti concreti.

In questi anni vi sono state molte prove indirette che quella teoria fosse giusta, e che la probabilità di soffrire di malattie allergiche fosse più bassa tra chi aveva avuto occasione di vivere in maggiore promiscuità e quindi verosimilmente con minori attenzioni igieniche. Oggi – leggiamo in una intervista a Paolo Maria Matricardi, senior scientist presso il Dipartimento di pneumologia e immunologia pediatrica dell´Università di medicina Charité di Berlino- quella teoria è suffragata da prove sperimentali e la cosiddetta “teoria igienica” viene estesa non solo alle allergie, ma anche al campo delle patologie autoimmuni, quelle cioè in cui le difese immunitarie reagiscono contro parti dello stesso organismo considerandole come corpi estranei.

Del resto la ricerca dell’ igiene portata agli eccessi verso una sorta di vera e propria sterilizzazione è ormai parte di molta della nostra cultura. E influenza comportamenti, servizi, legislazioni. In effetti dietro alla cultura dell’igiene vissuta come ricerca di asetticità c’è anche un enorme business, di cui il grande spazio occupato dagli spot pubblicitario ne è la dimostrazione. Per cui passa il messaggio, ormai considerato normale, che su un pavimento o un lavandino, trattato con un determinato prodotto, vi si possa addirittura mangiare.

Con conseguenze niente affatto trascurabili. Del resto – chiamando a prestito i fondamenti della teoria del caos per cui a variazioni infinitesime delle condizioni in ingresso corrispondono finite variazioni in uscita – è quantomeno dimostrato che un maggior ricorso a clausole per il raggiungimento di maggiori condizioni igieniche corrisponde un aumento di rifiuti. Basti pensare al sistema degli imballaggi per quanto riguarda i consumi di beni alimentari. O la maggiore quantità di reflui indirizzati ai sistemi di depurazione che sta dietro alla cultura d460912883.jpgell’igiene personale e domestica spinta sino alla sterilizzazione che ha sostituito le buone pratiche igieniche, che nessuno naturalmente vuole mettere in discussione.

Una cultura che ha messo fuori gioco molti prodotti tipici, perché le caratteristiche al contorno per la loro produzione non corrispondono più a standard di asetticità, che la società del benessere reputa ormai come irrinunciabili. E che quindi favorisce prodotti industriali, omologati e sicuri dal punto di vista dell’igiene, salvo poi scoprire che gli ingredienti con cui sono stati fabbricati poco hanno a che fare con la sicurezza per la salute.

Un sistema che – per la dichiarata battaglia ai germi – rende il nostro organismo più vulnerabile e addirittura più pronto a reagire contro sé stesso, come emerge dalle ricerche epidemiologiche citate, che non ad avere un sistema immunitario stimolato a combattere contro possibili infezioni.
Con il paradosso che per tutelare la nostra salute, siamo sempre più inclini a mangiare e bere alimenti assolutamente asettici, a seguire una spasmodica igiene personale e degli oggetti e gli ambienti che ci circondano e a prendere al contempo integratori per stimolare le difese immunitarie o antibiotici per far fronte alla presenza di microbi ai quali il nostro organismo non è più abituato e dai quali non si sa più difendere in maniera adeguata. Senza contare le sostanze chimiche con cui, per questa nostra assoluta ricerca d’igiene, entria639160643.jpgmo in contatto. E che si potrebbero rivelare assai più nocive di molti germi presenti nell’ambiente e che contribuiscono invece a rendere questo ambiente sempre più degradato. Viene allora da porsi la domanda di cosa sia preferibile.

 
Mag 21, 2008 - blog life    1 Comment

DONNE IN RETE

85dba74e178333d0e6fef63b4d9f59a1.jpgè un’associazione che riunisce differenti figure femminili con il comune obiettivo di occuparsi di problematiche prettamente legate al cosiddetto sesso debole. Non solo un’associazione di pazienti o una società scientifica, però, ma un progetto in cui medici, giornaliste, esponenti politici ed altre figure legate al sociale (professioniste in genere di diversi settori) mettono a disposizione la propria esperienza e competenza per la tutela dei pazienti. Il portale www.donneinrete.net, nato nel gennaio 2008, è finalizzato proprio a chiarire le idee circa il Papillomavirus Umano ma l’intenzione è quella di rendere il servizio, con il tempo, un vero punto di riferimento per la salute ed il benessere psicofisico delle donne, toccando anche altre patologie di cui quest’ultime possono essere vittime.