Mag 13, 2011 - messaggi    3 Comments

come ci vedono gli altri…

 

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In condizioni normali passiamo un sacco di tempo a cercare di capire come gli altri ci vedono, ci considerano e ci rappresentano nella loro mente.
Sono stimata dai colleghi? Piaccio a mio marito? Il mio capo mi reputa affidabile? I miei amici trovano brillante la mia conversazione? I lettori del mio blog mi giudicano competente?
Leggere nella mente degli altri è vitale per la nostra esistenza: il frutto di tale lettura ci orienta nel mondo, calibra i nostri atteggiamenti e modifica i nostri comportamenti nella direzione di un perfezionamento positivo della nostra immagine ai loro occhi.
Se i miei colleghi mi stimano, potrò invitarli a pranzo questo lunedì, se il mio capo mi reputa inaffidabile dovrò dargli dimostrazioni speciali di affidabilità, se i miei lettori mi trovano noiosa, dovrò raccontare una barzelletta .
Tuttavia nella nostra percezione di come gli altri ci considerano non siamo proprio accuratissimi. Le ricerche dimostrano che le persone, quando si tratta di identificare con precisione quanto e chi le trova attraenti, intelligenti, o simpatiche ci azzeccano quanto farebbero tirando a indovinare.
Questo è dovuto massimamente al fatto che, per leggere la mente degli altri, siamo costretti a …passare dalla nostra. Siamo portati a usare le stesse lenti che utilizziamo per valutare noi stessi, lenti colorate dalle nostre credenze, attitudini e intenzioni.
A questo proposito Nicholas Epley della University of Chicago Graduate School of Business ha proposto alcune riflessioni interessanti su Capital Ideas.
Secondo Epley una grande differenza fra auto-percezione ed etero-percezione è il livello di astrazione e dunque il grado di dettaglio.
Epley spiega che noi  osserviamo gli eventi della nostra vita quotidiana in un lungo e continuo flusso di esperienza, come in un film. Possiamo usare ogni minuto di questa esperienza per plasmare le nostre impressioni sulla nostra vita, il nostro comportamento e noi stessi. Ma nessun altro prende parte alla nostra vita da  vicino come facciamo noi.
Amici, parenti e conoscenti entrano ed escono dalla nostra vita, spesso potendone apprezzare solo il senso generale e non i singoli elementi.
Le impressioni che gli altri si formano di noi sono quindi basate su una visione “da satellite”, mentre le nostre sono basate su una visione “al microscopio”.
Eppure spesso agiamo come se gli altri ci osservassero nello stesso modo con cui noi osserviamo noi stessi.

Epley ha condotto un esperimento per dimostrare che il livello di dettaglio con cui pensiamo a noi stessi influenza la nostra accuratezza nella lettura della mente altrui.
Ha chiesto a 202 volontari di posare per una fotografia stile annuario, che i partecipanti potevano poi visualizzare sullo schermo di un computer.
Ha quindi comunicato ad alcuni soggetti che il giorno stesso le loro immagini sarebbero state giudicate da un osservatore di sesso opposto, a cui sarebbe stato chiesto “quanto è attraente costui?”, mentre ad altri ha detto che i giudizi sarebbero stati espressi tre mesi dopo.
Infine ha chiesto a tutti di anticipare come l’ osservatore avrebbe valutato la loro attrattività.
I risultati hanno evidenziato che il gruppo che pensava sarebbe stato valutato in futuro, si formava aspettative più accurate e vicine alla realtà di quanto facesse il gruppo che pensava sarebbe stato valutato il giorno stesso.
Secondo Epley quando ci si immagina nel momento attuale si pensa a sé stessi con  un grado di dettaglio finissimo, ci si concentra su aspetti specifici e ci si cala profondamente nel contesto contingente e, per esempio, si possono pensare cose come “Il grigio dei miei capelli è così visibile con questa luce!” (dettaglio + contesto)
Quando il pensiero su sé stessi si sposta in un contesto futuro invece, le persone tenderebbero a porre minor attenzione a caratteristiche peculiari e ad adottare prospettive più generali e acontestuali (“Ho bei capelli”).
Poiché la prospettiva a un maggior livello di astrazione, quella “da satellite”, è più vicina a quella con cui gli altri ci vedono, assumerla consentirebbe a tutti di aumentare l’accuratezza nella lettura della mente altrui.
Esempi pratici di prospettiva satellitare?
Non dare importanza alla smagliatura sulla coscia destra di cui nessuno probabilmente si accorgerà, non sentirsi osservati dal pianeta intero quando si inciampa, non pensare che un piccolo errore sul lavoro possa compromettere anni e anni di ligio impegno, non attribuire a se stessi tutta la responsabilità di quanto accade intorno a sè, accettare in definitiva che siamo, ovviamente, piuttosto salienti per noi stessi, ma non siamo altrettanto “giganti” nelle menti degli altri.( CAPACCHIONE )

come ci vedono gli altri…ultima modifica: 2011-05-13T15:39:00+02:00da lauratani
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3 Commenti

  • Poco importa come mi giudicano gli altri se sto bene con me stesso e sento di trasmettere positività senza pretendere nulla in cambio…

  • pirandello docet

  • Non neghiamolo… a tutti fa piacere dimostrare il meglio di noi stessi, specialmente se sappiamo che siamo sotto “osservazione”. Certo è che non ne dobbiamo fare un problema essenziale se ci trovano non preparati e magari con i capelli sfatti o in ciabatte. L’importante che che non “trucchiamo” il nostro carattere o il sentimento o la nostra intelligenza.

    Un abbraccio, Laurina!
    Nadia