DOMANDONA
Tra sogni nel cassetto e scheletri nell’ armadio…
Tra sogni nel cassetto e scheletri nell’ armadio…
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Gli odori influenzano le nostre notti: se gradevoli conducono a visioni fantastiche, se cattivi portano a incubi. Lo ha scoperto un ricercatore tedesco. Provare per credere
Profumi, aromi, essenze: in casa fanno bene. Di più: sono perfetti in camera da letto. Fino a ieri era solo una buona intuizione, tant’è che dilagava la moda di collocare nell’alcova incensi e profumatori d’ambiente.
Oggi arriva la conferma da parte della scienza: cospargendo la stanza da letto di piacevoli profumi – a condizione che si tratti di aromi delicati-, l’olfatto traghetterà il sonno verso sogni meravigliosi. La scoperta si deve a uno scienziato tedesco, Boris Stuck, del Policlinico ospedaliero di Mannheim, che è giunto ad asserire l’esistenza di un legame tra olfatto e sonno, e più nel dettaglio a concludere che gli odori influenzano ciò che si sogna: quelli sgradevoli regalano sogni brutti, viceversa fragranze aromatiche e gentili come il profumo di rosa aprono le porte ai sogni più belli. Lo studio di Stuck è stato di recente presentato al congresso annuale dell’American Academy of Otolaryngology a Chicago.
I ricercatori hanno coinvolto un gruppo di persone e hanno profumato le loro stanze da letto, notte dopo notte, con gradevoli aromi – come quello dei petali di rosa – o con cattivi odori – come quello di uova marce. Al mattino hanno domandato ai partecipanti di raccontare i loro sogni e connotarli dal punto di vista emotivo come negativi o positivi.
È emerso chiaramente l’impatto degli odori sui sogni: la colorazione emotiva dei sogni resa dai volontari era infatti positiva quando i soggetti avevano dormito immersi in un aroma buono, cattiva quando viceversa nel sonno respiravano odori cattivi.
Anche alle più scettiche, da ora in avanti, non costerà molto provarci. Oltre a dormire con le finestre aperte, cosa che quanto meno favorisce l’eliminazione dei cattivi odori notturni in camera, perché non tentare anche a profumare notti e sogni? Raccontateci poi com’è andata l’esperienza.
Alcuni ricercatori giapponesi sono riusciti a visualizzare delle immagini partendo dalla sola analisi del cervello: è il primo passo verso la visualizzazione dei pensieri e dei sogni.
[ZEUS News – www.zeusnews.com – ]
“In futuro, diventerà possibile leggere i sentimenti e gli stati emotivi“ e visualizzare i sogni “prelevandoli” direttamente dal cervello: è questo il traguardo che vede il dottor Yukiyasu Kamitani, ricercatore capo degli Atr Computational Neuroscience Laboratories giapponesi.
L’entusiasmo del dottor Kamitani deriva dal successo di un esperimento: partendo dall’analisi dell’attività cerebrale, i ricercatori sono riusciti a determinare quale immagine il soggetto in esame stesse guardando.
L’esperimento richiama per certi versi quello condotto in California nove mesi fa e che ha portato a risultati simili.
I soggetti sono stati sottoposti a risonanza magnetica funzionale per registrare i cambiamenti della circolazione del sangue nei loro cervelli mentre i ricercatori mostravano loro 400 immagini casuali (di 10 x 10 pixel) per 12 secondi ciascuna; durante questa operazione un computer raccoglieva i dati e associava i cambiamenti nell’attività del cervello con le diverse immagini.
Poi, ai soggetti è stato mostrato un nuovo set di immagini, tra cui le sei lettere della parola neuron (neurone): il computer, basandosi solo sull’attività cerebrale, è riuscito a ricostruire ciò che i soggetti stavano guardando.
Si tratta solo dell’inizio: per ora le immagini ottenute sono semplici e in bianco e nero, ma più le misurazioni diventeranno accurate, più facilmente si potrà costruire una macchina in grado di mostrare – analizzando l’attività del cervello – non solo quanto il soggetto sta vedendo con i propri occhi, ma anche quanto sta visualizzando nella propria mente. È la strada che porta alla visualizzazione dei sogni.
I ricercatori vedono poi un futuro in cui sarà possibile accedere alle immagini custodite direttamente all’interno della testa di un artista o, guardando la cosa da un punto di vista medico, aprire una finestra sulle menti dei pazienti affetti da allucinazioni.
Più concretamente, i risultati raccolti rappresentano un grande passo in avanti nella comprensione dell’attività cerebrale. In 10 anni, secondo il dottor Kamitani, i progressi in questo campo renderanno possibile leggere i pensieri di una persona con un discreto grado di accuratezza.
Possiamo solo immaginare le questioni etiche che questa tecnologia porterà con sé e sulle quali, al momento, i ricercatori giapponesi non sembrano volersi soffermare.