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Gen 29, 2009 - animali    10 Comments

DIRETTAMENTE DA FOCUS 3 storie di cavalli

Un cavallo per amico, un amico per motore

Vi ricordate la mitica i Citroën 2 Cavalli? Ebbene, dalla primavera di quest’anno è disponibile sul mercato la… 1 cavallo, la vettura ibrida più ecologica del mondo. Niente cilindri, nè bielle, nè pistoni: il cuore di questa rivoluzionario mezzo di trasporto batte infatti circa 56 volte al minuto e non romba ma nitrisce. L’idea è venuta a Abdolhadi Mirhejaz, creativo appassionato di cavalli di Teheran, specialista nella costruzione di macchine agricole. Il funzionamento del singolare veicolo è semplice: il cavallo trotta o cammina su un tapis roulant e un sistema di cinghie trasmette il movimento alle ruote. Il conducente siede comodamente nella parte anteriore della Naturmobil, guida e si fa portare a spasso.

 

Faticoso e crudele? Per niente: il prototipo è infatti dotato di un accorgimento semplice ma geniale: il tapis roulant è collegato a una batteria che viene caricata dal movimento del motore a zoccoli e lo sostituisce quando è stanco. Un efficace sistema di sensori rileva continuamente la temperatura della “sala macchine” e quando è troppo alta, quando cioè il cavallo è affaticato, fa intervenire il motore elettrico. La Naturmobil è insomma un ibrido cavallo-elettrico assolutamente ecologico e rispettoso dell’equino.


La macchina pesa circa 300 kg, più o meno come una comune carrozza: quando è spinta dalla batteria può raggiungere una velocità di 80 km/h, mentre la propulsione equina non le permette di superare i 20 km/h. Allo studio ci sono già alcune versioni “pullman” dedicate ai turisti e spinte da “motori” a 2 o 4 cavalli.

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Cholla, il cavallo artista

I critici di tutto il mondo sono concordi: le opere di Cholla hanno al loro interno il fuoco di Pollock e il misticismo di Milton Resnik. Cholla Chambers da Reno, Nevada, è recentemente balzato agli onori delle cronache per aver ottenuto la menzione d’onore al concorso di pittura tutto italiano Arte Laguna, la cui giuria era presieduta daViviana Siviero, con la seguente motivazione: per la natura provocatoria del gesto, non necessariamente polemica, che può essere considerato un’evoluzione interessante ed ironica del mito dell’arte astratta ed informale nei suoi fondamenti teorici e nelle sue derivazioni formali, possibile in questi termini grazie all’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica. Mica male per uno che dipinge tenendo il pennello tra i denti e che ha scoperto la sua vena artistica solo 4 anni fa: Cholla è un vero artista di grido, anzi… di nitrito. Eh sì, perchè Cholla Chambers è un cavallone baio di 23 anni, mezzo mustang e mezzo quarter di proprietà della famiglia Chambers. I suoi quadri, considerati da molti critici espressione dell’action painting più spinto, sono già stati esposti nelle principali città americane dal 24 aprile al 24 maggio 2009 saranno in mostra presso la galleria d’arte Giudecca 795 di Venezia.

I quadri di Cholla sono in vendita: chi volesse aggiudicarsene uno deve prepararsi a sborsare una cifra compresa tra i 600 e 2000 euro. E non è tanto il fatto che un cavallo dipinga a stupire, quanto il suo riconoscimento formale come artista. “Viviamo in un mondo dove limiti e confini si spostano di continuo”, afferma Kurt Kohl curatore di The Art Cafè, una delle mostre a cui a partecipato Cholla. “Le opere del cavallo sono al livello di quelle che potrebbe realizzare un bambino molto piccolo: non c’è una grande meditazione dietro al tratto, ma nessuno ha mai sollevato questo genere di obiezioni a proposito di Pollock o De Kooning o Rothk”. Gli fa eco Vittorio Sgarbi: “queste opere potrebbero essere legittimate come espressione di quella scuola che si chiama action painting. Gli artisti che seguono quello stile rinunciano volutamente a ogni mediazione della ragione e si affidano al puro istinto. Ed è ovvio che un’azione completamente istintiva e uguale negli uomini come negli animali.”
E voi? Che ne pensate?
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Il cavallo col buco

Questa storia ha dell’incredibile: è stata pubblicata sul numero 195 di Focus.

Questa fotografia, tratta dall’Archivio Gallino, è stata inviata alla redazione di Focus da un lettore Friulano. Siamo in piena Grande Guerra e il povero cavallo ritratto nell’immagine insieme a un gruppo di Alpini è stato ferito da un proiettile di grosso calibro durante la battaglia di Bevorchians (Udine). Il cavallo sembra tutto sommato godere di buona salute e in effetti, stando a quanto riportano le cronache, è vissuto senza troppi problemi fino al marzo del 1918. Abbiamo chiesto a Mauro Quercioli, il nostro veterinario esperto di cavalli, come ciò sia clinicamente possibile. “Dal punto di vista anatomico è possibile che il cavallo sia sopravvissuto, compatibilmente con le cure dell’epoca. Infatti la parte colpita non è attraversata da strutture vitali. Oggi sarebbe guarito completamente con residui di scarsa mobilità del collo dovuti alla reazione cicatriziale, allora probabilmente si formò una fistola.

Come tutte le cose incredibili… anche questa è vera.

Ott 12, 2008 - animali    13 Comments

MONTY ROBERTS,L’UOMO CHE SUSSURRA AI CAVALLI

 

Monty Roberts è famoso in tutto il mondo come “ L’uomo che ascolta i cavalli” – dal titolo della sua autobiografia, che è diventata un bestseller mondiale. Sin dall’infanzia si è occupato di cavalli, ha vinto otto volte il titolo di campione del mondo in rodeo, per cento volte ha arbitrato nelle mostre e nel 1988 il National Reined Cow Horse Associotion gli ha assegnato il titolo di Uomo dell’Anno. Roberts deve il successo della sua collaborazione con i cavalli soprattutto al metodo di addestramento privo di violenza – chiamato Join-Up® – che consiste nel comunicare con i cavalli utilizzando il loro stesso linguaggio non verbale ma fatto di gesti, chiamato EQUUS.
A partire dagli anni 90, Monty Roberts presenta il suo metodo durante le manifestazioni in tutto il mondo. Lo ha presentato anche a Sua Maestà la Regina Elisabetta II a Windsor, durante la Mostra Reale di Cavalli e anche negli Ippodromi Reali ad Ascot.

 

Dal 1989 visita regolarmente il Regno Unito su invito di Sua Maestà. È stato anche ospite in occasione della celebrazione del giubileo d’oro della regina. Il punto culminante di questa visita è stata la mostra spettacolare con la partecipazione di 1000 cavalli e 2000 ospiti.
Roberts ha finito gli studi universitari presso L’Hartnell College in California con ottimi voti, specializzandosi in scienze agrarie e zoologiche; poi ha studiato presso l’Università Statale di San Luis Obispo in California, dove ha conseguito con lode le specializzazioni in scienze zoologiche, scienze biologiche (fra cui anche psicologia) e commercio agrario.

 

Nell’ aprile del 2002 ha ricevuto il titolo di dottore Honoris Causa presso l’Università di Zurigo nel campo dell’etologia, dopo che due professori dell’Università avevano studiato approfonditamente per due anni il suo lavoro.
Tra l’altro, nel maggio del 2002 la CIA gli ha assegnato un certificato di riconoscimento per merito per il lavoro sulla macchina della verità. I corsi di Monty Roberts sono tenuti in grande considerazione non solo da parte delle grandi corporazioni ma anche da uffici pubblici, in primis la Casa Bianca. Le esperienze che Roberts ha acquistato osservando i cavalli e ottenendo la loro fiducia danno risultati anche nell’ambito dei rapporti interpersonali.
Nonostante la sua agenda sia piena, Roberts è anche l’autore di tre bestseller mondiali: “The Man Who Listens to Horses”, “Shy Boy: The Horse That Came In From the Wild”, e “Horse Sense for People”. Nel suo nuovissimo libro “From My Hands to Yours” Roberts condivide con i lettori tutta la sua singolare esperienza, cioè il suo patrimonio.

 

Nel ramo della propria attività d’affari, Monty Roberts tiene corsi di addestramento con la tecnica del Join-Up® per appassionati di cavalli e per le aziende della lista Fortune 500. Ha fondato anche l’istituzione non-profit – Monty Roberts International Learning Center – con l’intento di insegnare le sue teorie agli uomini di tutto il mondo. Grazie alle dimostrazioni in pubblico Roberts ha raccolto più di 1,6 milioni di dollari che ha poi destinato a innumerevoli istituzioni di beneficenza.

 

Nel 1988 l’”Organizzazione Americana per la Lotta Contro la Violenza sugli Animali” ha premiato Monty Roberts per “la sua complessa dedizione al lavoro per il bene degli animali”.
Oggi Roberts dirige una florida azienda. Nel corso dell’ultimo anno e mezzo più di 200 mila spettatori hanno assistito alle sue dimostrazioni in Australia, Canada, Dubai, Germania, Italia, Nuova Zelanda, Svizzera, Regno Unito e Stati Uniti.
Attualmente Monty Roberts abita con sua moglie Pat nel ranch “Flag is Up Farms” a Solvang in California, dove instancabilmente realizza la sua missione: lasciare un mondo migliore di quello che ha trovato – per i cavalli e per gli uomini.                                                  9416441.jpg

Set 30, 2008 - animali    34 Comments

HO CHIESTO AD UNA MIA AMICA PERCHE’,PUR AMANDO GLI ANIMALI,HA FATTO EQUITAZIONE.QUESTA LA SUA RISPOSTA

719022890.jpgHai proprio ragione laurina e ora ti rispondo subito.e’ vero ho fatto equitazione dai 7 anni ai 18 anni.E ovviamente cercavo di trattare i cavalli nel miglior modo possibile.E sai perche’ ho smesso di andare a cavallo?? infatti non salgo su un cavallo da quando avevo 20 anni e mai piu’ ci risaliro’!!!! questo posso giurartelo .Io quando andavo a cavallo,ho visto cose orrende,di come maltrattano un cavallo e ovviamente,anche solo montarlo il cavallo e’ una violenza per lui.Sai cosa dicevo sempre?? dicevo sempre .” io odio i maneggi,io vorrei un cavallo x volergli tanto bene x conoscerlo bene,un cavallo che fosse solo mio in modo che anche lui mi conosca e mi voglia bene e quindi anche montarlo sarebbe una cosa piu’ bella x me e per lui.”sai quanti cavalli ho visto in vita mia,cavalli che correvano nelle gare di corsa e quando non erano piu’ buoni,li spedivano ai maneggi,a farli faticare peggio dei muli e dopo il maneggio arrivava,inevitabile,il macello!!!!! HAI CAPITO???? alla fine ho detto BASTA!!!! NON MONTERO’ UN CAVALLO MAI PIU’ X IL RESTO DELLA MIA VITA!  ma voglio farti capire una cosa,dov’e la violenza nel montare un cavallo?? la violenza c’e e come,premetto che io non ho mai usato un frustino.la gente monta a cavallo,prendiamo un cavallo qualsiasi di qualsiasi maneggio.una persona deve saper andare a cavallo altrimenti gli fa’ solo male.Le tallonate,non parliamo di chi usa gli speroni ,(io non gli ho mai usati)e la sella che rovina e capita spesso dopo tante cavalcate,ti sto’ parlando di un cavallo in maneggio che viene cavalcato prima da una poi da un’altra persona e cosi’ x tutto il giorno.sai che la sella ha il sottopancia e ogni volta che il cavallo porta sulla schiena una persona,il sottopancia e la sella si muovono un po’,per quanto possano essere stretti…..e il cavallo si fiacca,cioe’ gli vengono delle sbucciature pazzesche,dove poi gli ricrescera’ solo pelo bianco,difatti se tu vedi un cavallo sauro,sauro significa del colore del rame e sopra al garrese o la di li’ vedi delle macchie di pelo bianco significa che il cavallo e’ stato rovinato dalla sella e quindi si e’ fiaccato.Poi c’e il morso,il morso e’ quel ferro che sta’ in bocca ai cavalli quando hanno le redini,c’e chi lo tira in un modo, chi in un’altro,chi forte, chi piu’ forte,e il cavallo non ci gode di certo!!!! non ti dico quanti cavalli in maneggio ho visto con la bocca strappata dal morso,col sangue!!!ma i padroni se ne fregano e nemmeno li curano.Quindi ti lascio solo immaginare quando al palio, finita la gara,tirano a piu’ non posso il cavallo che a quella velocita’ e’ costretto a fermarsi il piu’ veloce possibile tirato a piu’ non posso dalle redini e quindi il morso in bocca deve fargli un male terribile,sicuramente lo avrai visto in televisione,no?E poi i frustini,la gente e’ convinta che frustare un cavallo,lui non senta niente,NON E’ VERO,ASSOLUTAMENTE!!!! sentono e come,prova a prendere un frustino e a dartelo nelle cosce,e pensa che i cavalli vengono frustati  molto forte!!! quello che senti e’ molto meno di quello che puo’ sentire un cavallo.E poi i cavalli x le gare di corsa,x esempio,tanti muoino di infarto,ma questo nessuno lo dice!!!!! Il cavallo e’ uno fra gli animali piu’ maltrattati.i fantini pensano di amare il cavallo e forse x qualcuno e’ vero,ma non hanno ancora capito che il vero amore e’ tutt’altra cosa.x questo dico che se loro davvero amassero i loro cavalli,non li farebbero mai correre.E pure io si’,sono stata una grande ignorante ad andare a cavallo,ma ripeto, li ho sempre trattati con vero amore,ma per fortuna abbastanza presto,ho messo un minimo di buon senso e ho capito profondamente che andare a cavallo e’ una grande violenza  x lui!!!!! poi non ti sto’ a raccontare quando cercano di abituare un cavallo,di domarlo ad imparare a tenere la sella senza piu’ sgropponare,anche quello e’ un grandissimo lavoro x i cavalli e una grand746815955.jpge fatica : UNA GRANDE VIOLENZA!! Laura,hai mai visto in giro x le campagne,recinti con cavalli??? hai visto come sono tranquilli e paciosi???? I cavalli da soli non si lancierebbero mai a galoppi sfrenati come gli fanno fare ! gia’ te lo avevo detto ma te lo ridico,quando un cavallo corre cosi’ tipo al palio,tieni presente le curve che ci sono(il cavallo a quella velocita’ e’ ovvio che non puo’ fare quelle curve la senza pericolo,il pericolo c’e ed e’ molto alto e poi lo hai visto anche tu cosa succede. poi prendi la grandezza del cavallo e il suo peso con una persona sopra,oltretutto,e addizionalo x la gran velocita’…..ci pensi cosa succede se cade?? e ridico : hai visto anche questo,pensa solo una persona a piedi o che corre,che cade….si fa’ male ,voglio dire,un cavallo ha gli zoccoli,gli zoccoli sono duri,vuoi che un cavallo quando cade non si faccia male con gli zoccoli??? sono armi letali!!!!! e poi i cavalli hanno zampe molto fragili e non credere a quando ti dicono che un cavallo e’ fatto x correre,non e’ assolutamente vero!!!!! i purosangue poi,sono i piu’ fragili,non sembra ma il cavallo e’ un’animale molto delicato,Hai capito? spero di essere stata chiara e spero che tu abbia capito come la penso e che mi sono pentita di andare a cavallo ma non lo faro’ mai piu’,ma almeno adesso so tante cose che la gente non sa’,xke’ nessuno le dice.purtroppo!!Mi dici se e’ il caso che io questa lettera la posti sul blog?? cosi tante persone potranno leggere la realta’ dei fatti,quello che non sa’,ma che e’ facile capire,se si ha un minimo di buon senso.Ti voglio un casino di bene tua…                                    

Il cavallo che volle vincere sul cervo
Non sempre i cavalli portaron la briglia,
ma quando pascevasi l’umana famiglia
di ghiande, i cavalli si videro e gli asini
andar per le selve,
com’oggi le belve.

A quei tempi erano ignoti
tanti basti e tante selle,
e predelle e ferri e maglie
da battaglie.
E non c’era l’abbondanza
delle splendide carrozze
su cui vanno oggi le belle
alla danza,
alle feste, ed alle nozze.

Il Cavallo col Cervo ebbe contesa,
e non potendo vincerlo nel corso,
all’Uomo fa ricorso,
perché l’aiuti a vendicar l’offesa.

L’Uomo gli salta in groppa, e dato un freno
da rodere al protervo,
sì lo spronò, che finalmente il Cervo
nel corso venne meno.

Rivolto all’alleato:
– Grazie, – dice il Caval non troppo saggio, –
permetti ch’io ritorni ancora al prato,
albergo mio selvaggio -.

– Scusami, amico! – a lui l’ altro rispose, –
ho fatta una scoperta,
che servir mi potresti in varie cose:
talché non ti conviene l’aria aperta.

Resta con me: la passerai non male
sprofondato in un morbido giaciglio -.
Comprese allora il povero animale
quanto pazzo era stato il suo consiglio.

Che giova il ventre pieno
senza la santa libertà? Già pronta
era la stalla e preparato il fieno,
e ancora adesso il suo peccato sconta.

Saggio chi sa dimenticar l’offesa.
È la vendetta un tristo godimento,
se tu la compri d’un piacere a spesa,
che degli altri piaceri è il condimento.

Set 28, 2008 - animali    23 Comments

INFORMAZIONI INTERESSANTI

                                                                            Chi mi scrive è LAURA ( http://giugno.myblog.it/ )che mi ha fornito questa interessante spiegazione:                  Allora, parliamo brevemente del palio, così chiariamo le idee a tutti quelli che le hanno un po’ confuse…
Sai che io non faccio parte degli integralisti. Sai che io vado a cavallo e faccio inorridire i miei con-soci della LAV quando racconto che competo a livello agonistico nel salto ostacoli da 20 anni. Ciononostante, penso che qualcosa di sbagliato nell’utilizzo dei nostri amati quadrupedi nelle corse “di tradizione” ci sia.

Dopo aver chiaccherato a lungo con il veterinario che segue il palio più celebre della mia regione, ho scoperto alcuni aspetti interessanti che rendono evidente come ci sia ancora tanta strada da fare per garantire la sicurezza necessaria per la salute animale.
Per cominciare, la stesura delle regole per ciascun palio o giostra sono totalmente a carico del comitato organizzatore. Il comitato organizzatore è generalmente eletto dal comune in cui si terrà l’evento (posto che sia abile e fondato nella scelta dei membri…): a questo punto la commissione è plenipotenziaria. Cioè il comitato è in grado di decidere il campo ed il terreno su cui si correrà la gara, il tipo di cavalli, la scelta degli stessi, ed anche, attenzione, le misure sanitarie ed antidoping a cui si dovranno attenere i concorrenti. A totale discrezione del comitato organizzatore.
I più virtuosi prevedono un prelievo di sangue prima della gara. Benissimo, penso. In questi casi quindi si processanno tutti i campioni e se il cavallo risulta sotto terapia antiinfiammatoria o eccitante viene squalificato e verranno comminate multe agli allenatori, proprietari, fantini ecc ecc, come in tutti gli sport equestri.Giusto? Sbagliato.
I prelievi non vengono esaminati. Alla luce delle mie conoscenze, felice se qualcuno mi vorrà smentire, nessun comitato ha mai reso obbligatorio l’esame completo del sangue dei cavalli partecipanti. Troppo costoso. Aldilà della questione morale e sportiva, ciò vuol dire banalmente, per esempio, che un cavallo può essere zoppo e non avvertire dolore grazie alle terapie, correre senza coscienza dei propri limiti ed infortunarsi gravemente.
I prelievi, pertanto, vengono generalmente usati solo ed esclusivamente nel caso in cui un cavallo si infortuni e si ipotizzi un reato di maltrattamento: in quel frangente il doping è aggravante.
Stesso discorso per i terreni e le condizioni di sicurezza delle “piste” o dei campi: è tutto a discrezione dell’onnipotente comitato. Che, in genere, preferisce di gran lunga rispettare le tradizioni che le norme di sicurezza e gli avvertimenti che i veterinari, presenti di solito al suo interno, sottopongono all’attenzione della maggioranza. L’amico mi raccontava l’episodio di una famosa giostra in centro Italia in cui i cavalli devono girare stretto ed in buon galoppo su un campo verde: faceva parte del comitato e aveva sollevato il problema del fondo, inadatto a suo parere a quel genere di attività. Nessuno aveva accolto la sua protesta ed egli si era dimesso dall’incarico. Quell’anno più di un cavallo mise fine alla sua carriera (e probabilmente alla sua vita) in quel divertente gioco tradizionale.
Fortunatamente, in compenso, si sta rendendo obbligatoria la scelta, per le competizioni di questo genere, di cavalli non più purosangue, ma di soggetti più resistenti, dalla morfologia più adatta al galoppo su terreni poco preparati.

Perchè queste competizioni non rientrano sotto la supervisione dell’UNIRE, o dell’ANAC, in modo che si possano avere gli stessi controlli che si hanno sulle corse del trotto o del galoppo (non che da quelle parti sia tutto rose e fiori, ma insomma, sempre meglio che niente, no?)? Perchè, se proprio non si può rinunciare alle corse “di tradizione”, non si possono stabilire regole nazionali a cui ogni comitato organizzatore possa fare riferimento? La risposta che mi è stata data, di nuovo, è che sarebbe troppo costoso. Che uniformare i principi vorrebbe dire impedire l’adeguamento delle regole alle diverse realtà locali. Quindi la morte dei pali, e delle giostre, e delle quintane, ecc ecc.

E allora sorge spontanea una domanda: se questo genere di gara non è compatibile con i regolamenti che da anni vigono nel mondo dei cavalli sportivi (nati con lo scopo di salvaguardare la salute degli animali in primis, ma anche la salute dello sport equestre), perchè se ne consente la vita e la proliferazione?
Perchè si devono usare due pesi e due misure?
Non metto in dubbio che per molti il palio sia passione e amore per i cavalli (ricordo un commento accorato da parte di un senese). Chiedo solo di riflettere su quanto poco regolamentato sia il mondo che orbita attorno a questi eventi e quanto la sicurezza e la salute degli animali sia subordinata al folclore ed alla tradizione.

Troppo, a mio parere.

2021484841.jpg    Precisazioni dal punto di vista del Sig.Shannara,difensore del palio,che mi ha lasciato questo commento  

Segnalo solo un paio di cose sul Palio di Siena letto attraverso le fredde regole appena elencate e togliendo l’aspetto emotivo, magico e tutto il resto. I cavalli (tutti mezzosangue, robusti e compatti) vengono previsitati per tre o quattro giorni prima di essere assegnati e basta un nodello infiammato o una leggera abrasione sopra a uno zoccolo per essere esclusi prima ancora di arrivare in Piazza. Poi i giornali tirano fuori titoli altisonanti e gridano allo scandalo perché magari il soggetto in questione è uno dei favoriti, ma i veterinari non guardano in faccia nessuno. Poi, il giorno prima dell’assegnazione, chi ha superato i controlli in maniera totale viene fatto provare in Piazza del Campo e al primo accenno di scarsa adattabilità viene escluso. Infine ai cavalli scelti per correre il Palio vengono fatti prelievi di sangue che vengono mandati a San Rossore, uno dei centri più rinomati d’Italia che dubito metta in piedi un carrozzone che ha comunque dei costi per poi sputtanarsi se succede qualcosa. Il tufo, overo il fondo di cui è ricoperta la pista (Erba? Inorridisco anche io….) viene tenuto sotto controllo anche più volte al giorno da un pool di esperti, tra cui geologi, che ne misurano compattezza, elasticità, umidità e via dicendo, e interviene ogni volta che qualcosa non è a norma. Fine, non dico altro sennò scivolerei in giudizi che ho sempre evitato accuratamente.

Ago 28, 2008 - animali    41 Comments

MA CHE BEL DIVERTIMENTO…! DA MORIRE DAL RIDERE !!!

    

Suicide hill, cavalli al galoppo verso la morte con SUICIDERACE -clicca qui:    http://hk.youtube.com/watch?v=_4pig67unHo&feature=related

Ogni anno a Suicide Hill ad est della città di Washington l’ Omak Stampede definito anche “rodeo locale” o “la corsa a cavallo più mortale del mondo” è una gara legata alle tradizioni locali fin dal 1980.

La gara dura quattro giorni e quattro notti, la parte della gara più pericolsa è dove i cavalli sono lanciati ad un folle galoppo giù per una collina fortemente in discesa che termina bruscamente in un fiume in cui gli animali devono nuotare furiosamente, dopo il brusco impatto con l’acqua, per far fronte alla corrente che talvolta li porta via, causandone il decesso per affogamento, gli animali devono in seguito affrontare una faticosa e irta salita.

Con regolarità nella gara rimangono uccisi dei cavalli, almeno uno o due ogni anno, alcuni animali muoiono per attacchi cardiaci in seguito allo sforzo fisico, hanno ossa spezzate o tagliate in seguito agli scontri con gli altri cavalli od alle rovinose cadute che spesso avvengono, inevitabilmente.

La corsa della morte

Si chiama “Suicide Race”, la corsa del suicidio, e già il nome dice tutto. E’ considerata la corsa a cavallo più dura e pericolosa del mondo e si tiene ogni anno nella seconda settimana di Agosto a Omak, nello stato di Washington, in occasione del tradizionale rodeo.
Dozzine di cavalli e cavalieri si sfidano in una galoppata ventre a terra lungo il pendio della Suicide Hill: 69 metri di discesa con un una pendenza di oltre 62° che termina nelle acque tumultuose dell’ Okanogan River, contro cui i cavalli devono lottare strenuamente se vogliono uscirne vivi. Al vincitore vanno una sella, una briglia e 650 dollari.
Questa corsa rievoca le gare a cavallo degli Indiani d’America e viene disputata con regolarità dal 1935.

Tra il 1983 e il 2007 ventuno cavalli hanno trovato la morte in occasione di questa folle gara: zampe rotte per scontri o cadute, infarti e annegamenti sono le cause di decesso più frequenti. Molte associazione animaliste americane si battono da anni per chiederne la sospensione, ma fino ad oggi non hanno ottenuto alcun risultato: la Suicide Race attira infatti ogni anno a Omak oltre 81.000 persone che generano un indotto di milioni di dollari, indispensabili alla sopravvivenza dell’economia locale.
Ma quanto valgono la vita e le sofferenze dei cavalli coinvolti in questo ennesimo business della morte?


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