il cassetto degli appunti

ANDATA E RITORNO DALL’INFERNO DEL DARFUR

 TRATTO DAL BLOG DI DON LUCIANO

 

Il mio amico Gulielmo, infermiere, religioso saveriano, rapito dai ribelli della Sierra Leone, prigioniero per oltre due mesi e in seguito liberato, ha lavorato negli ultimi due anni con la croce rossa internazionale nei campi profughi del Dalfur: Un autentico inferno, cosi l’ha definito, soprattutto per donne e bambini. Un’esperienza terrificante: mutilaziono. violenze di ogni tipo, corpi dilaniati dalle bombe antiuomo.

Ancora una volta vi propongo la visione di questo nuovo video e poi chiamate con il cellulare al numero che troverete: collaboreremo alla costruzione di un ospedale pediatrico. Non scappare ti prego.

“Mia cognata è stata presa da un gruppo di tre uomini. Si era allontanata dal villaggio di poco per prendere legna. Era sola. E proprio per questo l’hanno punita. L’ hanno violentata, gli hanno detto, perchè se l’era cercata. Quando è tornata ed ha raccontato quello che le era successo, suo marito, mio fratello, l’ha cacciata e nessuno della famiglia l’ha aiutata. E’ morta!” (Kalima)

L’ultima rosa

Le rose nelle siepi son già tutte appassite, le loro corolle sotto il caldo sole  sono sfiorite, solo l’ultima rosa è ancora un bocciolo dal cuore rosso, accartocciato, su se stesso ripiegato. L’ultima rosa io la chiamerò la “rosa della speranza”, perché mi ricorda, seppur in lontananza, che a tutte le ore c’è un soffio d’amore da donare, da respirare. L’ultima rosa io curerò, per lei rugiada io sarò poi la poserò fra le pagine che la vita continua a scrivere adagio, con le sue dita. Vedrai, come sarà bella l’ultima rosa seppur ingiallita dal tempo, la porterò tra le mie mani al riparo del vento, e quando s’aprirà anche se vecchia io sarò graziosa come una giovane sposa. (Poesia di Fiorella Elmetti)

 

 Non lasciamoli morire!

 

Caro amico/a che passi nel mio blog per cogliere un pensiero furtivo, un piccolo fiore di speranza, fermati una volta a vedere dove può giungere la nostra cattiveria. E’ venuto a trovarmi Guglielmo, un volontario della Croce Rossa Italiana che ha lavorato un anno e mezzo in un campo profughi del Darfur! Mi ha raccontato cose raccappricianti: mani amputate a colpi di macete, stupri a quntità, bambini e bambine violentate, gente ridotta in schiavitù. L’anticanera dell’inferno: Abbi il coraggio di veder questo video e poi fa’ un numero con il tuo cellulare.

Non rimaniamo indifferenti: facciamo qualcosa!

Dopo la morte, un uomo si presentò davanti al Signore. Con molta fierezza gli mostrò le mani.
“Signore, guarda come sono pulite le mie mani!”.
Il Signore gli sorrise, ma con un velo di tristezza, e disse: “E’ vero, ma sono anche vuote”.

Lo scrittore russo Dostoevskij racconta la storia di una signora ricca ma molto avara che, appena morta, si trovò davanti un diavolaccio che la gettò nel mare di fuoco dell’inferno. Il suo angelo custode cominciò disperatamente a pensare se per caso non esisteva qualche motivo che poteva salvaria. Finalmente si ricordò di un lontano avvenimento e disse a Dio: ” Una volta la signora regalò una cipolla del suo orto a un povero”.
Dio sorrise all’angelo: “Bene. Grazie a quella cipolla si potrà salvare. Prendi la cipolla e sporgiti sul mare di fuoco in modo che la signora possa afferrarla, poi tirala su. Se la tua signora rimarrà saldamente attaccata alla sua unica opera buona potrà essere tirata fino in paradiso”.
L’angelo si sporse più che poté sul mare di fuoco e gridò alla donna: “Presto, attaccati alla cipolla”.
Così fece la signora e subito cominciò a salire verso il cielo.
Ma uno dei condannati si afferrò all’orlo del suo abito e fu sollevato in alto con lei; un altro peccatore si attaccò al piede del primo e salì anche lui. Presto si formò una lunga coda di persone che salivano verso il paradiso attaccate alla signora aggrappata alla cipolla tenuta dall’angelo.
I diavoli era preoccupatissimi, perché l’inferno si stava praticamente svuotando, incollato alla cipolla.
La lunghissima fila arrivò fino ai cancelli del paradiso. La signora però era proprio un’avaraccia incorreggibile e, in quel momento, si accorse della fila di peccatori attaccati al suo abito e strillò irritata: “La cipolla è mia! Solo mia! Lasciatemi…”. In quel preciso istante la cipolla si sbriciolò e la donna, con tutto il suo seguito, precipitò nel mare di fuoco.
Sconsolato, davanti ai cancelli del paradiso, rimase solo l’angelo custode.
Riempi le tue mani di altre mani. E stringile forte.
Ci salveremo insieme, o non ci salveremo.


 

 

ANDATA E RITORNO DALL’INFERNO DEL DARFURultima modifica: 2008-10-20T22:49:00+02:00da
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