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Ago 23, 2009 - messaggi    18 Comments

Viviamo spettinate allora….

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Oggi ho imparato che bisogna lasciare che la vita ci spettini, perciò ho deciso di vivere la vita con maggiore intensità.
Il mondo è pazzo. Decisamente pazzo…
Le cose buone, ingrassano. Le cose belle, costano. Il sole che ti illumina il viso, fa venire le rughe. E tutte le cose veramente belle di questa vita, spettinano…
– Fare l’amore, spettina.
– Ridere a crepapelle, spettina.
– Viaggiare, volare, correre, tuffarti in mare, spettina.
– Toglierti i vestiti, spettina.
– Baciare la persona che ami, spettina.
– Giocare, spettina.
– Cantare fino a restare senza fiato, spettina.
– Ballare fino a farti venire il dubbio se sia stata una buona idea metterti i tacchi alti stanotte, ti lascia i capelli irriconoscibili …

Quindi, ogni volta che ci vedremo, avrò sempre i capelli spettinati…
Tuttavia, non dubitare che io stia vivendo il momento più felice della mia vita.
E’ la legge della vita: sarà sempre più spettinata la donna che scelga il primo vagoncino sulle montagne russe di quella che scelga di non salire…

Può essere che mi senta tentata di essere una donna impeccabile, pettinata ed elegante dentro e fuori.
Questo mondo esige bella presenza: pettinati, mettiti, togliti, compra, corri, dimagrisci, mangia bene, cammina diritta, sii seria…  

Forse dovrei seguire le istruzioni però… quando mi ordineranno di essere felice?
Forse non si rendono conto che per risplendere di bellezza, mi devo sentire bella… La persona più bella che possa essere!

L’unica cosa che veramente importa è che quando mi guardi allo specchio, veda la donna che devo essere. Perciò, ecco la mia raccomandazione a tutte le donne:

Abbandonati, Mangia le cose più buone, Bacia, Abbraccia, Balla, Innamorati, Rilassati, Viaggia, Salta, Vai a dormire tardi, Alzati presto, Corri, Vola, Canta, Fatti bella,
 Mettiti comoda, Ammira il paesaggio, Goditela e, soprattutto, lascia che la vita ti spettini!!!!

Il peggio che può succederti è che, sorridendo di fronte allo specchio, tu  … debba pettinarti di nuovo!  


Set 7, 2008 - blog life    18 Comments

STORIE DI DONNE

miss emilia accusa:scartata perche’ taglia 44653580768.jpg

6 settembre 2008-Ce l’ha messa tutta, ha persino perso otto chili, ma alla fine, Benedetta Mazza, Miss Emilia 2008, in gara alle finali di Salsomaggiore per Miss Italia, si è sentita criticare dalla giuria per la sua, evidenemente troppo giunonica, taglia 44.

A meno di un anno dalla campagna schock di Oliviero Toscani che tappezzò l’Italia con l’immagine di una modella anoressica allo stremo, gli stessi giudici che si erano schierati contro l’anoressia si contraddicono.Un anno fa, lo scatto della modella Isabelle Caro, ridotta dalla malattia nervosa a pesare 31 chili, fatto uscire da Oliviero Toscani per Nolita in concomitanza con la settimana dela moda aveva sollevato un grosso dibattito. A favore di provvedimenti che vietassero di ingaggiare per le sfilate giovani troppo magre si erano schierati l’allora ministro della Salute, Livia Turco, e gli stilisti Giorgio Armani e Dolce&Gabbana.

La stessa giuria di Miss Italia si era detta disponibile a selezionare ragazze con taglie non troppo ridotte. In particolare Patrizia Mirigliani aveva ribadito un supporto nelle battaglie anti-anoressia, per sconfiggere una malattia considerata quasi “professionale” per le modelle. Ma alla prova dei fatti…si sono smentiti.Ora, proprio una concorrente sembra rimettere in discussione questo loro impegno. Benedetta Mazza, Miss Emilia 2008, dopo aver sfilato dichiara che la Miss Italia ideale dovrebbe essere “non troppo alta e non troppo magra”. E che dalla giuria tecnica ha ricevuto critiche “per la mia taglia 44.

Ammetto di esserci rimasta male, anche perché ho già perso otto chili grazie ad alimentazione sana e palestra”.Secondo Benedetta, invece, “dal concorso non deve uscire una top model perché non è nella natura della manifestazione, che premia bellezze meno appariscenti e più genuine, più armoniche e proporzionate”.brlegge in Marocco prevede che l’età minima per sposarsi sia di 18 anni.

Mar1845437981.jpgocco, fatwa su nozze con bimba
“Stesse capacità sessuali di donne”

“Una ragazzina di nove anni ha le stesse capacità sessuali di una di venti e oltre”. Lo afferma, secondo quanto riporta il quotidiano marocchino “Aujourd’hui Le Maroc”, una fatwa emessa dallo sceicco Mohamed Ibn Abderrahmane Al-Maghraoui. Dopo la fatwa (decreto di carattere religioso promulgato dai dotti islamici) è scoppiata una durissima polemica. La ne pubblica marocchina è assolutamente contraria a questa presa di posizione che, dicono tra l’ altro in molti, è un lasciapassare per la pedofilia.
 
Tra le varie prese di posizione contrarie alla fatwa il quotidiano riporta quelle del deputato integralista Abdelbari Zamzmi e della presidente dell’associazione “Nessuno tocchi i miei bambini”, Najia Adib.

Zamzmi, riferendosi al fatto che Al-Maghraoui ha voluto rendere inattaccabile la sua fatwa ricordando che Maometto “si è sposato con Aicha che aveva nove anni”, ha ribattuto che lo sceicco ha utilizzato l’episodio come pretesto per questa “pratica scandalosa”. “L’ epoca del nostro Profeta – ha detto al riguardo – è completamente diversa dalla nostra…Ai nostri giorni un tal matrimonio sarebbe una vera ingiustizia nei confronti della ragazza…Una vera aberrazione”.

E “aberrante” la giudica anche Najia Adib (Nessuno tocchi i miei bambini), a parere della quale “questo sceicco sta semplicemente incoraggiando la pedofilia. Se è così visceralmente convinto di ciò che pensa, non ha che da far sposare sua figlia”. Ma forse, chiosa, questo sconosciuto sceicco era in cerca di un po’ di visibilità mediatica. E conclude la sua intervista al quotidiano marocchino: “Questo genere di persone guarda la religione musulmana dal punto di vista che fa loro comodo. E’ una visione riduttiva dell’ Islam. Ed è male. Fatwa come questa testimoniano della mancanza di ragione da parte di chi le edita. Non arrivo a comprendere attraverso quale percorso intellettuale o per quale costruzione mentale giungano a tali aberrazioni”.

In Marocco al di sotto dei 18 per sposarsi è richiesto il consenso dei genitori e di un giudice, ma ci si riferisce a teen ager e non a bambini.

http://www.tgcom.mediaset.it/mondo/articoli/articolo426291.shtml

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Indossa anche tu il Nodo di Fondazione Pangea e regalalo alle persone che ti sono care!

 

Il Nodo di Pangea è un bellissimo ciondolo, da indossare o da usare come porta chiavi, che rappresenta un segno tangibile della propria sensibilità e del proprio interesse alla condizione di molte donne nel mondo!

Con una donazione minima di 12 euro (costi di spedizione postale inclusi) potrai ricevere direttamente a casa tua il ciondolo a forma di nodo di Fondazione Pangea. La tua donazione andrà a sostenere il lavoro di Fondazione Pangea e contribuirà ad aiutare le donne a uscire dalla violenza e a vivere con dignità e con più serenità!

Se vuoi regalarlo alle persone che ti sono care, ti invieremo anche una pergamena che spiega il tuo gesto e che potrai consegnare insieme al tuo regalo!

Mag 27, 2008 - blog life    Commenti disabilitati su VIOLENZA SULLE DONNE

VIOLENZA SULLE DONNE

 

  

Un dramma quotidiano che si consuma quasi sempre in famiglia:
i principali colpevoli sono ma mariti, compagni e parenti

Parlano i dati. E non lasciano scampo. In Italia, la violenza sulle donne (spesso madri), sessuale, fisica e psicologica, è un problema quotidiano. Che si consuma quasi sempre in famiglia. E di cui la maggior parte delle donne fa ancora fatica a parlare. E’ una strage di innocenti, in pieno terzo millennio, in un paese che si ritiene avanzato e paladino della difesa dei diritti umani.

L’indagine Istat. Il 21 febbraio 2007, l’Istat ha presentato i risultati di un’indagine finanziata dal Ministero per i Diritti e le Pari Opportunità con i fondi dell’Unione Europea, per la prima volta completamente dedicata a questo fenomeno.
 Venticinquemila donne tra i 16 e i 70 anni, provenienti da tutto il territorio nazionale, formano il campione esaminato. Il metodo usato è stato quello dell’intervista telefonica. I dati si riferiscono al periodo gennaio-ottobre 2006. In pratica l’altro ieri. Informazioni più che attendibili, riportate da tutti i più importanti quotidiani e telegiornali, e di cui si è parlato (finalmente) il 25 novembre scorso, in occasione della “Giornata internazionale contro la violenza sulle donne”. Prima e dopo, il niente. Il tema, come spesso capita, scompare da tutti i grandi media.

Vocabolario. Prima dei dati, però, tre definizioni che forse è meglio non dare per scontate: -Violenza fisica: va dalle forme più lievi a quelle più gravi; si intende la minaccia, per una donna, di essere colpita fisicamente, di essere spinta, strattonata, presa a schiaffi, calci, pugni, colpita con un oggetto, ustionata o minacciata con le armi;
-Violenza sessuale: comprende stupro, tentato stupro, rapporti sessuali non desiderati subiti per paura delle possibili conseguenze, attività sessuali degradanti e umilianti;
-Violenza psicologica: ha varie forme, e spesso molte donne faticano a rendersi conto di essere vittime di una forma di violenza: ne fanno parte, tra le altre, le denigrazioni, il controllo dei comportamenti, le intimidazioni, le limitazioni economiche imposte dal partner e le strategie di isolamento.

Numeri spaventosi. E veniamo ai principali risultati dell’indagine, che riguardano, lo ricordiamo, anche il Sud Italia: sono quasi 7 milioni le donne che hanno subito uno (o più insieme) dei tre tipi di violenza (citati sopra) nel corso della loro vita.
Il 14,3% delle donne con un rapporto di coppia attuale o precedente, inoltre, è stata vittima di almeno una violenza fisica o sessuale da parte del proprio partner; se poi si considerano solo le donne con un ex partner, la percentuale arriva a toccare il 17,3%.
Il 24,7% delle donne italiane ha invece subito violenze da un altro uomo.
Mentre la violenza fisica è più di frequente opera dei partner (12% contro 9,8%), accade il contrario per quel che riguarda la violenza sessuale (6,1% contro 20,4%), soprattutto per il peso delle molestie sessuali. La differenza, infatti, è quasi nulla per gli stupri e i tentati stupri.

Il silenzio.
Il vero problema è che le vittime restano quasi sempre in silenzio: il 96% delle violenze subite da un non partner e il 93% di quelle subite dal proprio compagno, infatti, non sono denunciate. Non crediamo serva aggiungere commenti a questa amarissima realtà.

Gli stupri in famiglia. La maggior parte delle violenze si consuma in ambito familiare, e gran parte delle vittime (e spesso si parla di madri con figli) ha subito più episodi di violenza nel corso della propria esistenza. C’è da aggiungere che tale violenza ripetuta avviene più frequentemente da parte del partner che dal non partner (67,1% contro 52,9%).
Gli stessi partner, mariti o compagni, sono anche i maggiori responsabili degli stupri (il 69, 7%). Nel 17,4% dei casi, gli autori delle violenze sono comunque conoscenti della vittima. Sono nel 6,2% dei casi, gli autori sono estranei; inoltre, nel 91,1% dei casi gli stupri sono ripetuti, e nell’ 11,2% la donna era in cinta. Il contrario di quello che vorrebbero farci credere i mass media. Altro che extracomunitari, quindi. Come si deduce facilmente dai dati, dunque, per una donna il rischio di subire uno stupro (piuttosto che un tentativo di stupro) è tanto più elevato quanto più è stretta la relazione tra autore e vittima.

La violenza psicologica. Sette milioni 134 mila donne hanno subito o subiscono violenza psicologica in Italia: le forme più diffuse, in questo caso, sono l’isolamento o il tentativo di isolamento (46,7%), il controllo (40,7%), la violenza economica (30,7%), la svalorizzazione (23,8%) e le intimidazioni nel 7,8% dei casi.
Il 43,2% delle donne ha subito violenza psicologica dal proprio partner attuale. Di queste, 3 milioni 477 mila ne sono state vittima sempre o spesso (il 21,1%); 6 milioni 92 mila donne hanno invece subito solo violenza psicologica dal partner attuale (il 36,9% delle donne che attualmente vivono in coppia); 1 milione 42 mila donne hanno subito, oltre alla violenza psicologica, anche quella fisica o sessuale.

La violenza in famiglia non è percepita come reato.
Può sembrare incredibile, ma sono tantissime le donne che spesso non si rendono conto di essere vittime di violenza, e considerano normali tali comportamenti. Ciò avviene nei troppi casi in cui la violenza si verifica in famiglia, e spesso è accompagnata da un claustrofobico clima di omertà. Infatti, il 21,3% delle vittime, pur avendo avuto la sensazione che la propria vita fosse in pericolo in occasione della violenza subita, non l’ha considerata un reato. Solo il 18,2% delle donne pensa alla violenza subita in famiglia come tale (e quindi degna, almeno in teoria, di essere denunciata); per il 44% si è trattato semplicemente di “qualcosa di sbagliato”; mentre, per il 36%, solo di “qualcosa che è accaduto”. Anche nel caso di stupro o tentato stupro, solamente il 26,5% delle donne lo ha considerato un reato.

Le conseguenze della violenza subita. Le donne che hanno subito più violenze dai propri partner, in quasi la metà dei casi hanno sofferto, a seguito di esse, di perdita di fiducia e autostima, di sensazione di impotenza (44,9%), disturbi del sonno (41,5%), ansia (37,4%), depressione (35,1%), difficoltà di concentrazione (24,3%), dolori ricorrenti in diverse parti del corpo (18,5%), difficoltà a gestire i propri figli (14,3%), idee di suicidio e autolesionismo (12,3%).

L’ultima “novità”: lo “Stalking”.
Il fenomeno dello “stalking”, di cui si è molto parlato negli ultimi mesi, è in realtà strettamente connesso al tema della violenza psicologica. Si tratta di comportamenti persecutori ai danni delle donne (e sono due milioni e 77mila quelle che in Italia hanno subito tali forme di violenza) da parte dei partner al momento della separazione o in seguito ad essa.
Ora vediamo in pratica cosa sono costrette a subire queste donne: il 68,5% dei partner cerca insistentemente di parlare con contro la loro volontà; il 61,8% chiede ripetutamente appuntamenti per incontrarle; il 57% le aspetta fuori casa, o a scuola, o al lavoro; il 55,4% invia loro messaggi, telefonate, e-mail, lettere o regali indesiderati; il 40,8% le segue o le spia; l’11%, infine, adotta altre strategie. Quasi il 50% delle donne vittime di violenza fisica o sessuale da un partner precedente ha subito anche lo stalking.

E i figli? Chiudiamo con un ultimo dato, che ci riporta, in parte, all’intervista a Concita De Gregorio: 690 mila donne hanno subito violenze ripetute da partner e avevano figli al momento della violenza. Il 62,4% ha dichiarato che bambini e ragazzi hanno assistito ad uno o più episodi di violenza. Nel 19,6% dei casi vi hanno assistito “raramente”, nel 20,2% “a volte”, nel 22,6% “spesso”.

Conclusioni. Inutili ulteriori considerazioni a questo dramma nazionale. Donne e uomini, madri e padri, amici e parenti omertosi (oltre, evidentemente, ai mass media, a chi governa, e alle autorità che dovrebbero garantire la sicurezza di ogni cittadino) possono solo rendersi conto in fretta di quanto fino ad oggi è accaduto. E da qui ripartire. Per il bene e il futuro di tanti figli incolpevoli. A. Pr.

Per approfondire:

www.istat.it/salastampa/comunicati/non_calendario/20070221_00/ (permette di scaricare tutti i dati; tra le altre cose, sono anche disponibili i grafici che evidenziano le differenze tra sud, centro e nord Italia in merito alle diverse tipologie di violenza);

www.repubblica.it/2007/02/sezioni/cronaca/istat-violenza-donne/istat-violenza-donne/istat-violenza-donne.html (un articolo sull’indagine Istat pubblicato da “Repubblica”);

www.repubblica.it/2007/11/sezioni/cronaca/violenza-donne/violenza-donne/violenza-donne.html (un altro articolo sul tema pubblicato da “Repubblica”);

http://www.controviolenzadonne.org/

http://www.donneinsieme.org/

Mag 21, 2008 - blog life    1 Comment

DONNE IN RETE

85dba74e178333d0e6fef63b4d9f59a1.jpgè un’associazione che riunisce differenti figure femminili con il comune obiettivo di occuparsi di problematiche prettamente legate al cosiddetto sesso debole. Non solo un’associazione di pazienti o una società scientifica, però, ma un progetto in cui medici, giornaliste, esponenti politici ed altre figure legate al sociale (professioniste in genere di diversi settori) mettono a disposizione la propria esperienza e competenza per la tutela dei pazienti. Il portale www.donneinrete.net, nato nel gennaio 2008, è finalizzato proprio a chiarire le idee circa il Papillomavirus Umano ma l’intenzione è quella di rendere il servizio, con il tempo, un vero punto di riferimento per la salute ed il benessere psicofisico delle donne, toccando anche altre patologie di cui quest’ultime possono essere vittime.