Apr 27, 2009 - case infestate    6 Comments

il fantasma che faceva ridere

1.jpgANDRE’ E IL CLAN DEGLI INVISIBILI

Nella verde campagna francese sorge una vecchia fattoria.
I proprietari, che vivono in città, trascorrono qui le vacanze estive.
La casa, ad ogni modo, è occupata regolarmente da insoliti inquilini: i fantasmi!
E’ un luogo ideale per loro, tranquillo per la maggior parte dell’anno, interessante quando arrivano i padroni di casa. Eh sì, perché dovete sapere che quei fantasmi si divertono da pazzi a fare scherzi ai bambini e ad impaurire gli adulti.
Prima di raccontarvi la storia, però, vorrei presentarvi il clan degli amici invisibili:
RENE’ è il capo fantasma dalla voce tonante, grande e grosso come un orso e zoppo ad una gamba a causa di una ferita di guerra. Va fiero delle medaglie al valor militare che gli luccicano sul petto e coglie ogni occasione per ricordare a tutti le sue battaglie.
MIMI’, sua moglie, è sottile come un fuscello. D’inverno piagnucola per il freddo e gironzola con una mantellina di lana logora trovata in un baule polveroso nella soffitta.
PIERRE e JEAN sono due gemelli villani e litigiosi che si azzuffano spesso perché entrambi vogliono avere il primato di chi ulula più forte.
MARION, la sorella, è così grassa che i fratelli la prendono in giro urlando:
-Spostarsi! Fare spazio! Sei più ingombrante di un tricheco obeso! –
Marion ha una sfrenata passione per il canto e ulula arie d’opera a tutte le ore del giorno. Purtroppo è stonata e per questo i fratelli la insultano senza pietà.
Infine c’è il vecchio ANDRE’, un fantasma senza testa e primo inquilino della casa.
Dovete sapere che c’è stato un periodo in cui, in Francia, i traditori e i malfattori erano ghigliottinati, in pratica era tagliata loro la testa con la ghigliottina.
Di conseguenza Andrè, dopo esser stato per anni in prigione ingiustamente accusato di alto tradimento, fu ghigliottinato.
Andrè è un fantasma che non fa paura a nessuno, nemmeno ai polli, ed ha la specialità di fare il solletico alle persone mentre dormono.
Quando queste si svegliano, invece di gridare alla vista del fantasma, scoppiano in una fragorosa risata. Tempo fa il povero Andrè scappava via pieno di vergogna, adesso ride anche lui della situazione.
Questa è la sua avventura più importante.
Mimì, quando lo vedeva rientrare mogio mogio dalle sue scorribande notturne, gli diceva:
-E’ meglio che ti ritiri, che tu vada in pensione, ti stai rovinando la vita! E poi va a finire che la gente non avrà più paura nemmeno di noi! –
Andrè cominciò allora a passare intere notti chiuso nell’armadio della vecchia soffitta, ma era una sofferenza.
-Che fantasma sono se posso uscire soltanto di giorno quando nessuno mi può vedere, e di notte devo stare rinchiuso come una mummia nel suo sarcofago? – pensava malinconicamente Andrè.
Una notte, mentre i suoi amici se la spassavano a spaventare i mortali arrivati dalla città, gli venne un’idea:
-Potrei far visita al piccolo Philippe, almeno lui si metterà a strillare!
Lo so che non è da buon fantasma spaventare i bambini, ma ho pur sempre la mia reputazione da salvaguardare. –
Andrè, dopo aver indossato il mantello, sgusciò fuori dal suo nascondiglio; Marion ululava giuliva un’aria di Puccini, ed era talmente presa che nemmeno lo notò. Il fantasma attraversò lesto la soffitta, scese fluttuando le ripide scale di legno, percorse il corridoio lungo e stretto, cercò la porta della camera di Philippe ed entrò.
Il bambino dormiva tutto rannicchiato sotto le coperte, abbracciato al suo cagnolino di peluche.
-E’ un po’ un problema, devo trovare dove sono i piedi. – pensò il fantasma.
Andrè sollevò lentamente le coperte:
-Ah, ecco il primo piedino, ed ecco il secondo. Bene bene! –
Prese da sotto il mantello una piuma di struzzo e con maestria iniziò a solleticare le piante dei piedi del piccolo.
Poco dopo Philippe si mosse nel sonno, rise sommessamente, poi più forte, si agitò nel letto, quindi… come Andrè si aspettava si mise a sedere e lo guardò con gli occhi sbarrati.
Ma l’urlo non arrivava! E quel bambino nemmeno rideva!
Finalmente parlò: – Oh poverino, come deve essere brutto non avere la testa! Cosa ti è successo? Dove l’hai persa? Come ti chiami? –
Andrè non rispose e, rassegnato, si avviò verso la porta.
Ma Philippe lo fermò:
– Aspetta, forse ti posso aiutare! –
Scese dal letto e andò a rovistare nella cesta dei giocattoli. C’era davvero di tutto, ma non quello che cercava.
Intanto Andrè si chiedeva cos’avesse in mente il bimbo.
Alla fine Philippe, dopo aver aperto l’armadio, esclamò:
– Ho trovato ho trovato, ecco qua! – E prese un bastone che portava in cima una grossa testa di pezza dai capelli color zafferano. Due grandi bottoni blu lo fissavano insolenti, mentre una rossa cerniera aperta gli sorrideva mostrando due file di denti metallici.
-Posso montarti questa testa se vuoi, è sempre meglio che andare in giro conciato così! – si offrì il piccolo.
Andrè era perplesso:
-Non assomiglierà molto alla faccia che avevo, ma lo lascerò fare. E’ molto gentile questo bambino. –
-Siedi su questo sgabello, – lo invitò Philippe – altrimenti non riesco a lavorare.
Prima stacco la testa dal bastone, poi, con un po’ di pazienza, la fisserò a quello che è rimasto del tuo collo. Non ti farò male, ho una colla potentissima, ma devo usarla con attenzione. –
Così Philippe diede un nuovo aspetto ad Andrè.
– Wow, sei il fantasma più originale che esista! – esclamò divertito – Chissà come urleranno i grandi! Non c’è uno specchio invece in questa camera, dovrai andare nel bagno a specchiarti. Ti sembrerà strano vedere solo la testa, poi ti piacerà!
Beh, adesso mi dici come ti chiami e dove hai perso la tua vera testa? –
Andrè faticò un poco a riprendere l’uso della parola e balbettò:
-Mmi chiaamo A A Andrè, tii ri ringraazio di c c cuoore per queello c c che hai f f fatto. Tti raccoonterò un’altra volta la mia stooria. Scu scusami, mma deevo andare. –
-O.K. ci vediamo un’altra volta, anch’io sono stanco. – rispose Philippe sbadigliando. E s’infilò sotto le coperte.
Andrè, ansioso di vedere il suo nuovo aspetto, si diresse verso il bagno.
Non appena mise piede nella stanza, sentì un urlo così forte che lui stesso si spaventò alla vista dell’anziana signora più spettrale di uno spettro, con gli occhi strabuzzati e la bocca spalancata al punto tale da vedere l’ugola tremante in fondo alla gola.
Il fantasma si rese conto di essere la causa di tale spavento e si precipitò in soffitta.
Intanto la povera zia Corinne che aveva avuto la terribile visione stava gridando:
-Aiutoo aiutoo, c’è un mostro in casa, un extraterrestre, un essere orribile, una testa volante… -.
Tutti si svegliarono di soprassalto e accorsero. Solo Philippe rimase tranquillo nel suo letto.
La nonna, sorella della zia Corinne, cercava di calmarla:
– Mon cherì, non c’è niente di terribile nella nostra bella dimora, guardati attorno! Forse hai avuto un incubo. Su, vieni con me! –
Il padre di Philippe, con il fucile da caccia, girava guardingo per le stanze; la mamma entrò in camera del piccolo per vedere se fosse spaventato, mentre le sue sorelle strepitavano come oche:
-Maman maman stai qui con noi, che paura che paura… -.
Nel frattempo Andrè aveva raggiunto il suo nascondiglio nella soffitta e sperava che i suoi amici fantasmi rientrassero quando tutto fosse ritornato tranquillo.
Nel suo armadio, stanco e pensieroso, il fantasma rifletteva:
-Non so se sono contento di essere diventato così terrificante! Non è un divertimento spaventare le persone se poi stanno così male! E’ molto meglio farle ridere! E chi se ne importa se continuerò ad essere un fantasma divertente! –
Così, la notte seguente, Andrè attese con ansia che scoccasse la mezzanotte per recarsi da Philippe.
Tese i nuovi orecchi per accertarsi che Renè non fosse nei paraggi: tutto bene, non si udiva alcun rumore di medaglie!
Uscì dall’armadio, attraversò la buia soffitta facendo squittire di paura una famigliola di topolini e scese le scale.
Era quasi giunto alla fine, quando la porta in fondo cigolò e Andrè, improvvisamente, si trovò davanti i due gemelli.
Pierre e Jean lo riconobbero subito e scoppiarono in una delle loro odiose fantasmatiche risate.
Poi presero a burlarsi di lui:
-Guarda un po’ il nostro nobile Andrè che acconciatura s’è fatta! Pensi sia l’ultimo giorno di carnevale? –
-E chissà da che dentista sei andato per avere un sorriso così metallico! Aha aha aha… –
-Dove ti credi di essere, ad un ballo in maschera nella reggia di Versailles? – sghignazzò Pierre.
-Scusate, – rispose educatamente Andrè – ma non sono cose che vi riguardano, almeno per il momento. –
Con Pierre e Jean era meglio essere diplomatici, altrimenti non gli avrebbero dato pace. Sperando di non fare altri incontri imbarazzanti, Andrè volò fino alla cameretta del bimbo.
Lo svegliò dolcemente e gli disse:
-Prima ti confido perché sono un fantasma senza testa e poi mi toglierai questa che mi hai generosamente montato. Mi sono reso conto di fare troppa paura e la tua cara zietta per poco non ci rimaneva secca ieri notte! Vorrà dire che continuerò ad essere un fantasma anomalo, senza testa. –
-D’accordo, – rispose il bambino – però la terrò sempre a tua disposizione nel caso tu la
voglia indossare per spaventare qualcuno! E adesso sono tutt’orecchi! –
Andrè si accomodò sullo sgabello e raccontò a Philippe di come lui, nobile alla corte del re, durante la Rivoluzione francese fosse stato decapitato:
-Tutto cominciò nel lontano 1789, quando la popolazione insorse contro il re Luigi XVI e il suo potere assoluto. Le cose andarono di male in peggio per lui e la famiglia reale, ma anche per tanti che vivevano a corte.
Quattro anni più tardi il re fu ghigliottinato assieme a molti nobili, fra quelli c’ero anch’ io. Quando sarai più grande studierai questi fatti e capirai. –
-Che fine orribile! Mi dispiace tanto, tu non dovevi essere una cattiva persona! – esclamò Philippe dispiaciuto.
-Su, non essere triste! –
-E’ stato bello conoscerti, Andrè! Adesso farò il lavoretto. –
Infine, prima che Philippe gli togliesse il testone di pezza, i due si abbracciarono.
E per tutta la vita, il bimbo avrebbe portato dentro di sé quella sensazione stranissima che aveva provato abbracciando un corpo fatto di niente.

il fantasma che faceva ridereultima modifica: 2009-04-27T20:56:00+02:00da lauratani
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6 Commenti

  • questa sera non riesco a concentrarmi, leggerò questa storia domani…per adesso ti ringrazio per il tuo sostegno…ci manca molto Kyra, e non pensavo si potesse soffrire così…piano piano supereremo anche questa cosa…la vita è così.

    sono allibita per queste cose…possibile che la protezione animali non possa fare niente per cose di questo genere?
    povere farfalline: hanno gia una vita così breve….ci mancava quest’atrocità.

    viva gli animali, abbasso la caccia….sempre.
    ciao lauretta.

  • Mihhhhhhhhhhhh!!! come è lungo, ora non riesco proprio a leggerlo ripasso poi con calma, ma nel frattempo ti lascio il mio bel saluto cercando di bagnarmi il meno possibile visto che qui anche oggi piove… ma và?

  • Buona giornata laura: qui piove tantissimo e fa freddo. Ti aspetto per un caffè e pasticcini.
    bacio.
    don luciano

  • Partecipa anche tu al I° concorso “vinci una t-shirt èllordifinilla”…….e fai partecipare tutti gli amici che vuoi!!! Regolamento sul blog………….ciao

  • Un pò lunghetto ma veramente carino questo racconto…. la spontaneità la semplicità e la generosità dei bimbi va oltre ogni cosa.

    Un saluto Laura e buona serata.

  • Dove si trova questo posto di preciso? Ho sempre amato il mistero in generale e quella potrebbe essere la mia casa ideale, visto che la mia è in vendita.