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Ott 7, 2009 - cura    16 Comments

Emicrania: combatterla col cacao?

 
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 Una tazza di cioccolata, fatta con la polvere di cacao, per cancellare il mal di testa. Il cacao potrebbe essere infatti la nuova arma contro l’emicrania grave, grazie agli effetti antinfiammatori utili per la prevenzione e la cura. Ma attenzione, la ‘cura dolce’ funziona solo con il cacao puro, non con cioccolatini, tavolette e altri prodotti al cioccolato che, al contrario, possono aumentare il dolore. Chi soffre di emicrania, inoltre, deve anche evitare altri alimenti ‘nemici’ come formaggi, salumi, agrumi e alcol. Le indicazioni arrivano da uno studio condotto da ricercatori della Missouri State University (Usa), coordinati da Paul L. Durham.
I benefici del cacao puro (theobroma cacao), spiega Durham, sono legati alla sua capacita’ di ridurre la risposta infiammatoria. Una dieta arricchita di questo alimento, nei ratti, si e’ dimostrata in grado di ‘reprimere’ le proteine associate ai processi che innescano e fanno proseguire risposte infiammatorie come quelle all’origine dell’emicrania. Ma se il cacao contiene prodotti fitochimici che danno sollievo da dolore, la cioccolata consumata in barrette o altri prodotti puo’ dare l’effetto esattamente contrario, per la presenza di caffeina che riduce il flusso sanguigno. La maggioranza dei prodotti a base di cioccolata, inoltre, ha spesso una quantita’ ridotta di cacao che, in piu’, perde le sue qualita’ nei processi di trasformazione.
Per sperimentare l’effetto terapeutico, pero’, si possono utilizzare pero’ estratti concentrati di cacao, piu’ efficaci, o prodotti ad alto contenuto di cacao che non subiscono grandi trasformazioni industriali.
I ricercatori sottolineano la necessita’ di approfondire le ricerche anche per verificare i benefici nella riduzione dell’ipertensione, della depressione e per migliorare il metabolismo.
Nell’emicrania, spiegano infine, hanno un ruolo chiave anche altri importanti fattori. Primi tra tutti lo stress e i problemi ormonali.

Ott 5, 2009 - cura    6 Comments

EVITIAMO CHE I NOSTRI BIMBI DIVENTINO ANGELI

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Ogni anno in Italia ci sono 50 famiglie distrutte da una tragedia senza confini: 50 bambini perdono la vita per soffocamento da corpo estraneo  non solo per il “corpo estraneo” che hanno ingerito accidentalmente ( palline di gomme, prosciutto crudo, insalata,caramelle gommose,giochi etc etc …), ma soprattutto perche’ chi li assiste nei primi drammatici momenti di solito NON è “ formato “ a queste manovre e genera disastrose conseguenze.

Il NON SAPERE genera errori: prendere per i piedi un bambino che è ostruito, o peggio ancora mettere le dita in bocca, sono le prime due cose che vengono fatte dal soccorritore occasionale non preparato…e che di solito cagionano la morte del bambino.
Ma allora cosa fare ?
Questi siti ci daranno tante utili informazioni che potrebbero aiutarci a salvare una vita:

http://www.manovredisostruzionepediatriche.com/

http://www.happyfamilyonlus.it/

Lug 8, 2009 - blog life    4 Comments

COS’E’ IL 118

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Il numero telefonico 118 vi mette in contatto con la Centrale Operativa che ha le funzioni di coordinamento per l’emergenza sanitaria sul territorio.

Tutti possono rivolgersi alla Centrale per attivare il Sistema Emergenza Regionale.

Risponde al telefono un Infermiere Professionale particolarmente addestrato a valutare l’emergenza ed attivare la procedura di intervento più corretta.

Emergenza: coordina l’emergenza nel territorio
Guardia Medica (servizio di continuità assistenziale): trasmette le chiamate o fornisce il numero telefonico della Guardia nella vostra zona
Emergenza Veterinaria: fornisce il numero telefonico del veterinario di competenza
Emergenza ecologico-igienista: fornisce il numero telefonico delle strutture idonee ad intervenire
Coordina i trasporti non urgenti

Quando chiamate il 118 vi vengono fatte una serie di domande:

Cosa è successo
L’indirizzo preciso (dove accade il fatto)
Numero telefonico per eventuali altre informazioni
Nome sul campanello, se si tratta di abitazione
Quante persone sono coinvolte, se si tratta di incidente
Sesso del paziente (un sintomo può avere significato diverso a seconda del sesso)
Età del paziente (un sintomo può avere significato diverso a seconda dell’età)
Se il paziente è cosciente
Se il paziente sta respirando

Alle chiamate al 118 risponde sempre in Infermiere Professionale formato ed addestrato, in grado di aiutarvi a fornire le risposte più utili ad attivare il servizio più veloce e utile. Il modo in cui sono raccolte le informazioni fa parte di precisi protocolli, in grado di fornire i migliori risultati nei tempi più brevi.

E’ importante ricordarsi di:

mantenere la calma
lasciarsi guidare dall’Infermiere Professionale della Centrale
rispondere chiaramente alle domande
rimanere in linea fino a quando vi viene richiesto dalla Centrale
se l’operatore ve lo chiede, non usate il telefono, perchè potrebbe esservi la necessità di richiamarvi per ottenere altre informazioni utili al soccorso.
E’ essenziale non chiudere il telefono prima che ve lo dica la Centrale, perchè potrebbero mancare informazioni importanti, che potrebbero impedire di attivare il sistema di emergenza.

Mag 20, 2009 - messaggi    25 Comments

LA STORIA DI BEATRICE RACCONTATA DALLA SUA MAMMA MIKKA

 
 Mikka  è una amica conosciuta in questa fantastica blogosfera.
Ha una bimba deliziosa di nome Beatrice con un problema di salute che Mikka ci ha voluto descrivere per poter essere di aiuto e consiglio ad altre mamme  che, magari inconsapevolmente , si trovano ad affrontare lo stesso problema.
Il suo blog è questo, dove troverete consigli, ricette e tanto altro di molto interessante:
FORZA MIKKA, FORZA BEBA,  NON SIETE SOLE !!!
INTRODUZIONE DI MIKKA
Questo è uno spazio dedicato a mia figlia. Lei, che è la mia gioia e la mia ragione di vita. Lei che in tutti questi anni ha sofferto e sopportato tanto dolore. Qui di seguito c’è tutta la sua storia, dai suoi primi mesi di vita fino ad oggi che ha 10 anni. Quanto scrivo vorrei che fosse di aiuto a tutte quelle persone che, in qualche modo, stanno vivendo un momento simile magari con gli stessi problemi e le stesse difficoltà che ho dovuto affrontare io.
 
 
 
Mia figlia Beatrice fin dai primi mesi di vita, dopo che ho smesso di allattarla, ha avuto problemi digestivi.
Vomitava a getto dopo ogni poppata, non aumentava di peso ed era sempre irritata. Ho girato vari ospedali, ho cambiato i pediatri, mi sono rivolta a specialisti di gastroenterologia, ma in tanti anni non ho mai ricevuto un minimo di attenzione. Mi sentivo sempre rispondere che i suoi malori erano passeggeri e che col tempo sarebbero spariti.
Sono andata avanti così (cioè con la bambina che vomitava più volte alla settimana, con il fatto che spesso rifiutava di mangiare, e tanti altri disturbi ………………………..) fino all’età di 7 anni quando sono subentrati altri problemi.
Dolori addominali, mal di testa, insonnia ed irritabilità. Spesso rimaneva a casa da scuola perchè piegata in due dal mal di pancia. Io non sono stata di certo con le mani in mano a guardare mia figlia che stava sempre peggio, anzi, ho contattato specialisti spendendo fior di euro per cercare di capire da dove venissero tutti questi problemi.
Ma …………………nulla, di nulla.
Poi un giorno nella mia farmacia di fiducia, ho conosciuto una nuova dottoressa che mi ha messo la pulce nell’orecchio al riguardo della celiachia. Non sapevo molto di questo argomento e così mi sono piano piano documentata, togliendo anche gran parte degli alimenti glutinati dall’alimentazione di Beatrice. Ho subito notato un miglioramento e ne ho parlato con il medico il quale però, non mi ha creduto assolutamente e non si è nemmeno degnato di prescrivermi degli esami specifici.
Devo dire anche che a quel tempo, non conoscevo l ‘A.I.C. (Associazione Italiana Celiachia) e non sapevo che il glutine fosse contenuto in tantissimi alimenti oltre che al pane, pasta, pizze e focacce. E non mi rendevo conto quindi che la bambina in qualche modo (attraverso gelati, bibite, yogurt e altro) ingeriva ancora piccole quantità di glutine. Quindi, anche se inizialmente era migliorata un po’, alla fine avevo creduto che il medico avesse ragione perchè piano piano tutti i disturbi erano ricomparsi. Pensavo si trattasse di qualcosa d’altro ma non sapevo COSA !!!!
L’ho persino portata da uno psicologo perchè il pediatra riteneva che avesse dei problemi legati alla scuola, cioè che lo stress e l’impegno la portassero inconsciamente a rifiutare il cibo e a digerirlo male.
 
Insomma, tra problemi vari, alti e bassi, siamo arrivate fino alla primavera del 2007 quando Beba ha iniziato ad avere ulteriori problemi. Un giorno mi telefona la scuola dicendo che la maestra voleva parlare assolutamente con me perchè notava in Beatrice una disattenzione troppo marcata. L’andamento scolastico peggiorava giorno dopo giorno e, praticamente, non riusciva nemmeno a risolvere semplici addizioni o sottrazioni.  Ero disperata e non sapevo più cosa pensare, non capivo il perchè di tutto questo. Beba aveva sempre avuto un buon rendimento scolastico e, d’improvviso, tutto stava cambiando. 
Ormai avevo tentato ogni strada. Privatamente le avevo fatto fare i test allergologici compreso quello dell’intolleranza al lattosio, ma tutto era risultato negativo. 
Credevo veramente che potesse avere problemi psicologici legati allo studio. Ma cavoli era solo in terza elementare !!!! Come avrebbe allora reagito andando alle medie e poi alle superiori ????
 
La scorsa primavera poi c’è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Da gennaio, si sono aggiunti altri disturbi e cioè sono apparsi dei movimenti involontari agli arti superiori, dolori articolari, nistagmo oculare e svenimenti, soprattutto a scuola. E’ stato allora che mi sono incavolata ed ho preteso dal medico una carta di ricovero per accertamenti approfonditi. Se non l’avesse fatto, l’avrei denunciato per negligenza ed avevo anche dei testimoni che potevano deporre a suo sfavore.
 
Sono così riuscita a farla ricoverare presso un’ospedale pediatrico dove siamo state trattenute (la mamma accompagna sempre i figli minorenni) dai primi di maggio fino alla metà di giugno dell’anno scorso. Quasi un mese e mezzo.
Le hanno fatto di tutto. Sondino naso-gastrico, Elettroencefalogramma, TAC, Risonanza Magnetica, Ecografie, esami del sangue, delle feci e delle urine e, dopo un lungo calvario è saltato fuori che Beatrice era affetta da una forma di epilessia parziale, forte gastrite con eccesso di acidità di stomaco, anemia,  decalcificazione ossea e rallentata coagulazione del sangue.
Con questi esiti veniamo dimesse dopo un mese e mezzo con ben 3 cure farmacologiche: una neurologica, una gastrica ed una ossea. Ma i dolori, il vomito e il mal di testa e alle ossa non passano. Contatto nuovamente il medico dell’ospedale spiegando tutto e ponendogli il discorso della celiachia. Lui le fa le analisi del sangue che però risulteranno negative e così cade nuovamente tutto il discorso. 
Ma non mi fermo perchè leggendo e informandomi attraverso internet, libri e anche con l’AIC, vengo a scoprire che tutti i disturbi di Beatrice sono legati e causati da una celiachia trascurata e non curata. Non solo, scopro anche che spesso dagli esami del sangue non risulta nulla e che, l’unico modo per risalire a questa patologia, è un’endoscopia con biopsia intestinale.
Ne parlo al medico dell’ospedale che comunque non mi da retta ed insiste dicendo che i disturbi di Beba sono legati solo all’epilessia e che dovrà sopportarli tutta la vita. ASSURDO !!!!
Non potevo di certo andare avanti così. Lei peggiorava di giorno in giorno. Sveniva quotidianamente, non mangiava quasi più, non voleva alzarsi da letto e non ne aveva nemmeno le forze. I mal di testa aumentavano e si associavano spesso a delle vertigini e così, da sola, ho preso la decisione di iscrivermi all’AIC, di informarmi bene su tutti gli alimenti che non dovevo assolutamente dare a mia figlia ed ho così iniziato una dieta completamente priva di glutine.
Risultato ????
Dopo solo 1 settimana ho visto i miglioramenti. Ho tenuto un diario con scritto tutti i giorni i sintomi che Beba aveva prima e dopo aver iniziato la dieta e, alla fine dopo tanta insistenza, ho ottenuto la tanto attesa endoscopia con biopsia dell’intestino.
                                                                 Ma in ritardo!!!
L‘esito infatti sarà negativo e questo perchè la dieta senza glutine era stata iniziata già da più di un mese compromettendo il risultato dell’esame.
Nonostante questo ho proseguito per la mia strada e non ho più dato glutine a mia figlia.
Non avreste fatto la stessa cosa ???
 
Oggi Beba sta abbastanza bene. Non soffre più di dolori addominali, di nausee, vomito, o vertigini, ma le restano comunque strascichi dell’epilessia. E’ in cura farmacologica e devo sottoporla 4 volte all’anno a visite neurologiche. Spesso ha forti mal di testa e deve sempre essere seguita in tutto perchè le possono capitare svenimenti o blocchi agli arti. Non può correre a lungo, non può stancarsi troppo e fatica a mantenere la concentrazione. Insomma va seguita tanto.
 
Morale ?!?!?!
A causa della superficialità medica, oggi mia figlia ha una patologia neurologica ed è costretta a mangiare senza glutine ma senza essere considerata celiaca. Le viene riconosciuta solo l’intolleranza a questa sostanza e questo vuol dire non avere il rimborso mensile per la spesa da noi sostenuta per l’acquisto in farmacia dei prodotti per celiaci. Ha solo una carta dell’ospedale che le da il diritto ad una detrazione del 20% sulla dichiarazione dei redditi, ma se si tiene conto che questi prodotti hanno un costo altamente superiore rispetto a quelli normali, si può capire benissimo che quello che ci viene riconosciuto è veramente poco. E poi non ha nemmeno il diritto di effettuare i controlli annuali con i prelievi di sangue. Insomma nulla !!!! E questo non è giusto !!!!
Come noi ci sono altre persone di mia conoscenza che hanno affrontato lo stesso iter e gli stessi problemi. Ci vorrebbe meno superficialità e più coraggio da parte di tutti noi ad esporre le proprie storie lamentandosi ed accusando anche taluni incompetenti.
 
Ecco spiegata tutta la storia di Beatrice.

 
 

Ott 2, 2008 - cura    47 Comments

IPPOTERAPIA

 

1298855915.gifDdl Ippoterapia: benessere animale se dall’animale si vuol trarre benessere!

Intervento della Senatrice Donatella Poretti, parlamentare Radicale-Partito Democratico

 

Oggi, in sede referente in Commissione Igiene e Sanità al Senato, si è affrontato l’esame del disegno di legge del Sen. Antonio Tomassini (PdL) recante norme sulla riabilitazione attraverso l’utilizzo del cavallo. Di seguito il mio intervento: 

I testi depositati sono molto simili, se non identici e intervengono per sostenere e avvalorare l’ippoterapia. La si ritiene utile per l’uomo -in senso lato, donna o bambino che sia-, perché fornisce benessere a chi ne fruisce. Non trattandosi tuttavia di una pasticca, di una puntura o comunque di una terapia realizzata da una macchina, credo che sia utile pensare anche al benessere di chi benessere deve trasmettere, cioè al cavallo.
Il punto debole di entrambi i disegni di legge mi pare stia proprio nell’essere incentrati esclusivamente sugli effetti benefici, terapeutici, esercitati sull’uomo senza porsi mai minimamente la questione, altrettanto importante, delle condizioni di vita e di salute del cavallo. E, consentitemelo, non è poco.
Guardandoli da una angolazione anche animalista, credo sia utile inserire dei vincoli per i centri perché questi rispettino precise garanzie relativamente alle condizioni dell’equino e alla sua destinazione finale. In sostanza,
1) il cavallo non deve essere sottoposto a sforzi né risentire di situazioni stressanti,
2) deve poter usufruire di condizioni igieniche ottimali,
3) deve assolutamente essere sottratto, in caso di improvvisa menomazione, alla macellazione, anche attraverso la possibilità di adozione da parte di associazioni e privati ed escludendo comunque ed esplicitamente la macellazione.
4) deve essere considerato in modo paritario con il paziente.

L’animale, purtroppo, appare in maniera marginale e quasi come atto dovuto Ove citato sembra quasi per atto dovuto, ossia per pararsi dalle critiche. Il provvedimento non riguarda (art. 1 – Princìpi e finalità) in alcuna maniera l’animale come tale, ma questo, forse, potrebbe essere giustificabile. Intanto pero’ si potrebbe sostituire all’articolo 1 comma 2 «l’uso del cavallo» con «il coinvolgimento del cavallo«
Ma problema è quello che viene dopo. Sebbene la presenza di un Veterinario sia prevista addirittura fin dalla parte relativa all’obiettivo terapeutico (comma 2 dell’art. 2) relativamente alla «scelta del cavallo e del suo stato di benessere fisico e psichico», non può sottolinearsi come tali generiche considerazioni siano più lo meno le stesse che «difendono» manifestazioni come il Palio di Siena il quale, notoriamente, non è esattamente una manifestazione tranquilla sotto il profilo del benessere animale.

Nessuna parola è spesa sul cavallo neanche all’art. 3 (Centri di terapia per mezzo del cavallo) il quale demanda tutto ad un successivo regolamento relativo ai requisiti dettati dal Ministero per i centri autorizzati all’attività. Magari un cenno sul fatto che il Ministero deve tutelare, anche, il cavallo, poteva essere fatto. Invece già nelle linee generali, non si prefigura alcun obbligo. Peraltro, i centri autorizzati potrebbero essere chiusi, così come previsto dal comma 3 dell’art. 4 (Comitato tecnico-scientifico), solo «in caso di incongruenze inconciliabili con la deontologia professionale e l’etica di tale servizio, oppure in caso di incompetenze di carattere gestionale o amministrativo» (comma 3 art. 4). Nello stesso articolo 4 non compare, mai, neanche la sola figura del Veterinario, che dovrebbe essere previsto così come anche un rappresentante di una associazione per la protezione degli animali.

Si dovrebbe prevedere un articolo aggiuntivo che valuti il cavallo e attesti lo stato sanitario, le capacità fisiche e psichiche, fra le quali in particolare la socievolezza e la docilità, nonché l’attitudine a partecipare a programmi di AAA (Attività Assistite dagli Animali) e di TAA (Terapia Assistite con gli Animali). In nessun caso le loro prestazioni devono comportare per l’animale fatiche o stress psichici o fisici, né consistere in attività che comportino dolore, angoscia, danni psico-fisici temporanei o permanenti, ovvero sfruttamento.
Così come si dovrebbe prevedere per gli animali dei controlli periodici relativi al permanere delle condizioni di salute e in generale di benessere richieste ai fini del loro impiego da parte del medico veterinario. Gli animali che manifestano sintomi o segni di malessere psico-fisico devono essere esclusi dai programmi di AAA e TAA.

Io sono certa che questi appunti, propositivi, verranno accolti dal relatore così come dai firmatari dei testi, conoscendo l’amore e la passione per gli animali e per i cavalli in particolare di alcuni dei componenti della commissione a partire dal presidente, che proprio oggi ci ha omaggiato di magliette e borse proprio con un cavallo!